11.

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Eccoci, eravamo lì, proprio dove Jugh aveva richiesto la nostra presenza, o per lo meno, quella della piccola di fianco a me, i miei occhi si persero nel percorrere quei fili rossi che tanto mi tempestavano i pensieri...a riportarmi alla realtà, ci pensò Jugh. Presi in braccio la bambolina dai capelli rossi e subito si strinse a me come un piccolo koala, alla sua canna di bamboo, -
Avevano sorpreso perfino me, non appena varcata la soglia, un giubbotto rosso pelle, con il nostro stemma sulla parte dorsale. Ero senza fiato. Concedevano questo che per noi era un onore a colei che in poco tempo, per me era diventata tutto. Nonostante la festicciola fosse magnifica, il tempo di cerimoniare cheryl e tornammo a casa per la stanchezza e per le troppe cose accadute durante la giornata, ci mettemmo finalmente accoccolate a letto e in meno di pochi secondi il sonno ci prese, rubandoci tempo che già avevamo perso assieme.

*skip time*

Mi svegliai con un peso sullo stomaco e stropicciando gli occhi, vidi quei capelli ramati ondeggiare, da sotto le ciglia lunghe. Mi ci volle poco per capire che, il peso avvertito poco prima non era nella mia testa, ed ora si stava dislocando nel basso ventre. Quegli occhi si incastonarono nei miei e oltre alle scosse che mi procurava il suo tocco gelido, ora c'erano anche quelle dall'anima, che mi facevano barcollare come se fosse presente in me, un terremoto. Prima che potesse fare qualsiasi altro gesto, le portai una mano sul viso e avvicinandola cautamente al mio orecchio le dissi che non era necessario, inutile dire che non mi diede ascolto e come la più feroce leonessa che ci fosse, si fece strada. I suoi occhi brillavano come un diamante sotto il sole, ed emanava una sicurezza sfacciata. Avevo un semplice intimo nero, mentre lei, indossava un completino bianco che metteva in risalto, oltre alla sua chioma, anche le forme perfette, che avrebbero tentato perfino il più puro degli angeli. Lei era caos, era un angelo che oltre a una parte di se, si era strappata le ali, per donarle a suo fratello, diventando così, il più bel peccato che io potessi commettere. Sentì la scia di baci caldi, percorrere lentamente il tracciato, dal collo fino al tessuto che mi copriva a stento. Prese ad accarezzarmi ogni millimetro esposto, per poi separarmi perfino da quest'ultimo, il tocco sembrava brina, a contatto con tutto ciò che poteva desiderare di più, fino a che non mi sentì invasa, colma, sempre più desiderosa di quel tocco, del suo tocco. Sentivo le scosse di adrenalina che mi percorrevano, unendosi dai fianchi, per poi intrecciarsi lungo la colonna vertebrale e facendomi tremare, perfino le dita, le guance mostravano un colore, accesso come quello che i miei occhi ammiravano fra le cosce, ed erano sempre più marcate. Presa dal suo gioco, non notò che io ero già pronta renderle il piacere, così, agganciai i suoi fianchi con una presa salda e la misi sotto di me così rapidamente che stentò ad accorgersene, per qualche secondo la sicurezza, le scemò dal viso, l'audacia e la strafottenza con cui dominava chiunque le stesse intorno, scivolarono via, come acqua sporca. Avremmo fatto l'amore per tutta la notte, per tutta la vita, senza mai essere sazie, l'una dell'altra.

Ed in fondo andava bene così, perchè eravamo questo noi, lei sapeva di letto sfatto, caos e ciliegia, io invece, ero fotografie sbiadite, pericolo. Non importava da quali mondi venivamo, ora stavamo imparando, a costruire il nostro.

Ti voglio dentro di me e dentro la mia vita. ChoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora