Capitolo 37 - Il set

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Jacotte completò il primo giro di telefonate. Margot era vicino alla doppia porta che separava le due donne dal nuovo palcoscenico privato di Pamela. Origliava e sorrideva. Jacotte le fece cenno di allontanarsi.

«Non farlo!» disse «È un momento delicato, qui si decide il futuro artistico di Pamela, un solo errore e la perdiamo!»

«Si mamma», rispose Margot. Erano anni che non la chiamava mamma.

Jacotte si alzò dal suo scrittoio, si versò un goccio di Sauternes e poi fece un impercettibile cenno a Margot per far sparire quell'ultima bottiglia. Sorseggiando il pregiato vino si diresse alle due porte. Bussò docilmente.

«Jacotte? Sei tu? Prego prego!» urlò Pamela dall'altra parte.

«Com'è andata, cara?» chiese Jacotte con voce sottile.

«Grazie Jacotte, è stato bello... bello... Grazie»,  forse Pamela arrossì dicendo quelle parole ma era distante e in penombra. Nessuno lo notò.

«Seguimi cara, avrai sete...», continuò Jacotte con un leggero inchino a indicar la tavola con le ultime creazioni di Balik Putu.

«Posso andare in bagno?» chiese Pamela.

Jacotte ne approfittò per un paio di telefonate, al termine aprì il cassetto sulla destra e prese alcuni fogli pregiati di carta intestata. Iniziò a scrivere.

«Margot! Mi devi fare un grosso favore, Quando termino questa lettera incolla qui in questo riquadro la foto che ti farò fare più tardi e senza farti vedere vai dalle tue parti e fai fare cinquanta copie, anzi cento. Poi conservale in borsa.»

«Si, Generale!» rispose Margot senza fare domande. Poi si allontanò per andare a prendere la Polaroid che aveva in camera.

Dopo circa dieci minuti riapparve Pamela. «Dovevo incipriarmi il naso...»

«Pamela, il nostro amico Alfred è un gran pasticciere! Devi assolutamente assaggiare la sua Tarte Tatain! Formidable!»

Mentre Margot preparava un coppetta di frutta e un piattino di dolci Jacotte si allungo per posare una mano su quella di Pamela.

«Cara, oggi voglio divertirmi con te. Ho bisogno del tuo aiuto, della tua complicità, del tuo supporto. Mi puoi aiutare?»

«Ma certo! Puoi contare su di me!»

«Grazie Pamela, sei un angelo!»

«Il mio primo desiderio è uscire questa sera. È tanto che desidero uscire, mi porti a teatro?»

«Ma...non ho la macchina...»

«Per quello non c'è problema. Ci faremo accompagnare da Ebo, il giardiniere...»

«Quel fig— bravo ragazzo che ho incrociato arrivando?»

«Si, quel bel fusto lì», Jacotte rise, Pamela arrossì.

«Posso avere un goccio di quel vinello tanto buono?» chiese Pamela.

«No, torneremo a bere subito dopo», Jacotte poteva dire qualsiasi cosa con quel sorriso e chiunque le avrebbe sempre detto di si. Figuriamoci Pamela che di Jacotte era la fan numero uno.

«Per quanto riguarda l'abito, non ti preoccupare, a breve arriverà la mia sarta e in men che non si dica confezionerà quello che ci serve.»

«Ma... davvero? Ma non devi...»

«Oggi giochiamo tutte e due... mi fa giocare con te? Mi fai scegliere il vestito?» chiese Jacotte con una cantilena supplicante che ricordava uno dei suoi famosi personaggi.

«Ma certo cara...», rispose Pamela.

«Vorrei solo capire il genere o lo stile che avete deciso...»

«Posso raccontarti io - disse Pamela - Nel borsone ho anche il copione...»

«Ottimo! Prendilo, portamelo! Lo leggo in un attimo e tu mi racconti!»

Pamela uscì sul giardino antistante per recuperare la borsa, in quel momento tornò Margot, con Polaroid in una mano mentre con l'altra manteneva raccolti al busto alcuni scialli e altre cose.

«Jacotte, vieni a giocare con noi?» disse attraversando la sala. Jacotte la seguì. «Facciamo una foto?» continuò Margot sorridendo a Pamela.

Jacotte, che aveva raggiunto le due ragazze, raccolse dal tavolino un foulard di Prada tra quelli che aveva portato Margot, poi con calma  prese un paio di occhiali dalle lenti molto grosse e le stanghette a fascia ampia con una grossa C su ambo i lati e li indossò. Poi avvolse il suo volto con il foulard con un gesto veloce ripetuto mille e mille altre volte e si mise in posa non distante dal balconcino. Pamela, incantata, osservava estasiata.

«Ancora una!» ripetè Margot mentre Jacotte posava come una vera star quale pur sempre rimaneva. Con le due mani sulla pesante macchina fotografica e le tre istantanee già scattate fra le labbra, Margot continuava a scattare.

«Che fai lì impalata?»  urlò con il solito sorriso Jacotte «scegli la tua mise e vieni sul set!»

Pamela si svegliò dall'incanto, posò il grosso ma non pesante copione sul tavolo e prese un foulard al volo, senza nemmeno frugare tra i tanti che Margot aveva abbondantemente portato. Tutti foulard e scialli lussuosi, lei scelse quello con i gatti. La scelta degli occhiali fu più difficile.

«Forza Pamela! C'è la luce perfetta!disse Jacotte.

Pamela finalmente scelse il suo paio di occhiali, poi la raggiunse vicino al balconcino, Jacotte le sistemò il foulard.

«Ho il trucco in disordine», disse Pamela sottovoce.

«Anche io.», disse Jacotte abbassandosi leggermente gli occhiali verso Pamela. Pamela fece lo stesso per ricambiare quel gesto complice della star. La vera indiscussa star. Margot colse l'attimo e realizzò la miglior foto che avrebbe mai fatto.

«Adesso un autoscatto!» urlò Margot infilandosi un paio di occhialoni anche lei, e nessun foulard. Si intromise in mezzo le due star e a fatica si rivolse la grossa Polaroid contro. Anche a quei tempi i selfie esistevano già.

«Siete fantastiche ragazze!» disse Jacotte abbracciando le due complici «ma adesso al lavoro!». Le tre si lasciarono andare ad un forte abbraccio comune prima di rientrare in casa. Il patto era suggellato.

Jacotte  torno al suo scrittoio in attesa del copione, si fece trovare pronta con occhiali e penna; non aspettava altro per terminare i sui appunti. La raggiunse Margot con una decina di istantanee. Inutile dire quale scelse. Stese col pennellino un po' di colla e attaccò la fotografia selezionata sul riquadro, leggermente inclinato, che aveva disegnato prima in alto a sinistra.

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