-Eravamo gli ultimi del gruppo, ma ci trovavamo bene nella nostra solitudine.

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Credo di aver chiuso occhio si o no due volte per un'oretta e mezza circa quella notte. La notte del terzo giorno, ne mancava una da passare in quel letto. Continuavo a fissare la parete alla mia destra. E poi quella a sinistra. A volte il soffitto. Pensavo. Pensavo a tutte le cose che mi erano successe in così poco tempo. A tutte le sensazioni, le emozioni, i sentimenti.. Ero un tornado, e in me si intrecciavano tutte queste cose. Quel ragazzo, Zayn, aveva un qualcosa che.. Che non so spiegare.. Alla vista sembrava così cupo e misterioso, riservato. Forse per tutti quei tatuaggi che coprivano gran parte del suo busto. Forse per gli occhi scuri e profondi. Ma poi, bastava rovesciargli un succo addosso, e diventava il tuo migliore amico. Quando mi aveva preso la mano.. Ero arrossito.
Mentre pensavo e lasciavo che i raggi del sole mi scaldassero e mi illuminassero senza nessun fastidio rispetto alla mattina precedente, alzai l'avambraccio e abbassai lo sguardo per riuscire a vedere la mano, quella che aveva toccato quella di Zayn.
Mi ero sentito, in un terribile imbarazzo in quel momento. Mi ero sentito una ragazzina di quelle timide, che appena le guardi abbassano di colpo lo sguardo arrossendo e facendosi piccole nelle loro fragili spalle. Si, è così che mi ero sentito. Ed è così che mi sentivo ogni volta che ero con lui.. Questa cosa non riuscivo a spiegarmela. Non mi era mai successo di sentirmi così a disagio con un ragazzo.. Non mi succedeva nemmeno con le ragazze! A dire il vero è da molto che non frequento o sto con una ragazza.. Che il mio comportamento nei confronti di Zayn, sia dovuto a questo? Forse, è da troppo che non conosco ragazze, o anche ragazzi nuovi, e questo mi porta a comportarmi così con Zayn.. Come quando sei al tuo primo giorno di scuola e devi fare amicizia con tutti.. È spaventosamente terribile l'imbarazzo che si crea.
Chiusi per un attimo gli occhi per tentare di riposarmi un po' ma appena stavo per acquistare sonnolenza, sentii bussare alla porta, sbuffai.
"Mhh.. Chi è..?" Mi rigirai nel letto.
"Niall" riconobbi subito la voce di mio padre "io e la mamma abbiamo prenotato un'escursione in mare aperto" afferrò la maniglia ed aprì la porta "prepara il costume e le scarpette apposite di gomma che ti abbiamo comprato, vestiti e poi andiamo, o perdiamo la barca" detto questo restò per un attimo in attesa di una mia risposta, ma quando vide che non ce n'era nemmeno l'ombra, ripeté un 'muoviti' e poi richiuse la porta andandosi a preparare. Io non avevo dormito, come potevo andare a fare una nuotata in un'acqua talmente profonda da non vederne il fondo? Purtroppo avevo detto ai miei che avrei provato a fare tutto, per far si che questa vacanza familiare, fosse davvero familiare. Mi alzai da quel così comodo letto per poi guardarlo, quasi con tristezza.. Ero patetico, la mia faccia lo era, la mia espressione, ma non avevo dormito per niente! Stavo morendo lentamente.. Di sonno..
Misi il costume e mi vestii, anche se, per via del caldo non mi sarebbe dispiaciuto rimanere in costume ed infradito. Raggiunsi gli altri, mia madre era già pronta, non so come, e ci dirigemmo tutti a fare colazione. Appena entrammo, come al solito, cercai con lo sguardo Zayn, e stavolta lo trovai, seduto al suo tavolo, che mi guardava sorridendo. Ricambiai quel sorriso, senza nemmeno accorgermene, e non riuscendo a staccare lo sguardo da lui, mentre camminavo finii contro il tavolo che i miei e mio fratello avevano scelto, beccandomi uno spigolo sull'inguine. Mi piegai tenendomi la parte colpita e dopo poco sentii una mano sulla mia schiena.
"Niall stai bene?" Quella voce, anche se preoccupata, era quella di Zayn. Annuii, anche se in realtà stavo strizzando gli occhi per impedire a quelle fastidiose lacrime di dolore di farsi strada lungo le mie guance.
Non feci in tempo ad alzarmi per confermargli il fatto che stavo bene, che mia madre arrivò in soccorso tutta preoccupata.
"Oddio Niall che hai fatto?!" Quasi spintonò Zayn per chiedermelo. In quel momento, la odiai. Ma in fondo era una mamma, perciò era normale si preoccupasse per suo figlio. Con gli occhi socchiusi, riuscii a vedere Zayn allontanarsi, come se si sentisse fuori posto, è molto probabilmente era così.
Mia madre mi volle aiutare a rialzarmi e il dolore piano piano andava sfuocandosi. Dopo aver mangiato qualcosa feci cenno a Zayn di raggiungermi, e così fece.
"Come stai?" Chiese lui avvicinandosi.
"Bene, grazie" gli sorrisi "Scusa per mia mamma, ma sono stato un bambino attivo e mi facevo male molto facilmente" ridacchiai, e lui ricambiò.
"Beh, spero tu ti sia calmato" continuò lui, ed io annuii "Oggi i miei mi costringono ad andare a fare una specie di immersione" sospirò lui. A me si era invece accesa una lampadina: che fosse la mia stessa?
"Ah si? Anche i miei! Magari è la stessa.."
Lui rise "Niall, siamo nello stesso hotel e nello stesso club di escursioni, credo che se oggi fai quella escursione lo stesso vale per tutti gli altri che alloggiano in questo hotel" mi spiegò ed io mi grattai la nuca, un po' in imbarazzo. Come potevo essere così stupido?
"Ohw.. Giusto.." Ridacchiai, e vidi gli occhi scuri di quel ragazzo accendersi di una piccola luce, che li fece colorare di un castano chiaro. Fummo interrotti dalla mia famiglia, con mio fratello che cominciò a parlare.
"Niall andiamo" si limitò a dire. Io indietreggiai di poco, facendo in modo che la mia famiglia e Zayn, si guardassero. Mi rivolsi alla mia famiglia.
"Ragazzi, lui è Zayn, l'unico amico che sono riuscito a farmi qua" ridacchiai e lo guardai "Zayn, loro sono la mia famiglia: mio padre, Bobby" lo indicai, e lui porse la mano a Zayn che subito la strinse "Mia madre, Maura" la indicai e ripeté l'azione di mio padre "E mio fratello, Greg" Conclusi indicando lui, che ripeté la stessa azione. Zayn accolse tutti con il sorriso per questo stette da subito simpatico ai miei. Mio fratello semplicemente se ne fregava. Anche lui mi presentò la sua famiglia, e le nostre famiglie cominciarono a socializzare fra di loro. Poche ore dopo, eravamo su una nave, che ci stava scortando in mare aperto, io ero seduto accanto a Zayn.
"Sai, credo che mio fratello si sia preso una cotta per tua sorella Doniya" dissi a Zayn ridacchiando. Lui mi guardò alzando un sopracciglio.
"Beh, non so come potrebbe finire" alzò le spalle sorridendo. Le conversazioni furono di questo tipo, prima di arrivare in pieno oceano. Dopo che tutti, compresi gli accompagnatori, ebbero indossato i salvagenti e maschere, scendemmo dalla barca, ritrovandosi immersi nel oceano, tiepido e azzurro, con qualche sfumatura di blu. La faccia di Zayn era terrorizzata. Così mi avvicinai a lui, che sembrava ripugnante all'acqua. Cercava quasi di volare, pur di non essere li dentro.
"Zayn? Tutto okay?" Ero abbastanza preoccupato nel vederlo così. Lui annuì velocemente, anche se io non ero convinto di ciò. Era il tipico comportamento dei fobici. Forse aveva la fobia del mare aperto. E in quel caso, si sentiva oppresso e schiacciato dalla grande massa d'acqua. Poggiai una mano sulla sua spalla, protetta dal salvagente fatto a giacchetta smanicata.
"Zayn, va tutto bene" cercai di tranquillizzarlo io, ma lui sembrava non ascoltarmi. Quasi per istinto, feci scendere la mano lungo il suo braccio, fino a arrivare alla sua mano, che strinsi, accarezzandone il dorso con il pollice. lui, che prima aveva gli occhi chiusi, adesso, li aveva aperti, e fissi su di me. Pensavo gli desse fastidio il mio gesto, ma al contrario, mi sorrise. Ed io ricambiai.
"Gli altri si stanno muovendo.. Andiamo?" Gli chiesi, sempre sorridendo per rassicurarlo. Lui mi annuì e sempre per mano, cominciammo a nuotare dietro agli altri. A volte chinavo il capo, per immergere la testa nell'acqua e guardare le meraviglie che si trovavano qualche metro sotto di noi, poi facevo nuovamente emergere la testa, dicendo a Zayn di provare a guardare, perché era tutto bellissimo, ma lui non voleva. E io trattenevo le risate a ciò. Aveva davvero molta paura, nonostante indossasse il salvagente. A volte mi stringeva la mano, quando gli dicevo che sotto di noi stavano passando pesci dai mille colori. Eravamo gli ultimi del gruppo, ma ci trovavamo bene nella nostra solitudine, quasi nascosti, come le nostre mani, sotto l'acqua. Eravamo così vicini, che riuscivo a sentire il suo respiro irregolare, per via della paura, e questo mi spingeva a tranquillizzarlo, con le parole e con le carezze alla sua mano. Quello era senza dubbio il giorno migliore delle vacanze, fino ad allora.

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