Non ricordo bene cos'è successo dopo essere tornati da Kerker. Abbiamo salito a fatica la scalinata che porta alla caverna d'ingresso al dungeon e siamo usciti all'esterno. Lì la brezza ci ha colpiti come una martellata di un Nano in pieno petto, non c'è più puzza di umido e il fetore di morte, crolliamo a terra entrambi e scoppiamo in una risata isterica. Le informazioni che abbiamo raccolto parlavano tutte di un dungeon semplice in cui i ghoul si trovavano solo dal quinto piano in poi mentre nei primi tre i non morti erano tre o quattro per piano. Noi siamo incappati in trappole e in un gruppo di non-morti che ci ha teso un agguato. Crolliamo a terra e ci lasciamo accarezzare dall'erba.
«Shag.»
«Dimmi Jiasyfy.»
«Siamo nei guai... non ho più elisir... dobbiamo per forza tornare a Zarik a piedi con le nostre gambe.»
«Pensavo che mi volessi dire che in realtà siamo morti e questo è il paradiso» strappa dell'erba e se la fa cadere sul muso ferito.
«Mi spiace ma non siamo ancora morti... feriti ed esausti sì però...»
«Se volete posso uccidervi io senza troppi problemi.» Questa voce arriva dalle nostre spalle, dalla direzione di Kerker. Mi metto seduta a fatica e mi volto verso al misterioso individuo che sta camminando con nonchalance verso di noi. I pantaloni a sbuffo ondeggiano a ogni suo passo, non riesco a mettere fuoco altro del tizio perché il resto del suo corpo è coperto da una mantello con cappuccio. Il tessuto nero sembra essere molto pesante e ingrandisce di molto la sua figura. Si avvicina a noi con passo cadenzato e metodico, senza fretta. Sa che non abbiamo abbastanza forze per impugnare di nuovo le armi. Si ferma a circa tre metri da noi e mi lancia una boccetta. «Bevetela tu e il tuo amico. Vi aiuterà.»
Esamino un attimo la fiala, è piena di liquido rosso. «Mi spiace ma non bevo cose offerte da uno sconosciuto fuori da un dungeon. Soprattutto se sono senza forze e questo è incappucciato.» Sento un sospiro pesante uscire dal cappuccio -come a voler dire "che palle... di nuovo..." -, la figura porta una mano grossa, pelosa e artigliata alla testa e si abbassa di scatto il cappuccio. Rimango un attimo sconcertata alla vista del suo aspetto; la testa è pelosa e il muso allungato, gli occhi piccoli sono distanziati e scuri come due pozzi profondi e asciutti, le orecchie piccole, tonde e d'apparenza soffici sono ai lati del cranio. Sorride mettendo in mostra una fila di denti acuminati e grondanti di bava. «Piacere sono Ognakh Dei Cafoni Putridi. Quella che vi ho lanciato è una pozione di cura, vi servirà per recuperare le energie e vi chiuderà le ferite, purtroppo vi rimarranno le cicatrici.»
«Perché uno Gnoll dovrebbe aiutarci scusa?» domanda sospetto Shag mentre mi prende la boccetta dalle mani, «è da anni che gli avventurieri vi danno la caccia e vi trattano come animali.»
«Beh... in effetti è quello che siamo, solo che io sono un avventuriero a tutti gli effetti» ci mostra una piastrina argentata su cui ci sono scritte le sue generalità. Strizzo gli occhi per leggere meglio, mago della scuola naturale, livello ventitré.
«Come caspita fai a essere un livello ventitré?!» urlo completamente senza smettere di pensare al fatto che quella specie di cane umanoide sia davvero fortissimo.
Ognakh scoppia a ridere, una risata che sembra più un latrato: «Guarda che non sono assolutamente forte, il mio livello è la somma di molte abilità, sono abbastanza mediocre in tutto quello che faccio.»
«Somma delle abilità?» domanda Shag mentre stappa la boccetta e ne beve un sorso, il suo colore vira all'istante al rossiccio e la ferita sul muso inizia a rimarginarsi «wow funzionano davvero bene queste cose! Dove l'hai presa?»
«Volete farmi capire che voi due non sapete davvero nulla di come lavora un avventuriero?»
Prendo la pozione che Shag mi sta passando, «Non sappiamo molte cose, questa è la nostra prima avventura. Ci siamo iscritti alla gilda poche ore fa.»
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In Den Kerker
FantasyLe avventure di un'elfa e dei suoi pards. Una squadra scalcinata che dimostrerà che non bisogna necessariamente seguire tutti i canoni per fare strada