Anti-Hero

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I have this thing where I get older but just never wiser

Midnights become my afternoons

When my depression works the graveyard shift

All of the people I've ghosted stand there in the room

Sono le tre di notte, probabilmente l'orario peggiore mai esistito al mondo, almeno a detta di Manuel che - con gli occhi ben aperti e una tazza tra le mani - è affacciato alla finestra della sua cucina e fissa la luna alta in cielo da lì.

Come al solito non riesce a dormire, ci ha provato, davvero, ma non c'è riuscito.

Si è rigirato tra le coperte più e più volte, ma nulla, il sonno non ha bussato alla sua porta.

Sente come se ormai la notte non fosse più notte, come se avesse perso il suo significato.

Come se fosse normale restare svegli a pensare, a consumarsi le sinapsi del cervello, ché tanto non c'è molto altro da fare, non a quell'ora.

Non sa quando è iniziato.

Non ha memoria dell'ultima volta che ha dormito più di qualche ora di fila, probabilmente sono passati mesi.

Non si ricorda di com'era vivere prima, senza quest'ansia che gli attanaglia il petto ogni giorno di più.

Non ricorda nulla di - prima.

Solo che era felice.

O almeno pensava di esserlo.

Pensava che tanto alla fine, tutto si risolve.

Invece non è così, perché se tutto si fosse risolto ora lui non sarebbe sveglio, non sarebbe lì.

Tornare nel suo vecchio appartamento non sa ancora se sia stata la scelta migliore.

Certo non poteva restare lì, da lei.

Lei che nonostante tutto, un po' gli manca.

Non crede neanche di aver compiuto una sola giusta azione in quegli ultimi sei mesi.

Come si fa a ritornare a vivere?

Non lo sa e probabilmente, non lo saprà mai.

Quello che sa è che vorrebbe tanto ritornare a dormire come ritornare a vivere.

Sospira per l'ultima volta e chiude la finestra, che tanto la notte non lo aiuta manco a pensare.

***

È mezzogiorno ora, è in cucina e sta tentando di preparare il pranzo.

Non ha neanche voglia di cucinare in realtà, ma deve mangiare prima o poi, o finirà direttamente steso al suolo e il suo corpo sarà senza vita, non che ora sia in realtà così vivo.

Sta evitando le chiamate di sua madre da un po', sa bene che lei prima o poi si presenterà a casa a sorpresa e gli urlerà contro, ma preferisce correre il rischio.

Sospira per l'ennesima volta e si passa le mani sugli occhi, è così stanco.

Sente il citofono suonare e alza gli occhi al cielo, non ci posso credere, pensa.

Quando va ad aprire non è sua madre però, ma Chicca, sua fedele - più o meno - amica e confidente che lo osserva con uno sguardo truce dal pianerottolo.

"Manuel" quasi ringhia chiamandolo, le braccia al petto e gli occhi assottigliati.

"Sto qua e so' vivo, me vedi?" risponde lui stizzito, che Chicca è tanto buona quanto fastidiosa e pensa sapesse già che le piazzate a casa gli danno fastidio.

MidnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora