-Forse non è così male.

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Erano ormai le 22:36 quando chiusi la cerniera della valigia che comprimeva i vestiti e gli oggetti contenuti. Continuavo a ripetermi parole come 'cretino' o 'deficiente' per non essermi ricordato di fare la valigia. Cosa pensavo? Di partire senza la valigia? Di stare per una settimana con gli stessi vestiti? Mi sedetti sul letto lanciando un lungo sospiro di sollievo e immaginai la faccia dei miei se la mattina della partenza mi fossi presentato ancora in pigiama e mezzo rincoglionito come sempre, senza la valigia. Mia madre sarebbe di sicuro rimasta a fissarmi a bocca spalancata, e gli occhi sarebbero stati ugualmente sgranati. La sua mano avrebbe cominciato a muoversi come in preda a spasmi e contrazioni improvvise, e il sopracciglio avrebbe fatto lo stesso, mentre la pelle in viso le si sarebbe piano piano colorata di rosso. Feci una faccia stranita e quasi disgustata al pensiero di quella visione, okay, stavo esagerando. Ridacchiai passando le mani sulla faccia per cercare di riprendermi dalla giornata passata a cercare frettolosamente cose utili da infilare nella valigia, ma molto probabilmente, ci avevo infilato più cazzatelle che altro. Mio padre di sicuro, vedendomi in quello stato, avrebbe sospirato abbassando il capo e scuotendolo per cercare di fare il padre serio, ma sarebbe sicuramente scoppiato a ridere subito dopo. Greg non ci avrebbe pensato nemmeno, si sarebbe buttato a terra tenendosi la pancia, e sarebbe scoppiato a ridere senza alcun contegno o rispetto. Ma in fondo, lui se lo poteva permettere, era il figlio perfetto, il cocco di mamma. Feci una smorfia. Era quello che appena apriva bocca si beccava la lode. Mentre io dovevo spaccarmi la schiena per ottenere una sufficienza. Ma sapevo di essere un genio incompreso.. Io ero bravo! Erano i professori ad essere stronzi con me! Mi avevano adocchiato dal primo giorno di scuola, classificandomi come quello che 'ha il potenziale, ma non si applica'. Odiavo quella frase, i professori non capiscono proprio niente. Non capiscono che questi sono gli anni più belli della nostra vita, e che non c'è tempo di stare a sprecarli con il collo piegato sui libri che parlano di persone morte. Ma cosa ce ne può fregare a noi di Dante? Che poi, la 'Divina Commedia' parla di lui che girottola tra inferno e paradiso scortato sempre da persone diverse, e quando finalmente tocca a Beatrice, la ragazza che gli piace, portarlo in giro lui ci resta ancora più male perché deve abbandonarla per andare in Paradiso. Ma cosa ce ne frega a noi dei viaggetti mentali che si fa questo? Ogni volta sviene, era un cagasotto o cosa? Personalmente lo trovo anche un po' sfigato. Fa di tutto per conquistare una ragazza che non ne voleva sapere niente di lui. Alla fine l'ha portata all'esasperazione e gli ha detto di si, forse è anche per questo che è morta.. Se voleva conquistarla subito, aveva a rifarsi il naso. Ridacchiai per quello che avevo appena pensato, stavo facendo discorsi su cose troppo intelligenti. Mi alzai stiracchiandomi e mi sentii quasi svenire dalla fatica che avevo addosso. Sentii bussare e mi voltai verso la porta mormorando un 'mh?'.
"Niall, sono la mamma. Non sei sceso a cena, tutto okay?" Parlava, molto probabilmente, poggiata alla porta. Non sapevo cosa inventarmi.
"Ehm.. Si scusa, volevo.. Finire di.." Guardai la valigia sudando freddo. La presi e la nascosi sotto al letto risistemando frettolosamente la camera. "Scusa mamma volevo finire di studiare!" Dissi senza pensarci. E solo dopo mi resi conto di quello che avevo appena detto. Io? Niall Horan? Niall James Horan? Studiare? Tutto il giorno? E saltare uno dei pasti? Scherziamo? Si vede che ero in panico, perché una scusa meno credibile di questa non la potevo trovare. Sentii il silenzio, così continuai io a parlare "tranquilla mamma sto bene, dopo scendo a mangiare qualcosa" la sentii sospirare "e va bene, ma vai a letto presto, domani mattina ci alziamo presto per arrivare all'aeroporto in tempo." Disse prima di darmi la buonanotte ed allontanarsi, verso camera sua molto probabilmente. Lanciai un sospiro di sollievo e mi resi conto che non avevo davvero mangiato, e solo in quel momento realizzai che da ore il mio stomaco stava brontolando per i morsi della fame. "Sta buono! Adesso mangio!" Dissi ironicamente guardando la mia pancia e poggiandoci sopra una mano. Uscii dalla stanza e scesi in cucina facendomi un panino prosciutto e formaggio. Rubai dal frigo una bottiglietta di Esta The alla pesca per poi tornare in camera, accendere la TV e mangiare comodamente stravaccato sul letto. Dopo aver spazzato via panino e The, buttai carta e plastica nel cestino. Mi alzai stiracchiandomi e mi diressi in bagno per lavarmi. Mi misi a pensare a come sarebbe potuta andare questa vacanza. Sarei stato solo, senza i miei amici, che avevo salutato pochi giorni prima. Sentivo già la loro mancanza. Una volta lavato tornai in camera mettendo il pigiama, e mi infilai sotto le coperte. Attaccai un capo del carica batterie alla presa della corrente e l'altro al telefono, che subito si illuminò mostrando che avevo il 24%, e confermandomi che si stava ricaricando. Sospirai poggiandolo sul comodino accanto a me e mi voltai dalla parte opposta chiudendo gli occhi, e cadendo in un sonno profondo.
La mattina dopo mi risvegliai con la marimba che infastidiva il mio così angelico sonno. Sbuffai e allungai con fatica un braccio verso di esso afferrando il telefono, dischiudendo gli occhi e premendo il pulsante di spegnimento. "Si si ho capito.. Ora mi alzo.." Mugugnai quelle parole prima di voltarmi a pancia in su e sbuffare. "Ma guarda te cosa mi tocca fare." Sbuffai nuovamente e mi alzai alla velocità di un bradipo, per poi andare verso l'armadio e tirare fuori un paio di jeans di un colore che va dall'azzurro chiaro al bianco, con una spaccatura sul ginocchio e una di quelle felpe con il cappuccio ma senza le maniche grigia. Indossai il tutto, accompagnato da un paio di Converse alte, bianche, come i laccetti della felpa che pendevano sul mio petto. Andai in bagno e ripetei l'azione del giorno precedente congelandomi la faccia con l'acqua, ma in fondo serviva a farmi risvegliare. Tornai in camera e afferrai la valigia, sorpreso di non aver ancora visto mia madre fare irruzione nella mia stanza urlando come una gallina. Ridacchiai scuotendo il capo prima di scendere in cucina e non trovare colazioni ad aspettarmi sul tavolo. Mi guardai intorno.. 'ma dove sono tutti?' Pensai. Cominciavo a sentirmi come il ragazzino di 'Mamma ho perso l'aereo'. "Mamma? Papà? Greg?" Non ottenni risposte e il fatto mi fece preoccupare. "Ma dove cazzo sono tutti.." Sussurrai prima di intravedere mio fratello scendere le scale. Lanciai un sospiro di sollievo paragonandolo, per un attimo, alla salvezza. "Greg! Ma dove sono mamma e papà?" Gli chiesi. Lui alzò lo sguardo dal telefono quasi sbuffando e mi guardò. "Sono fuori a sistemare le cose in macchina" mi rispose svogliatamente prima di uscire anche lui. Scossi la testa e mi avviai anche io, lanciai un'ultima occhiata alla casa sussurrando un 'ci vediamo fra una settimana' con aria triste.
Il viaggio in macchina non fu niente di interessante. Mia madre non la smetteva di sorridere e parlare con mio padre. Mio fratello fissava il telefono, 'spippolando', come diceva mia madre. Mentre io fissavo la strada e il paesaggio che scorrevano fuori dal finestrino. Arrivati all'aeroporto facemmo tutto quello che c'era da fare, e salimmo. Finii accanto a mio fratello, dato che i miei volevano continuare a parlare della vacanza. Ma stare accanto a mio fratello, equivaleva a stare da soli. Dopo un paio d'ore di volo arrivammo, che era quasi sera, per mia fortuna. Se ci fosse stato ancora tempo mia madre avrebbe prenotato una di quelle escursioni fra deserti, o in mare aperto. Non che non mi piacessero, ma dopo quelle ore di volo, non avevo intenzione di fare nulla. Un pullman ci scortò dall'aeroporto fino al nostro Hotel, se così si può chiamare. Più che un Hotel, era una serie di casette, dove ovviamente c'era il minimo indispensabile, sparse vicino ad una spiaggia; tu ne prendevi una, e poi facevi quel che volevi. Questa storia delle casette mi piaceva! Prendemmo la nostra casetta e vi ci andammo. Mentre i miei sistemavano le cose mio fratello corse a buttarsi sul letto. Io notai un terrazzino, e vi ci andai richiudendo la porta dietro di me. Misi le mani in tasca respirando profondamente e guardandomi intorno. Il vento fresco si infiltrava fra i capelli biondi sulla mia testa, muovendoli, e si mescolava perfettamente al calore del sole sfuocato del tramonto, che era di un rosa pesca. Stava andando a nascondersi dietro al mare. Sorrisi a quella visione, il panorama era mozzafiato. Forse, non sarebbe stato così male stare li.

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