«limone?»
«si prima di lavarla col sapone, limone e detersivo sopra, strofina un po' e lo lascia lì»È da circa cinque minuti che spiego a Virginia il procedimento per levare la macchia di vino, in questo arco di tempo ho anche scoperto che il signore insieme a loro è il padre di Simone, che questa mattina era arrivato presto al bar insieme a Virginia.
La donna sorseggia ancora un po' del suo cappuccino e poi dice qualcosa a cui risponde Chicca e che io non recepisco nitidamente perché ti vedo spuntare da dietro l'angolo con una camicia sbottonata e gli occhiali da sole fissi sul naso. Hai la pelle leggermente arrossata, forse a causa del mare di ieri, i capelli un po' arruffati e cammino a passo costante verso di me.
Posso sentirlo il rumore di quei passi, mi basta ripensare a ieri sera, la cadenza è invariata ed esattamente come ieri quei passi si fermano davanti a me.
«un caffè» chiedi, alzo un sopracciglio lasciando scorrere lo sguardo dal tuo petto al tuo viso.
«per...?»
«me» rispondi con un sorriso beffardo, consapevole del fatto che quella non fosse la risposta che cercavo.Sorrido anch'io perché se vuoi giocare non sarò sicuramente io a tirarmi indietro, batto leggermente il palmo sul bancone e mantenendo lo sguardo sul tuo viso mi allontano quel tanto che basta per arrivare alla macchina del caffè. Non riesco a vedere i tuoi occhi a causa degli occhiali da sole, ma in quel momento non è un limite perché quel sorrisino costante che hai sul volto parla per te e mi dice che stai seriamente mettendo alla prova la mia pazienza.
Carico poco caffè nel filtro e quando finalmente ti posiziono la tazzina davanti ne osservi il contenuto ed alzi la testa verso di me con un sopracciglio alzato, ti sorrido anch'io stavolta e poggiando l'avambraccio al bancone mi sporgo leggermente, quel tanto che basta per sentire il tuo profumo, lo stesso che c'era sulla camicia che ho lavato.
«forse è venuto un po' annacquato ma sai com'è» faccio schioccare la lingua sul palato per mantenere la tua attenzione su di me, inconsapevole del fatto che tu non abbia intenzione di spostare lo sguardo da nessun'altra parte ora. «anche i caffè sono tutti diversi tra loro»
Hai un'espressione divertita sul volto e per me è quasi una vittoria il fatto che, questa volta, un sorriso sia rivolto a me. Prendi un sorso dalla tazzina sotto il mio sguardo attento, la posi nuovamente sul piattino e ti alzi gli occhiali da sole incrociando gli occhi con i miei, sono più luminosi del solito, più vivi, e la consapevolezza di ieri sera mi torna in mente facendomi rendere conto del fatto che in questo momento anche i miei lo sono, con ogni probabilità.
Passi rapidamente la lingua tra le labbra ed è un movimento che devo seguire rompendo il contatto visivo, torni a sorridere in modo più leggero e ti allontani dal bancone spingendomi a fare lo stesso perché non ho più alcun motivo di rimanere sporto in quel modo.
«fa veramente schifo ma te lo pago comunque, prova a chiedere al prossimo cliente se farebbe lo stesso»
Mi allunghi la carta per i pagamenti all'interno del villaggio ed io alterno lo sguardo tra questa e il tuo volto, ho capito cosa stai cercando di fare e non so se sto per dartela vinta o per fronteggiarti, ma comunque scuoto la testa facendo ricadere il tuo braccio lungo i fianchi.
«offro io, non lo faccio con tutti» E il sorriso che mi riservi è un sorriso soddisfatto che mi fa alzare gli occhi al cielo. «mo se gentilmente te puoi levá che ce stanno altre persone» dico.
Mentre pronuncio la frase il sorriso non lascia il mio volto né tantomeno il tuo mentre alzi le mani in segno di resa e ti sposti di lato prendendo sottobraccio tua nonna, spettatrice passiva di quella scena che abbiamo messo su fino a questo momento. Mi guarda anche lei sorridendo in modo più composto rispetto a noi due e vi osservo allontanarvi dal bancone per andare in spiaggia, ti dice qualcosa che ti porta ad alzare gli occhi al cielo e penso che lei sia davvero diversa da tutte le persone lì dentro, molto più attenta al prossimo e a te.
