Sento il sapore metallico del sangue in bocca, la lingua impastata tocca due denti che ballano. La faccia mi fa male e fatico a respirare col naso, probabilmente è rotto. Cerco di tastarlo con la mano ma non riesco a muoverla dopo pochi centimetri, sento un leggero sferragliare metallico. Mi obbligo ad aprire gli occhi, il destro lo fa subito, il sinistro no. Sento la pelle della palpebra tirare e pulsare, è gonfia. "Giusto... mi hanno colpita al viso." Guardo intorno con l'occhio buono: i polsi sono incatenati al muro, un collare di ferro mi blocca il collo, stessa sorte tocca ai piedi. Tiro un sospiro di sollievo quando noto che indosso ancora la tunica che avevo messo per la festa del mercante. Davanti a me ci sono tre gabbie di metallo, accasciata nella prima c'è una Nana, nella seconda si trova un'Elfa dai capelli biondi raggomitolata e singhiozzante, l'ultima è vuota. Cerco di attirare la loro attenzione chiamandole a bassa voce ma l'unica risposta che ottengo è una specie di grugnito da parte di un bestione che sta a qualche metro da me.
«Ben svegliata Elfa» un voce viscida, disgustosa proveniente da un essere altrettanto disgustoso: di bassa statura con dei radi capelli rossi, le orecchie leggermente appuntite. L'Halfling cammina lentamente sfregandosi le sudice manine e passa accanto al bestione. «Grofad, vai a fare la guardia di sopra, mi occuperò io della nostra piccola ospite.» Il bestione annuisce con la testa e si congeda con un goffo inchino, passa accanto alla torcia accesa e vedo la sfumatura grigiastra della sua pelle, dalle orecchie lunghe e sporgenti escono dei peli neri spessi, le braccia sono fuori proporzione e arrivano sotto le ginocchia, le mani sono grandi e sudice di quello che sembra essere sangue secco. Non mi degna di uno sguardo e si allontana strisciando i piedi sul pavimento. Quando i suoi stracci laceri voltano l'angolo l'Halfling si avvicina alla mia gabbia. «Devi scusare il fetore di Grofad, quel mezzo troll non conosce la pulizia personale» avvicina la mano e mi accarezza le dita che stanno convulsamente stringendo la gabbia, inconsciamente scatto indietro con un gemito di disgusto. «Come osi schifarmi così?» prende un oggetto che porta alla cintola e lo fa balenare tra le sbarre, un colpo secco, un suono sordo e la mia guancia si apre schizzando sangue intorno. Porto la mano tremante a tamponare la ferita e guardo con gli occhi pieni di paura la sottile spranga metallica che il carceriere stringe nel pugno. «Anche tu sei uguale alle atre eh...» indica con la spranga le due prigioniere «vuoi fare anche tu la fine di Tasdish? Che è stata bastonata fino a ridurla in fin di vita perché si rifiutava di obbedire» indica la Nana che solo ora noto giacere in una pozza di feci e sangue, quando sente il suo nome fa un debole fremito «oppure vuoi finire come Liathana? Che è stato il sollazzo di Grofad? Quell'abominio si è divertito con lei per ore.» L'Elfa è raggomitolata contro la parete della sua gabbia, si vede che è stata spezzata, violata e lasciata lì a marcire, nell'attesa che si spenga o che qualche riccone la prenda finirla.
«Cosa vuoi da me Zalnan Borgoroccioso?» i suoi occhi si sgranano sentendo il nome.
«Come puoi conoscermi?» mi colpisce ancora col pezzo di metallo e mi rompe la spalla sinistra «DIMMI COME FAI A CONOSCERE LA MIA IDENTITÁ!» inizia a sbraitare sputacchiando e colpendomi ripetutamente, i lividi iniziano a costellare il mio corpo e la tunica si sbrindella però non riesco a smettere di ridere come una pazza.
«Stupido Halfling! Credi davvero che mi sarei fatta catturare così facilmente se non avessi avuto un piano? Vino con droga all'interno? Davvero credevi che ci sarei cascata?»
Zalnan getta a terra l'asta di metallo e sblocca il chiavistello che tiene chiusa la mia gabbia. Spalanca la porta e si getta dentro stringendomi le mani al collo. Da vicino sento l'odore malato del suo alito, l'occhio destro è lattiginoso e cieco. Stringe le dita e mi infila le unghie nella pelle senza che io non possa fare nulla.
«Se la mia organizzazione viene scoperta io sono morto e tu verrai con me maledetta Dewooan.» Continua a stringere, mi si mozza il fiato e inizio ad annaspare. Gli occhi iniziano a chiudersi e sento che la fine sta arrivando. Un'esplosione, "Sicuro è la mia immaginazione" le mani dell'Halfling si mollano leggermente. Inspiro grandi boccate d'aria. Dei grugniti di dolore rimbombano tra le strette pareti del sotterraneo e vengono soffocati da un tonfo sordo di qualcosa che si schianta. Zalnan si volta a vedere cosa sta provocando il trambusto e ne approfitto per spostare la gamba sotto il suo ventre e lo spingo via. Il corpicino leggero viene sbalzato contro le sbarre e i suoi polmoni si svuotano lasciandolo a carponi ansimante. Mi volto e vedo Grofad a terra privo di vita, dalle braccia amputate e dal ventre squarciato sgorgano fiotti di liquido grigio bluastro, non ne sono sicura ma vedo delle leggere bruciature sui bordi delle ferite. «Cosa... sta... succedendo?» Zalnan ansima non comprendendo la situazione.
«Sono i miei compagni, sono venuti a salvarmi» non sono per nulla convinta che Shag e Gozza fossero già riusciti a trovarmi, però qualcuno sta attaccando questo schiavista e ne devo approfittare.
«Bene bene bene, cosa vedo qui?» questa voce arriva limpida a noi anche se esce dall'elmo chiuso di un paladino che sta scendendo le scale. L'armatura a piastre è gialla brillante, fa un rumore leggerissimo a ogni passo il che è strano per un'armatura del genere. Rinfodera la spada e si avvicina a noi con passo cadenzato. Quando arriva alla porta della gabbia prende l'Halfling per la collottola e lo tira fuori scagliandolo contro la prigione della Nana che non sembra neanche accorgersi di quello che sta succedendo. «Quanta cattiveria Friedrich... alla fine è un mio consanguineo, anche se molto alla lontana.» Un altro Halfling scende le scale con passo aggraziato, si avvicina alla mia prigione ed entra nella gabbia, con rapidi movimenti scassina i ceppi che mi tengono i polsi. Lo guardo meglio in faccia: gli occhi sono verde smeraldo, i capelli sembrano essere impomatati per mantenere la forma desiderata e gli lasciano scoperte le orecchie leggermente a punta. Il viso appuntito termina con una leggera barbetta, cosa molto insolita per la sua razza. Si solleva facendo strusciare l'armatura di cuoio bollito e mi porge la mano per aiutarmi a mettermi in piedi. Le gambe mi vacillano ma lui mi sorregge portandomi fuori dalla gabbia. Crollo a terra mentre il paladino chiamato Friedrich schiaccia il ventre di Zalnan con un piede. «Signorina! È ferita... lasci che mi prenda cura di lei» prende il liuto che tiene dietro alla schiena e si mette a suonare un canzone Halfling abbastanza allegra, sento che le ferite stanno guarendo. «Lei... è un bardo?»
Si sistema di nuovo il liuto dietro la schiena e fa un profondo inchino «Elmond Goodbarrel bardo itinerante, per servirla.»
«Io sono Jiasyfy, grazie per avermi salvata... attento alle spalle!» urlo mentre un uomo di Zalnan cerca di colpire il bardo alle spalle con una spada arrugginita. Elmond non perde tempo, estrae la sua spada corta e si volta menando un fendente circolare. Il colpo divide il torso del vagabondo dalle sue gambe e le due metà cadono a terra schizzando sangue ovunque. «Meglio se usciamo di qui. Elmond, pensa tu a Zalnan» il paladino si allunga verso di me e mi prende in braccio. Il bardo invece fischiettando un motivetto fa sì che lo svenuto Halfling inizi a volare a mezz'aria e ci avviamo fuori. Passando davanti le due gabbie chiuse schiocca le dita e fa scattare i lucchetti. «Signorine, i nostri compagni verranno a salvarvi tra poco.» Nessuna risposta.
L'interno del magazzino in cui ero prigioniera è stato distrutto completamente, pezzi di legno delle casse si mescolano ai pezzi di esseri viventi, è un macello atroce. «Cos'è successo qui?» Friedrich non mi risponde e continua a camminare per uscire da quel luogo di morte. Oltrepassiamo la porta sfondata da colpi d'ascia e ci troviamo all'esterno. «Garret!» sbraita il paladino «giù ci sono altre due ragazze. Vai ad aiutarle e portale in città!» non c'è una risposta ma sento il rumore di passi entrare di corsa all'interno. Siamo a qualche chilometro dalla città più vicina, la posso vedere in lontananza, il magazzino in cui ero rinchiusa si trova su una collinetta bassa, appena fuori da un boschetto. Friedrich e Elmond mi portano sul limitare degli alberi e ci si addentrano fino a raggiungere un piccolo recinto con dentro dei cavalli. Mi adagia acanto il falò e si erge in tutta la sua statura, l'armatura si riempie di crepe e s'infrange sparendo in tanti cristalli di luce rivelando la figura minuta che si trovava al suo interno. Magro e quasi scheletrico, Friedrich è coperto da una tunica gialla col cappuccio calato sulla faccia. Sul petto c'è un simbolo strano che non conosco: un'intricata spirale con un occhio chiuso al centro. «Oh! S-stai guardando i-il simbolo di Krynn? A-anche t-tu sei una f-fedele?» la sua spavalderia è sparita insieme all'armatura e la sua voce è ovattata perché deve passare attraverso a una bandana viola che gli copre la bocca. «Friedrich smettila con le tue cose religiose. Dobbiamo spiegarle un bel po' di cose prima» Elmond si volta verso di me «devi sapere che il buon Friedrich è un warlock e il patrono è appunto la Dea Krynn. Ma ora...» schiocca le dita e Zalnan cade a terra con un grugnito di dolore. Il prigioniero si contorce di dolore «Cosa volete da me?» inizia a urlare sputando saliva tutto intorno.
«Tutto ciò che vogliamo è la fine della tua organizzazione. Sappiamo che tu sei solo un pesce piccolo però abbiamo trovato dei documenti interessanti su di te. Non è stato molto intelligente da parte tua tenere un registro coi nomi dei tuoi clienti... sei un vero idiota e ora non ci sei più utile.» Elmond si volta verso di me e mi mette in mano la sua spada corta. «È per colpa sua che sei in questa situazione Jiasyfy. Colpiscilo, vendicati e vendica le altre vittime» mi sprona Elmond. Mi alzo in piedi a fatica e mi avvicino all'Halfling tremante e urlante. Alzo la spada e torno a pensare al discorso avuto trentasette giorni prima coi miei compagni.
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In Den Kerker
FantasiLe avventure di un'elfa e dei suoi pards. Una squadra scalcinata che dimostrerà che non bisogna necessariamente seguire tutti i canoni per fare strada