Capitolo 43 - La Carovana

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Aveva pianificato tutto e tutto stava andando secondo i suoi piani. Un'organizzazione impeccabile sotto ogni punto di vista. Le sarte avevano imbastito in meno di due ore un paio di abiti di scena per Pamela, Gegè l'aveva trasformata senza stravolgerla, donandole luce e freschezza. Pamela sembrava così naturale, così sé stessa come mai lo era stata. È la differenza tra un truccatore e un Make-up artist. Il lavoro più duro, però, l'aveva sostenuto Mario, il coiffeur. Per lui fu una vera impresa, più di una volta aveva minacciato Jacotte di abbandonare la nave e tutte le volte Jacotte aveva dovuto ricorrere alle sue moine più dolci e convincenti per far desistere Mario dalla fuga. Ma ne valse la pena. Pamela era davvero incantevole. Il taglio, il nuovo colore e l'abile mano di Mario avevano donato leggerezza e spregiudicatezza al suo volto. Un taglio corto, sfilato sulla nuca e sui lati leggermente scalato, con maggior volume alla sommità. Lei si era innamorata di sé stessa e della sua nuova immagine. Mario era riuscito a dare sostegno a quel taglio e Pamela scoprì come era bello essere una piuma, così continuava a scuotere la testa agitandola a destra e a sinistra come fosse una trottola. Troppo bello sentire i capelli vivi, sostenuti, che mantenevano la posizione qualsiasi cosa lei facesse. Divertentissimo! Mario stava impazzendo. Letteralmente. Margot, Jacotte e Marta si godevano lo spettacolo in un angolo.

«Pamela», disse sottovoce Jacotte che silenziosamente si era avvicinata alle sue spalle, «oggi è una giornata molto lunga e tu non devi avere pensieri. C'è qualcosa che possiamo fare? I tuoi mici Orange e Meatball hanno bisogno di qualcosa?»

Pamela non potette credere a quello che aveva ascoltato: la mitica Jacotte Mourou che si preoccupava dei suoi gattoni e che per di più scandiva i loro nomi! «Grazie, Jacotte! I miei ragazzi hanno tutto, sono a posto fino a domani!»

«Perfetto!» rispose Jacotte. Poi, dopo una breve pausa, riattacco.

«Pamela, visto che siamo in anticipo ti chiedo l'ultimo sforzo. Ora che hai il nuovo vestito di scena, prima di toglierlo, vai nel tuo appartamento e ripassa il tuo copione, ripeti quelle che sono le scene che meno preferisci. Voglio che le ripeti da sola, ad alta voce, come prima nella sala, ma ora con il tuo nuovo vestito e la tua nuova acconciatura, bellissima!, come se fossi sul palco. Voglio che tu sia molto concentrata!»

«Va bene...», rispose semplicemente Pamela, avvertendo un po' di tensione nelle parole di Jacotte.

Ora che Pamela era nel suo nuovo appartamento Jacotte potè finalmente chiamare tutti a raccolta. Fece accomodare la truppa nella sala del camino, chi sui divani, chi dietro in piedi. Tutti in silenzio, in attesa delle sue parole.

«Sono passati molti anni, ma io non l'ho mai dimenticato e sono certa che anche voi, tutti voi, ricordiate bene i giorni in cui aspiravate ad essere quello che oggi siete. Giorni molto lontani anni ma che in realtà sono solo ieri. E voi lo sapete. Vi ricordate di ieri? Sogni, illusioni, sacrifici e fallimenti. Oggi sapete che nulla di quello fatto ieri era inutile, erano solo mattoni, più o meno grandi, più o meno stabili, ma tutti utili per costruire quello che siete diventati oggi: i migliori.

Oggi vi ho voluto con me non solo perché siete i migliori ma anche e soprattutto perché voi, come me, sapete bene cosa vuole dire sacrificarsi per un sogno. Solo con il vostro sostegno, il vostro passato, e il vostro futuro, possiamo rendere questa serata eterna. Forse non per voi, ma una serata così sono certa che la ricorderete per molto anche voi. Lo sarà sicuramente per Pamela, che ha un talento naturale come pochi e che voi con la vostra arte state portando alla luce.

Oggi quello che farà Pamela sarà affar suo, il vostro compito invece è quello di accendere i riflettori su di lei; illuminarla e farla splendere come solo voi sapete e potete. Quello che poi succederà... lo scopriremo.

Ho avvertito la compagnia; vi aspettano tutti, ci prenderemo cura anche di loro. Voi siete magici e la vostra polverina magica riuscirà a trasformare un teatro di periferia in un evento che molti racconteranno e diranno: io c'ero. E sarà soprattutto merito vostro!

Ho anche allertato un paio di giornalisti un po' pettegolini, chiedendogli un po' di riserbo che so che non avranno. Loro aggiungeranno il resto.

Al termine, se le cose andranno come mi auguro che vadano, ci sarà un grande party qui in villa a cui potete invitare chi volete.

Infine, voglio dirvi che vi voglio bene. Solo voi potevate dirmi di si ed esser qui! Siete davvero speciali e di questo ve ne sarò sempre grata! Grazie!» Jacotte concluse il breve discorso senza alcun sorriso, con gli occhi lucidi. Era concentrata e tesa come non le accadeva da tempo. Fu spontaneo, ma non certo scontato, l'abbraccio che le dedicò Margot. Più scontato invece quello di Marta.

Jacotte si ricompose subito, due battiti di mano per ristabilire ordine tra gli applausi generali e il ritorno del suo proverbiale sorriso: «Ragazze!» disse «Avete mezzora di tempo per caricare tutto! Ci trasferiamo in teatro! Bonne Merde!»

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