Bejeweled

722 71 48
                                        



"Ti va una birra sì?"

È la prima frase chiara che sento da quando ho messo piede nel locale e mille voci mi sono entrate nell'orecchio una dopo l'altra. Una lattina mi è posta sotto il naso dal ragazzo che questa mattina mi ha fermato in università.

Mi ha detto Manuel, giusto? e mi ha pregato di venire a questa festa di matricole. Credo che mi conosca attraverso dei compagni di corso, o forse ha letto il mio nome da qualche parte. Comunque, avevo visto le locandine dell'evento anche su Instagram.

Devi conoscere nuove persone, mi ha detto mia madre. Non vorrai stare tutta la sera a casa da solo, dai, mi ha ripetuto.

"Non sei di Bologna, vero?"
"Scusa?" Perché il rumore rimbomba e non sento nulla.
"Dico, non sei di Bologna, vero?"
"No, Roma."

"Immaginavo. Sai, anche un ragazzo con cui esco è di Roma." Mi dice, annuendo tra sé. Probabilmente pensa al viso di questa persona che io non posso nemmeno immaginare.

"Vivi da solo?"
"No, sto con dei coinquilini." La mia mente va a Matteo che mi lascia sempre le sue calze sporche ai piedi del letto e a Chicca che impregna la casa di ammoniaca una volta a settimana per cambiarsi colore di capelli.
"Ma hai una tua stanza, sì?"
"No, no, magari."

La ragazza che si era avvicinata poco fa a Gabriele - il ragazzo della locandina - sposta un ciuffo rosa che le cade sugli occhi e mi rivolge uno sguardo di pietà. "Come dovresti fare se volessi invitare a casa una ragazza?" Mi chiede.

"O un ragazzo." Completa lui.
Gli lancio uno sguardo veloce, poi rispondo.

"Diciamo che finora non mi sono posto il problema." Concludo con una risata, che sulla lingua mi porta un sapore leggermente amaro.
"Comunque, andiamo fuori, voglio farti conoscere un paio di persone." Riprende Gabriele.

La ragazza, che non mi ha fatto sapere il suo nome, si allontana mentre noi ci dirigiamo verso il cortile.
"Sono qui da qualche parte." Dice lui.

Sulle scale mi guardo i piedi per non inciampare quando sento pronunciare il tuo nome.

"Simò! Simone ti devo far conoscere una persona!"
Quando sollevo gli occhi mi stai già guardando.
"Manuel." Ridi. Mi sorridi. "Manuel Ferro, risvegliato dalla tomba."

Fra le dita tieni una sigaretta, accesa.

Io rido al tuo commento, realizzando quanta verità ci sia nel tuo sarcasmo.

"Quando hai iniziato a fumare?" Ti chiedo.

Non mi rispondi, ma fai un cenno alle persone che ti circondano, spettatori della nostra recita. Dici loro che siamo stati al liceo insieme, poi ti avvicini e mi chiedi se mi va qualcosa da bere. Allora il cenno lo faccio io, verso la birra che tengo in mano.
"Possiamo fare di meglio, Manuel."

Così ti seguo. Scivoli fra la gente verso quella che mi sembra essere la cucina, colma di aria viziata e luce calda. Dal frigorifero estrai due birre imbottigliate, migliori di quella che avevo prima.
"Com'è che conosci Gabriele?" Me lo chiedi con una sicurezza che non avevo mai percepito nella tua voce.

Ci sediamo in due sgabelli presso il caminetto, ancora spento.
"Abbiamo alcune lezioni in comune. Per caso state insieme?" Nonostante l'improvvisa scarica di coraggio, traspare dalla mia voce tutta l'insicurezza che ti sei lasciato alle spalle, che forse ho assorbito io.
"Sembra quasi lo sappiano tutti."
"Già."

Ridi.

Abbassi leggermente il capo e guardi le punte delle mie scarpe, poi ti rivolgi di nuovo al mio viso. "No, comunque. Siamo solo usciti un paio di volte."

"Mi sei mancato." Confesso.
"Anche tu a me."
"Non vederti più in classe e tutto, è strano."
"Non che ci vedessimo molto durante le ore di lezione."
"Hai capito che intendo."
"Si, forse sì."

MidnightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora