7 dicembre - la crisi del diavolo (FQ)

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"Vuoi sapere quando è iniziato tutto?""Sono sicuro che in molti vogliano saperlo, ma

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"Vuoi sapere quando è iniziato tutto?"
"Sono sicuro che in molti vogliano saperlo, ma... Mi sono sempre chiesto se è successo all'improvviso o c'erano dei segnali lungo la strada..."
"Non so dirti il momento esatto, ma posso dirti che è successo nel Natale del 2022..."

L'ultima, anzi l'ultimissima, cosa che Mia Morel si sarebbe aspettata la sera del 23 dicembre era una telefonata di Fabio Quartararo. "Avrà sbagliato numero" è la prima cosa che le viene in mente quando vede sullo schermo del cellulare la foto di loro due dodicenni e sorridenti a Cap d'Antibes. Scorre il pollice verso destra e si porta il telefono all'orecchio.
<<Pronto?>> risponde senza celare un po' di titubanza e sorpresa. <<Mia, mi dispiace disturbarti...>> la voce di Fabio le scalda il cuore immediatamente, forse perché è passato troppo tempo da quando l'ha sentita per l'ultima volta. <<Ti sembrerà strano ma...>>
Mia rimane in silenzio per una manciata di secondi, aspetta una spiegazione da Fabio che però non arriva. <<Cosa hai bisogno?>> lo incalza lei accavallando le gambe mentre si accascia sul vecchio divano in pelle che campeggia nel salotto di casa sua.
<<Abiti ancora...>> inizia Fabio, ma Mia lo interrompe subito. <<Sì, abito ancora in questo buco di città>> risponde seccata, pensando alla vista che avrebbe avuto dal suo appartamento a New York se solo avesse accettato l'aiuto di suo padre.
<<Ottimo>> è la risposta di Fabio e, anche se Mia non può vederlo, sa che sta sorridendo. <<Perché sono qui sotto>> aggiunge subito dopo, lasciando Mia completamente disorientata.
Nei pochi secondi che separano la fine della telefonata con l'entrata di Fabio Quartararo, Mia mette in dubbio la sua stabilità mentale. "Sto sognando, non sta succedendo davvero" continua a ripetersi per tranquillizzarsi. "Deve essere lo stress, Fabio non si presenterebbe mai qui, men che meno in questo periodo, ha altre cose da fare che passarmi a trovare alle due di notte."
Si rende conto che è tutto vero solo quando apre la porta e si trova Fabio davanti a lei, più alto rispetto a come se lo ricordava e decisamente più "uomo".
<<Hey>> la saluta lui con un sorriso timido sulle labbra che tradisce l'apparenza di felicità che vuole dare. <<Hey>> ripete lei lasciandolo entrare e chiudendo la porta con i necessari quattro giri di chiave che le permettono di andare a dormire tranquilla.
Mia non ha la forza di intavolare una discussione sulle motivazioni che hanno spinto Fabio a scappare in una piccola cittadina sperduta del nord Italia, ma può immaginarle. E, soprattutto, non può permettersi di sacrificare quel briciolo di energia rimasto per qualcosa che non sia il suo lavoro.
<<Sarò molto chiara e non lo ripeterò due volte>> inizia Mia sedendosi al suo posto sul divano, in fianco al computer che le illumina metà del volto con la sua luce accecante. Fabio si sistema sulla poltrona libera di fronte a lei e, a metà tra l'intimorito ed il sorpreso, concentra tutta la sua attenzione verso di lei.
<<Immagino perché tu stia scappando...>> inizia Mia ma, quando Fabio fa per interromperla, è lei che alza una mano per permetterle di finire. <<Sono affari tuoi>> sentenzia, prima di prendere un respiro profondo e legarsi i capelli in una coda disordinata alla base della nuca. <<Per quanto mi riguarda puoi parlarmene o anche no, se non vuoi. È una tua scelta. Ho problemi ben più gravi in questo momento e il caso vuole che tu sia qui>> continua, spostando lo sguardo da Fabio allo schermo del suo computer.
Fabio fa fatica a stare dietro ai suoi pensieri contorti, forse perché neppure Mia sa per certo cosa sta dicendo. Sono 36 ore che non dorme, sommersa dal lavoro, da scadenze impossibili da rispettare e da un capo che non accetta un no come risposta.
<<Non ti seguo>> commenta Fabio allargando le braccia.
<<Ti propongo un patto>> Mia prende il computer e lo passa a Fabio. <<Io ti permetto di stare qui senza farti domande e tu mi traduci gli ultimi tre capitoli di questo maledettissimo libro>> Mia scopre le carte e non interrompe il contatto visivo.
A Fabio scappa una risata davanti a quella bizzarra proposta, ma fa di tutto per trattenerla dentro di sé.
<<Sei tu la traduttrice qui, non io>> ribatte lui serrando il più possibile le labbra per non ridere.
<<Sono nella merda>> ammette Mia con una mano tra i capelli e lo sguardo stanco. <<Devo consegnarlo entro quattro ore o il mio capo mi licenzia>> sospira massaggiandosi le tempie e finendo l'ultimo sorso di caffè dalla sua tazza di Friends.
<<Ma è la Vigilia di Natale!>> esclama di colpo Fabio, ricevendo un'ammonizione silenziosa da Mia, preoccupata dagli eventuali richiami dei simpaticissimi inquilini del piano di sopra. <<Okay, okay>> gesticola Fabio prendendo il suo zaino alla ricerca di qualcosa. <<Non preoccuparti, ci metterò non più di un'ora>> inforca un paio di occhiali da vista e questa volta è il turno di Mia di trattenere una sonora risata.
Non aveva mai visto Fabio con gli occhiali dal vivo, solo in alcune foto o interviste che le erano capitate in televisione durante la stagione. Ha sempre pensato che fossero accessori e non un'effettiva necessità.
<<Un consiglio: non scrivere sul curriculum di avere il C1 di francese quando a malapena sai scrivere 'les jeux sont faits'>> Mia si alza dal divano con in mano la sua tazza vuota e si dirige verso la cucina.
<<Mia?>> la chiama Fabio senza alzare gli occhi dal computer, già impegnato a digitare parole su parole sulla tastiera. <<Sono un pilota di MotoGP, sono io il mio curriculum>> sorride malizioso alzando di poco gli occhi per lanciarle la frecciatina, alla quale lei scuote la testa e risponde con un definitivo dito medio alzato.

"Non mi giudicare, Jimmy, tutti quanti abbiamo scritto delle balle sul curriculum per farci assumere."
"Assolutamente. Quello che mi incuriosisce è la storia del francese... Tu sei francese, no?"
"Beh, sì, per certi versi sono francese. Ho un cognome francese che però può passare tranquillamente per americano, mio padre è francese, sono nata in Francia e uno dei miei passaporti è francese, l'altro italiano. Quando i miei si sono traferiti a Boston avevo più o meno un anno e a casa non si parlava mai francese, solo inglese e italiano con la mamma. Sono Stella e Harry che..."
"I tuoi fratelli, giusto?"
"Sì, esatto. Loro hanno fatto il liceo in Francia e sono entrambi madrelingua francesi. Invece, Jimmy, tutto il francese che so io l'ho studiato a scuola e al college ma di sicuro non ero a un livello adatto per tradurre un intero romanzo."
"Perciò hai sfruttato Fabio, possiamo dirlo?"
"Sfruttato è un parolone... Non direi... Mi ha aiutata nel momento del bisogno, proprio come io stavo aiutando lui in quel periodo. Preferisco chiamarlo 'do ut des'."

<<Mia>> la voce di Fabio arriva lontana alle orecchie di Mia, che torna pian piano alla realtà abbandonando uno stranissimo sogno di lei e Fabio da piccoli ai piedi della Statua della Libertà. <<Mia, ho finito>> mormora Fabio con la mano attorno al suo braccio per svegliarla nel modo meno traumatico possibile.
<<Ecco>> biascica Mia alzandosi bruscamente e rimettendosi a sedere non appena sente la pressione della mano di Fabio su di lei. <<Mi sono addormentata? Non ci credo, scusa>> dice appena prima di lasciarsi andare ad uno sbadiglio con gli occhi ancora mezzi chiusi.
<<Non preoccuparti, ne avevi bisogno>> risponde Fabio con una risata e un'alzata di sopracciglia che non passa inosservata a Mia. <<Stai dicendo che avevo un aspetto orribile?>> lo punzecchia Mia di rimando dandogli un colpo sull'avambraccio destro, dal quale fuoriescono alcuni dei numerosi tatuaggi da sotto la felpa bianca.
Fabio decide di non rispondere a quella domanda. Nella sua vita ha imparato tante cose, una di queste è non demolire l'autostima di una ragazza rispondendo con troppa sincerità a questo tipo di domande. Sì, Mia aveva un aspetto orribile quando se l'è trovata davanti. All'inizio ha pensato che fosse per colpa del lavoro ma, dopo aver finito l'ultimo capitolo del romanzo, ha capito la ragione. E, in tutta sincerità, si chiedeva come riuscisse ad essere così forte.
<<Fabio, ma è meraviglioso!>> esclama Mia tutt'un tratto, scuotendo Fabio dai suoi pensieri. <<Cosa?>> chiede lui, del tutto preso contropiede. <<Ma come cosa? Hai scritto cinquanta pagine in poco più di un'ora!>> continua lei stupita, gli occhi che schizzano a destra e a sinistra tra le righe. <<In un italiano quasi perfetto tra l'altro!>> aggiunge, digitando qualcosa sulla tastiera di tanto in tanto, probabilmente per correggere qualche parola sbagliata.
<<Mi uccidi con quel "quasi perfetto">> Fabio mima una pugnalata al cuore buttando indietro la testa. <<Solo perché fai due interviste in italiano non pensare di parlare bene>> i grossi occhiali di Mia appaiono da sopra il computer. <<Sbagli tante cose ma la gente non dice nulla perché non vuole contraddirti>> alza le spalle e si sistema meglio gli occhiali sul ponte del naso continuando a prestare attenzione allo schermo del suo computer. <<Stai distruggendo la mia autostima, sappilo>> si lamenta Fabio con le braccia incrociate al petto e le labbra incurvate in un broncio. <<Guarda che lo fanno con tutti voi piloti perché siete intoccabili... Il senso di quello che volete dire si capisce? Allora va bene così, non abbiamo tempo per correggervi, non siamo mica insegnanti di italiano>> gesticola Mia guardando il pilota, ormai sconsolato.
<<Potresti insegnarmi>> se ne esce Fabio dal nulla, come se avesse sentito solo quello che voleva sentire. <<Sì, e quando? Sono curiosa>> ora è il turno di Mia di incrociare le braccia al petto, con atteggiamento sostenuto. <<Partiamo col presupposto che il tuo lavoro puoi farlo letteralmente in ogni parte del mondo, ti basta il computer e una connessione ad internet>> inizia Fabio in quello che a tutti gli effetti sembra un lungo sproloquio. <<E poi posso essere sincero?>> le chiede sporgendosi in avanti verso di lei.
Mia annuisce in risposta per farlo continuare. Lo negherebbe anche sotto giuramento in tribunale, ma le piace sentire Fabio parlare con quell'accento mezzo francese e mezzo spagnolo tutto suo.
<<Sei sprecata>> dice senza mezzi termini con gli occhi fissi su di lei mentre accavalla una gamba. Mia aggrotta le sopracciglia in una smorfia curiosa e, per certi versi, spaventata. <<Ho letto quello che scrivi, dovrebbero essere gli altri a tradurre te>> Fabio sgancia la bomba senza nemmeno rendersi conto di quello che ha scatenato.
Mia non reagisce subito, le parole di Fabio hanno sollevato troppe domande per fargliele tutte insieme. Deve riordinarle velocemente nella testa e placare la sua rabbia perché la mancanza di sonno e di energie sta iniziando a prendere il sopravvento sul buonsenso.
<<Non dici niente?>> domanda di nuovo Fabio, improvvisamente interessato a discutere della vita di Mia. A Mia serve prendere non uno ma ben due respiri profondi per scegliere le sue prossime parole con cura.
<<Primo. Darti lezioni di italiano in giro per il mondo è poco produttivo e molto scostante. Secondo. Dovessi fare il mio lavoro con scadenze assurde circondata da testosterone e moto che girano in tondo sarebbe peggio che consegnare la mia lettera di dimissioni prima ancora di cominciare. Terzo. Non mi sembra di averti chiesto un parere su quello che faccio, anche perché mi pare ovvio che per te sia un gioco ma hey, qui non siamo tutti piloti che amano quello che fanno, la gente normale a volte deve scendere a compromessi per portare a casa da mangiare, anche facendo cose che non amano fare. Quarto e ultimo. Qualsiasi cosa tu abbia letto sul mio computer al di fuori di quello che dovevi tradurre è una cosa privata, okay? Non avevi il diritto né tantomeno il mio permesso per farlo. Dimenticati quello che hai letto, sono tutte cazzate.>>
Le guance di Mia sono a fuoco, le tremano le mani e il cuore le batte fortissimo, un po' per il nervoso e un po' perché avrà respirato sì e no due volte nell'ultimo minuto e mezzo.
Fabio rimane interdetto dalle parole di Mia, talmente tanto che non sa cosa rispondere. Non ha nulla di dire, sa di avere torto e che sbirciare tra le sue cose non è stata una cosa carina. Dirglielo, poi, non è stata una mossa intelligente.
<<Non dici niente?>> lo incalza Mia dopo una manciata di secondi di silenzio, riprendendo in modo sarcastico la domanda di Fabio di poco fa.
<<Mi dispiace, okay?>> sospira lui allargando le braccia, e lo pensa davvero. <<Hai ragione, non dovevo guardare tra le tue cose e ti chiedo scusa>> allunga una mano per prendere quella di lei. Mia inizialmente rimane sulle sue ma le basta incrociare gli occhi scuri e lucidi di Fabio per cedere. <<Sono stanco, ho detto cose assurde, mettiamoci una pietra sopra>> propone Fabio stringendo finalmente la mano di Mia con la sua.
<<Andiamo a dormire che è tardi, siamo esausti e domani dobbiamo fare un sacco di cose>> Mia conclude le ultime modifiche al capitolo finale e invia tutto al suo capo, chiude il computer e si alza dal divano, seguita a ruota da Fabio. <<Dobbiamo?>> ripete lui dietro di lei con un'espressione confusa sul viso.
<<Ovvio>> riprende subito lei avviandosi verso il corridoio dove ci sono le camere da letto. <<È già la Vigilia di Natale, avremo ospiti a cena e non ho preparato assolutamente niente da mangiare>> si stropiccia gli occhi accendendo la luce in quella che chiama stanza degli ospiti ma che in realtà è un piccolo studio con un vecchio divano letto ingombrante, scomodo e scricchiolante.
<<Ah, quindi l'albero di Natale ancora smontato si addobberà da solo, immagino>> la prende in giro Fabio venendo subito catturato dagli scatoloni in fianco alla scrivania che occupano metà di quella che sarà la sua stanza durante la sua permanenza.
<<Oh no!>> esclama Mia appoggiandosi di peso contro lo stipite della porta, stanca e afflitta. <<Fottutissimo albero, avrei dovuto farlo stasera ma me ne sono dimenticata>> sbuffa massaggiandosi le tempie, quasi sul crollo di una crisi nervosa.
<<Lo faremo domani>> la rincuora Fabio alle sue spalle stringendola in un abbraccio e lasciandole un bacio tra i capelli scompigliati. <<Adesso dobbiamo dormire altrimenti ci servirà della droga per darci energie>> scoppia in una risata appena accennata, che se solo fosse più sveglio sarebbe rumorosa e coinvolgente.
<<Sei proprio un idiota>> lo prende in giro Mia scuotendo la testa e incamminandosi verso la sua camera da letto, accanto a quella di Fabio.
<<Bonne nuit, Mia>> la saluta Fabio appoggiato allo stipite della porta. <<Et merci>> aggiunge subito dopo mandandole un bacio con la mano.
<<Bonne nuit, Fabio>> risponde Mia nel suo francese migliore, stupendo sia sé stessa sia Fabio per la pronuncia perfetta.

"Bonne nuit? Tutto qui? E siete andati a dormire? Non è successo niente?"
"Assolutamente no, Jimmy!"
"Niente di niente? Voglio dire, avevi Fabio Quartararo che ti gironzolava per casa e non è successo niente? Per tutta la notte?"
"Esatto, Jimmy. E, francamente, era l'ultimo dei miei pensieri in quel momento... E io non gli passavo neanche per la testa quella sera, fidati."
"Non ne sarei così sicuro... Insomma, so che è incredibile, ma anche io ho avuto 23 anni un milione di anni fa..."
"Non sminuirti così, Jimmy, hai ancora il tuo fascino, credimi."
"Sei molto gentile, davvero. Quello che volevo dire è che tu sei una bellissima donna e so cosa pensa e come si comporta un ragazzo di 23 anni accanto a una bella ragazza."
"Ti ringrazio, Jimmy. Ma ancora oggi penso che qualunque fosse il rapporto tra me e Fabio in quel periodo fosse del tutto platonico... E poi era Natale e, si sa, a Natale siamo tutti più buoni e annebbiati da troppi dolci!"

Trovare l'aggettivo giusto per descrivere il risveglio di Mia la Vigilia di Natale del 2022 non è semplice. Lei stessa lo ha definito in molti modi: rumoroso, doloroso ed eccitante. Trascina le sue enormi pantofole bianche a forma di unicorno per il lungo corridoio che porta dalla sua camera da letto al salone, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando più rumorosamente di quanto le piaccia ammettere. La stanchezza diventa un lontano ricordo quando vede il grosso albero di Natale ormai quasi del tutto addobbato e decorato al centro del salone. Tuttavia, la vista migliore non è l'albero.
<<Fabio?>> Mia richiama timidamente l'attenzione del suo ospite, deglutendo e cercando di non soffermarsi troppo su di lui.
Fabio viene colto alla sprovvista, concentrato com'era a non rompere nessuna delle luci colorate o delle decine di palline decorative, e quasi cade dal secondo gradino della scala. <<Hey, mi hai spaventato>> sorride portandosi una mano sul petto girandosi quanto basta per dare a Mia una visione parziale dei suoi addominali.
<<Che stai facendo?>> domanda la ragazza appoggiandosi alla parete per trovare un supporto. Fabio appende l'ultima pallina che ha in mano vicino alla cima dell'albero e scende i due gradini che lo separano dal pavimento, dando un posto in prima fila a Mia per ammirare il suo fondoschiena sodo e perfettamente fasciato da una tuta grigia.
<<Sto sistemando il garage, mi sembra ovvio>> scherza con un ghigno sarcastico dipinto sul viso, si avvicina a Mia e, accanto a lei, ammira il frutto del suo lavoro.
<<Quanto sei simpatico>> lo prende in giro Mia passandosi una mano tra i capelli, cercando in tutti i modi di tornare in sé. <<Voglio dire... Non dovevi farlo, sei stato gentile>> mormora Mia mentre guarda il suo albero di Natale con gli occhi lucidi per l'emozione. <<Mi stai dando asilo politico e dopo ieri sera mi sembrava il minimo per sdebitarmi>> risponde Fabio con un grande sorriso, guardandola con la coda dell'occhio.
<<Beh, grazie>> dice Mia girandosi verso di lui sorridendogli e alzandosi in punta di piedi per lasciargli un breve bacio sulla guancia. <<Solo una curiosità: normalmente fai l'albero di Natale mezzo nudo?>>
A Fabio scappa una risata mentre si infila le mani nelle tasche della tuta e si stringe nelle spalle. <<Faccio molte cose mezzo nudo>> mormora, piegandosi di lato in modo che le sue labbra siano a pochi centimetri dall'orecchio di Mia, che cerca in tutti i modi di nascondere i brividi lungo il braccio.
<<Manca la stella>> dice la ragazza indicando la stella dorata ai piedi dell'albero di Natale. <<Aspettavo te>> risponde prontamente Fabio raccogliendola dal pavimento, regalando a Mia la visione del suo lato b sodo e perfettamente fasciato dai pantaloni della tuta. Si sofferma per troppo tempo su quel dettaglio e scuote la testa, imponendosi di non guardare. Fabio si avvicina a lei, le porge la stella dorata e Mia allunga una mano per prenderla con aria malinconica.
<<L'ha sempre messa papà la stella>> inizia Mia con gli occhi con fissano l'oggetto appuntito e scintillante nelle sue mani, concentrata a non incrociare lo sguardo incuriosito di Fabio. <<Sono due anni che...>> inizia lei, ma non riesce a concludere la frase.
<<Che non metti la stella>> Fabio, ancora una volta, dimostra di essere più perspicace di quanto Mia pensasse e finisce la frase al suo posto. Mia si limita ad annuire alzando finalmente la testa e rivelando i suoi occhi lucidi.
<<Ti senti di metterla quest'anno?>> le chiede Fabio prendendole il viso tra le mani e asciugandole le lacrime con i pollici. Mia serra le labbra e trattiene il fiato, ancora intontita dall'improvvisa vicinanza di Fabio e dalla sua naturalezza in quel gesto.
<<Non ci arrivo là in alto, però>> mormora Mia abbozzando un sorriso che assomiglia di più a una smorfia.
<<Ti sollevo io>> propone Fabio in tutta tranquillità alzando le spalle, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
Mia spalanca gli occhi e lo guarda aggrottando le sopracciglia. <<Non se ne parla, sono troppo pesante!>> esclama lei gesticolando con la stella tra le mani, con il rischio di graffiare Fabio con una delle punte. <<Vado a prendere la scala di là, non vorrei mai avere sulla coscienza l'infortunio di un pil...>> si gira e fa per andarsene ma Fabio la interrompe prendendola per un polso.
La fa voltare nuovamente e Mia non trova altro appoggio se non le spalle del pilota per non inciampare nei suoi stessi piedi.
<<Non sei pesante, vieni qui>> insiste Fabio con un sorriso dolce.
La solleva con estrema facilità e Mia, nonostante non sia una grande fan delle altezze, deve ammettere a sé stessa che non è poi così male stare sulle spalle di Fabio. Infila la stella dorata sulla cima dell'albero di Natale e, una volta essersi assicurata che sia dritta e stabile, ritorna con i piedi per terra. Mia e Fabio stanno a un paio di metri dall'albero e lo osservano quasi ipnotizzati, Mia al limite della commozione e Fabio con uno strano luccichio negli occhi che racchiude un uragano di emozioni.

"Anche dopo questo momento pensavi che fosse tutto un rapporto platonico?"
"Jimmy, devi capire che all'epoca io e Fabio ci conoscevamo ma non eravamo così intimi... La nostra era un'amicizia nata per caso quando eravamo dei ragazzini in vacanza con i genitori, e siamo diventati amici quell'estate perché eravamo gli unici due ragazzi in quel posto, non perché ci fossimo scelti o cose del genere..."
"Da quello che mi hai raccontato però sembravate parecchio uniti, o sbaglio?"
"No, non sbagli. Io e Fabio abbiamo sempre avuto questo legame, fin dall'inizio. Non so dirti il perché, ma semplicemente ci capivamo."
"Come due anime gemelle, direi."
"Aspetta che ti racconti cos'è successo il giorno dopo e smetterai di pensarlo."

Dire che la cena della Vigilia di Natala a casa di Mia sia andata male è un eufemismo. In realtà, la cena è andata benissimo, l'unico problema è stato Fabio. Non si sa per quale motivo, ma socializzare e comportarsi da persona normale non rientrava nei suoi piani.
<<Pensi di venirmi a dare una mano a sistemare o vuoi continuare a fare lo stronzo?>> chiede sarcastica Mia dopo aver salutato i suoi ospiti e aver chiuso la porta di casa alle sue spalle. Fabio non si degna neanche di risponderle, talmente arrabbiato con il mondo da non poter togliersi il broncio dal viso. <<No, vado a letto>> sono le sue uniche parole prima di alzarsi svogliatamente dal divano e sparire nella camera degli ospiti nel giro di dieci secondi.
<<Che testa di cazzo che sei>> sbuffa Mia con le mani tra i capelli, esausta e visibilmente indispettita dallo strano e repentino cambio d'umore di Fabio.
Anche se Mia è convinta del contrario, Fabio sente forte e chiaro la provocazione della ragazza. L'istinto è di risponderle a tono, sfogare tutta la rabbia repressa da più di un mese che sembra essere riaffiorata proprio durante la cena di Natale, ma non lo fa. Non le risponde e sbatte addirittura la porta. Si toglie l'odiatissima camicia bianca che Mia l'ha obbligato ad indossare e si getta di peso sul letto soltanto con un paio di pantaloni della tuta addosso.
Nelle ore successive Mia si avvicina alla camera di Fabio più volte di quante voglia ammettere, ma ogni volta le manca il coraggio di entrare. Anche se non l'ha detto apertamente, sa perché Fabio è così arrabbiato. E sa anche perché fa finta che stia bene, quando in realtà è pronto ad esplodere da un momento all'altro. Ma non spetta a lei fare il primo passo. Deve essere lui ad aprirsi, lei non può fare più di così.
Rimugina sull'assurda situazione creatasi nel giro di qualche giorno tra le mura di casa sua per tutta la notte, dorme poco e male. Quando le sembra di essersi addormentata fa sogni agitati e confusi, pieni di rabbia, lacrime, urla, sorrisi, tatuaggi e occhi castani.

"È davvero strano immaginarmi Fabio Quartararo in queste vesti, siamo abituati a vederlo in tutt'altro modo."
"Ed è proprio questo il problema, Jimmy. Non te lo aspetti mai dalle persone come Fabio... E fa ancora più paura."
"Questa storia mi fa venire in mente che nonostante il lusso, la vita privilegiata, i soldi e tutto quanto, alla fine siamo tutti persone umane... Siamo tutti uguali."
"Hai ragione. Credimi, io non ci ho mai dato peso, specialmente prima di tutto questo... Ho sempre pensato che le persone famose, gli artisti, gli sportivi, in generale tutti quelli sotto i riflettori fossero diversi o comunque avessero un qualcosa che li rendesse immuni a tutti problemi delle persone comuni. Ma se c'è una cosa che ho imparato da tutto questo è che non potevo sbagliarmi più di così."

La mattina dopo, la mattina di Natale, Mia non l'ha vissuta. È riuscita ad addormentarsi profondamente verso le sei e si è svegliata solo dopo mezzogiorno. Chi invece l'ha vissuta, ma avrebbe preferito non farlo, è Fabio. Si è alzato presto, complice il sonno disturbato ed i pensieri negativi che gli ronzano in testa, e si è precipitato fuori di casa. Sa di essersi comportato male con Mia, la stessa persona che l'ha accolto a casa sua senza preavviso e soprattutto senza fare domande. Ha corso per un'ora, forse due, per tutta la città. Il freddo lo teneva sveglio mentre gli entrava nelle ossa, ma nonostante questo non si è mai fermato. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, dopo settimane di nulla.
Forse aveva ragione Tom dopo la fine del mondiale, quando gli diceva di andare da uno psicologo, che parlare di tutte le sue emozioni gli avrebbe fatto bene. Ma ovviamente non l'ha ascoltato. È sempre stato testardo e, cosa più importante, non voleva affrontare il problema. Perché se del problema non se ne parla è come se non esistesse.
Quando torna a casa è infreddolito e senza fiato, si toglie i vestiti e si butta sotto la doccia bollente, pensando e ripensando a tutti gli scenari possibili dell'imminente scontro con Mia. Le deve qualche risposta perché sicuramente lei avrà qualche domanda da fargli.
Quello che non ha previsto, però, è l'attesa prima del litigio. Se ne sta per ore sdraiato sul divano a rimuginare sulla sua vita senza sentire un rumore attorno a sé.
Si dimentica persino di mangiare da tanto che è agitato e nervoso, e quasi si appisola nell'aspettare che Mia si svegli.
Quando Mia si sveglia, la prima sensazione che prova alla bocca dello stomaco è nausea, dovuta non solo alla situazione tesa con Fabio ma anche alla malinconia che il giorno di Natale le ricorda.
Mia ha sempre amato il Natale, fin da bambina, è sempre stata la sua festa preferita. Adorava sedersi sull'enorme tappeto in salone a scartare i regali con i suoi fratelli davanti ai suoi genitori. L'atmosfera di festa e allegria era percepibile nell'aria e la giornata era piena di risate, sorrisi e amore.
Crescendo, le cose sono cambiate. I suoi fratelli si sono trasferiti altrove, i suoi genitori avevano sempre meno tempo da dedicarle e, anche se non lo dava a vedere, faceva finta che non le dispiacesse.
Ora, dopo quello che è successo due Natali fa, Mia farebbe cambio volentieri con i Natali della sua adolescenza, quando i regali erano uno o due e i suoi genitori non la viziavano e coccolavano come quando era piccola.
Perché è meglio ricevere un bacio veloce sulla fronte da parte di suo padre, che sapere che non lo riceverà mai più.
Si asciuga un paio di lacrime dalle guance e si mette a sedere, prende un profondo respiro prima di affrontare una giornata che si prospetta lunga, difficile e sicuramente bellicosa.
Trova Fabio addormentato sul divano, con un paio di pantaloni della tuta addosso e nient'altro. Sospira, perché per quanto voglia essere arrabbiata con lui, non può non indugiare sul suo corpo mezzo nudo. Sorride pensando al suo soprannome – El Diablo – che in questo momento non potrebbe essere più distante da come appare. È così rilassato, tranquillo, quasi angelico mentre dorme. Il problema è che tutto svanirà quando aprirà gli occhi. Si appoggia sul tavolino accanto al divano, perdendosi nei suoi muscoli, mentre prova a immaginare la possibile conversazione che avranno al suo risveglio.
Un rumore forte e improvviso fa svegliare Fabio di soprassalto, spaventando Mia di conseguenza.
<<Cazzo!>> esclama Mia, saltando sul tavolino e raccogliendo il telecomando caduto a terra. <<Cos'è stato?>> mormora Fabio con la voce impastata dal sonno mentre trattiene uno sbadiglio. <<Scusa, sono maldestra>> sospira Mia rimettendo tutto al suo posto e alzandosi in piedi. Ci sarebbero un milione di cose che potrebbe – e vorrebbe – dire, ma non gliene esce nessuna. <<Cosa vuol dire maldestra?>> domanda Fabio mettendosi seduto con la schiena contro il divano e la testa a guardare il soffitto. <<Vuol dire essere goffa, far cadere le cose quando ti siedi o far cadere tutto quello che hai in mano...>> inizia lei con una mano tra i lunghi capelli scuri stringendosi nel maglione pesante.
<<Non hai freddo tu?>> chiede Mia, tornata davanti al ragazzo che non sembra assolutamente accusare la bassa temperatura. <<Hm, no>> Fabio scuote la testa incrociando il suo sguardo. <<Il freddo rende tonici>> dice senza espressione nella voce, come se fosse una macchina programmata per dire una decina di frasi in croce senza alcuna emozione.
<<Giusto, dimenticavo che sei un atleta>> risponde Mia sarcastica, alza gli occhi al cielo e fa per andarsene ma la voce di Fabio la richiama all'attenzione. <<Non mi sembra che ti faccia così schifo avere un atleta che gira per casa mezzo nudo, no?>> le parole di Fabio, per quanto dirette e provocatorie, escono dalla sua bocca prepotenti e altezzose, fin troppo per i gusti di Mia.
<<Ti sbagli>> replica fredda Mia, con le braccia incrociate sotto al seno e gli occhi che fulminano Fabio. <<Mi avrebbe fatto piacere passare il Natale con un vecchio amico simpatico e gentile, non avere un atleta stronzo e arrogante che mi gira per casa credendosi il padrone del mondo>> inizia, ormai un fiume in piena, ad investire Fabio con tutta la sua rabbia. <<Per non parlare della cena di ieri sera! Sarebbe stato bello passare la Vigilia di Natale con Fabio, persona normale, e gli altri miei amici; invece, mi sono vergognata di avere a tavola un cafone che si crede un gradino sopra agli altri>> ha ormai il fiatone, sente addirittura un'ondata di caldo mentre inveisce contro Fabio Quartararo.
Fabio, nonostante abbia pensato tutta la mattina, non riesce a dire nulla. È perso sotto gli occhi inquisitori di Mia.
<<Che c'è? Non dici niente? Al povero Fabio non hanno mai il coraggio di dire la verità davanti agli occhi?>> lo stuzzica Mia per provocare una sua reazione. Le andrebbe bene anche la sfuriata, le lacrime o le urla; quello che non può sopportare è l'indifferenza.
<<Non capisci...>> Fabio riacquista il dono della parola e prova a giustificarsi con una mano sulla fronte. <<Cosa non capisco? Cosa? Ti prego spiegamelo perché tutto questo non ha senso>> è il turno di Mia di sovrastare Fabio con la sua voce alterata. <<Non puoi capire come mi sento, non puoi immaginare cosa ho dovuto passare nell'ultimo mese...>> inizia lui e Mia, ancora sul piede di guerra, serra le labbra e prova ad ascoltare le sue motivazioni, anche se non riesce a stare zitta. <<Non puoi pretendere che gli altri ti capiscano se tu non parli!>> esclama buttandosi di peso sulla poltrona, più stanca di prima.
<<Non è facile...>> continua Fabio, ancora seduto sul divano di fronte a Mia, la testa tra le mani e gli occhi chiusi, come a scacciare dei brutti ricordi dalla testa. <<Benvenuto nel mondo dei comuni mortali, Fabio Quartararo>> dice Mia con una punta di sarcasmo nella voce per provare a metterlo a suo agio, le luci dell'albero di Natale che rimbalzano sulla sua schiena nuda creando un arcobaleno di colori sulla pelle chiara.
<<Non chiamarmi per nome e cognome, mi fai sentire come a un Gran Premio>> sbuffa lui alzando di poco gli occhi per guardarla. <<Non voglio essere Fabio Quartararo il pilota, non qui, non adesso>> inizia a sciogliersi, complici gli occhi sempre più lucidi e persi nel vuoto. <<Ma tu sei un pilota, Fabio>> risponde lei sedendosi per terra di fronte a lui. <<Essere un pilota ti rende quello che sei, ma devi lasciare entrare le persone nella tua vita perché se no sarai sempre solo>> le parole di Mia riescono a scalfire la superficie di Fabio, che viene come colto da una scossa improvvisa ed inizia ad aprirsi con lei ed eliminare i suoi demoni.
<<Mi sento un fallito, Mia...>> comincia lui, gli occhi così pieni di lacrime da non poter reggere ancora per molto. Lei si avvicina ancora di più e gli prende le mani nelle sue, pronta ad ascoltarlo e a stargli vicino. <<Dopo l'anno scorso volevo tornare e spaccare tutto, avevo così tanti progetti... Volevo tornare a vincere, volevo dimostrare che non è stata fortuna vincere il mondiale l'anno scorso, volevo sentire di nuovo quell'adrenalina che non avevo mai provato in vita mia, volevo sentirmi il migliore del mondo, volevo sentirmi dire che sono il migliore del mondo... E invece...>> Fabio inizia a piangere, le sue parole sono confuse mentre nasconde il viso, sentendosi più che mai esposto e vulnerabile. <<E invece non ho concluso niente, sono stato ridicolo, ho fatto la figura del coglione e... Dio santo, quanto mi fa schifo sentirmi così... Così...>> fa una pausa per asciugarsi le lacrime con il dorso della mano, l'altra ancora stretta nella presa di Mia che non la minima intenzione di lasciarla andare.
<<Piccolo>> suggerisce Mia con un filo di voce per aiutarlo a cercare la parola giusta nel caos che c'è sicuramente nel suo cervello. Fabio annuisce debolmente, alza gli occhi verso di lei e Mia non l'ha mai visto così perso in tutta la sua vita. Gli stringe ancora di più la mano e gli accarezza il dorso con le dita.
<<E lo sguardo delle persone... Oh, mio Dio! Lo odio, odio come mi guardano! Come se fossi un cucciolo abbandonato in autostrada, povero e indifeso... Pensavo che perdere il mondiale fosse la cosa più brutta che potessi affrontare, ma mi sbagliavo... La cosa peggiore sono gli sguardi di compassione della gente... Mi fanno sentire un fallito del cazzo... E poi inizio a pensarlo anch'io, no? Perché se tutti iniziano a trattarti come un perdente anche tu inizi a pensarlo di te stesso... È questo che ti uccide...>> alza gli occhi al cielo per non scoppiare di nuovo in lacrime davanti a Mia, che si alza e si siede accanto a lui sul divano.
Non sa esattamente per quale motivo, se per le sue parole commoventi o per altro, ma sente improvvisamente caldo. La vicinanza con Fabio la fa sentire nervosa e incredibilmente bene allo stesso tempo. Scuote la testa per scacciare questi pensieri caotici senza farsi notare, ora è Fabio ad avere bisogno di lei, i suoi sentimenti non sono importanti.
<<E mi dispiace per ieri, davvero... Sono stato un completo deficiente, non so neanch'io perché mi comporto così...>> ricomincia Fabio girando il viso verso Mia per guardarla negli occhi, gesto che la lascia interdetta per qualche secondo. <<Va tutto bene, lo capisco...>> risponde Mia, ma Fabio la blocca scuotendo la testa con un'espressione rassegnata dipinta sul volto.
<<Tu sei perfetta, sei un angelo... Mi hai accolto a casa tua due giorni prima di Natale, non hai fatto domande, mi hai incluso nei tuoi piani... E io come ti ho ripagato? Facendo lo stronzo e giocando a fare Dio... No, non va tutto bene...>> ammette Fabio, scusandosi apertamente per la prima volta con Mia, che aveva bisogno di sentire quelle parole più di quanto volesse ammettere a sé stessa.
<<Di' qualcosa, ti prego...>> Fabio quasi implora Mia – glielo riesce a leggere negli occhi – e piega leggermente la testa di lato, in attesa di una risposta.
<<Fabio, tu non sei un fallito, non lo sarai mai, nemmeno se ti impegnassi sul serio>> dice Mia con un lieve sorriso sulle labbra per stemperare la tensione, che coinvolge anche Fabio. <<Io so quanto impegno ci hai messo quest'anno... Te lo leggevo negli occhi... Lo so che non ci vediamo spesso e non siamo così intimi, ma... Come posso dire... Ti conosco, Fabio. Ti conosco molto bene. So quanto vuoi vincere e credimi, ti ho visto lottare fino all'ultima curva per questo mondiale>> continua, stringendogli di più la mano nella sua. <<Ma non hai vinto. Lo so, fa schifo perdere. Ma fa parte della vita, non puoi farci niente. Perciò ora hai due possibilità: o smetti di crederci e diventi davvero un fallito che si arrende alla prima difficoltà, o torni quello di sempre a lottare per il prossimo mondiale, e quello dopo, e quello dopo ancora>> gli posa la mano libera su una guancia per farlo voltare verso di lei, in modo che le sue parole gli arrivino forti e chiare.
Fabio la guarda e si perde per un attimo nelle iridi scure di lei, ma Mia intravede una scintilla. Una piccola scintilla che ha sempre associato a lui e alla sua fame di vittoria. Una scintilla che solo i veri campioni hanno anche nei momenti più bui.
<<Sei davvero un angelo>> commenta Fabio finalmente con un sorriso ad increspargli le labbra sottili, ma con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
<<Neanche lontanamente>> risponde Mia con un accenno di risata, le guance rosse per l'imbarazzo e la salivazione a zero.
<<Sì che lo sei>> insiste Fabio avvicinandosi di più a lei, le accarezza una guancia con il dorso della mano e le sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Io sono un angelo e tu sei el diablo>> sussurra lei deglutendo sonoramente e mordicchiandosi il labbro inferiore. Fabio quasi scoppia a ridere, probabilmente per la pessima pronuncia spagnola di Mia. <<Che ti ridi? Dai, che l'ho detto bene>> fa il broncio e gli dà una leggera pacca sul braccio tatuato.
<<C'è una cosa che volevo chiederti già da ieri>> inizia Fabio inumidendosi le labbra con la punta della lingua. <<Cioè?>> domanda Mia appoggiandosi allo schienale del divano con il gomito e la mano che sorregge la testa. <<Io so perché sono venuto qui ma non ho capito perché tu mi hai ospitato senza esitare un secondo>> dice Fabio in un sussurro. Mia ci mette un attimo a decifrare la prima parte di frase e pensare ad una risposta soddisfacente, che però non riveli troppo.
<<Perché siamo amici, e gli amici servono a questo>> risponde brevemente, sperando con tutto il suo cuore che l'interrogatorio sia finito. <<Mia...>> inizia Fabio girandosi completamente verso di lei, regalandole una visuale perfetta del suo corpo mezzo nudo. <<È un momento sincerità questo, non si può mentire>> gli occhi di Fabio, da che erano spenti e pieni di lacrime, ora sono diventati magicamente vispi e penetranti.
<<Visto che non si può mentire... In che senso tu sapevi perché sei venuto qui? Non penso di aver capito bene...>> si azzarda a dire Mia, il cuore che batte più velocemente del normale.
<<Sei una ragazza intelligente, arrivaci>> la sfida Fabio, avvicinandosi di più a lei. Ormai li separano soltanto pochi centimetri e il cervello di Mia non riesce a pensare lucidamente.
<<Non scherzare>> Mia lo ferma con una mano sul suo petto nudo, le dita che sfiorano la sua collanina argentata che da sempre la fa impazzire.
<<Ti sembro uno che sta scherzando?>> domanda retorico Fabio aggrottando le sopracciglia. <<Sono venuto qui perché mi mancavi, perché voglio stare con te sempre... Guarda come mi sono ridotto senza di te... Tu, invece? Non hai ancora risposto alla mia domanda>> mormora lui guardando Mia negli occhi e subito dopo la sua mano contro il suo petto nudo, che gli fa aumentare i battiti del cuore.
<<Secondo te perché ti ho ospitato a casa mia a Natale senza il minimo preavviso?>> risponde Mia sporgendosi quel poco che basta per far incontrare le loro labbra in un bacio che entrambi hanno sempre voluto ma hanno sempre represso.

"E poi? Non puoi lasciarci così, sulle spine! Dicci qualcosa di più!"
"Cosa posso aggiungere che già non sai, Jimmy? Sono passati due anni da quel Natale e io e Fabio stiamo ancora insieme."
"Davvero non c'è niente?"
"Beh, una cosa ci sarebbe... Posso solo dirti che tra sei mesi avremo una splendida bambina."
"Oh, mio Dio! È una notizia fantastica! Sono felicissimo per voi, siete una coppia stupenda e sono sicuro che tutto il pubblico sarà felicissimo di sentirlo! Congratulazioni!"
"Grazie, Jimmy. E grazie a tutti, davvero. Fabio ed io siamo fortunati, abbiamo avuto i nostri alti e bassi ma tutto sta andando per il verso giusto. Se posso dire l'ultima cosa..."
"Certo, tutto quello che vuoi."
"Voglio dire a tutte le persone che guarderanno questa intervista di non smettere mai di credere nell'amore e soprattutto di non farselo sfuggire via quando arriva."
"Grazie, Mia. È stato un piacere averti qui e auguro a te e a Fabio tutta la felicità del mondo. E ancora congratulazioni per la bambina in arrivo. Signore e signori, un applauso a Mia Morel, il suo nuovo libro "Venti" online e in tutte le librerie! Noi ci vediamo la settimana prossima, buonanotte!"

Jingle drivers' bells (vol.3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora