-Io non ero nessuno.

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-No, non era un sogno, era lui, davanti a me.
Sembrava uno di quei cento sogni in cui il protagonista era lui, e sognavo di incontrarlo.
Ma adesso, non avevo bisogno di un centunesimo sogno..
Adesso avevo bisogno di lui.-
Io sorrisi vedendolo.
Sorrisi e feci passi verso di lui.
Avrei voluto correre e l'adrenalina che avevo nelle vene mi avrebbe addirittura fatto volare.
La distanza era così poca, ci dividevano pochi centimetri.
Lui rimase immobile, con un'espressione fredda, preoccupata, come quando non hai studiato e ti chiamano alla più difficile interrogazione di matematica.
Quella con gli algoritmi e le espressioni con i numeri irrazionali elevate alla decima in base centoventi.
Mi bloccai anche io alla vista di quell'espressione ed aggrottai la fronte confuso.
Non capivo cosa gli stesse prendendo.
Mormorai il suo nome.
Tutti ci chiesero se già ci conoscessimo ed io raccontai tutto, guardando a tratti Zayn.
Lui fissava il pavimento, sembrava isolato dal mondo.
Gli chiesi se stesse bene, rispose di sì, poi la campanella suonò e niente più.

Da quel giorno, a pranzo stava sempre con noi, ma isolato da tutti, sempre rinchiuso nel suo mondo, a fissare il cibo, ad assaggiarlo qualche volta, come lontano da occhi indiscreti.
Io lo guardavo, ma avevo troppa pura di parlargli, di dire qualcosa di sbagliato.
Quell'oggi era un giovedì e ci eravamo trovati a ricreazione a bere un caffè in mensa.
"Sabato sera c'è una festa a casa di un certo Christian, abita qui vicino. Che dite, ci andiamo?" Spiegò Katherine per poi finire in un sorso il caffè caldo. Dopo averlo ingoiato strinse i denti e gli occhi, forse per il liquido bollente che aveva mandato giù come acqua.
Li riaprì poco dopo guardando noi altri, che a nostra volta ci stavamo guardando per sapere cosa ne pensassero tutti i componenti del gruppo.
"Certo!" Dissero in coro Harry e Liam.
Louis annuì e le gemelle risposero di sì.
Io guardai Zayn.
Capii che mi stava guardando in quel momento, perché non appena i miei occhi si posarono su di lui, i suoi, castano dorato, si spostarono a guardare da un'altra parte, come se avessero trovato qualcosa di più interessante da guardare.
Strinse le labbra in un filo sottile, quelle labbra rosee che già da sole erano sottili.
Sottili e perfette.
Scossi il capo per i pensieri che stavo avendo.
Stavo davvero pensando alle labbra di Zayn?
"Scusatemi ragazzi, non posso." Disse solo questo e bastò a svegliarmi dal mio piccolo momento di trance.
In seguito sparì, con la scusa di fare tardi in classe.

Guardai gli altri.
"Hey ma che gli prende a quello?" Chiese Louis seguendolo con lo sguardo.
Katherine guardava me, era l'unica a cui avevo raccontato tutto. Avevo legato molto con lei, la consideravo la mia migliore amica.
Sapeva che avevo instaurato un forte rapporto con Zayn e credo che anche lei, come il me interiore, stesse cominciando a dubitare del mio orientamento sessuale.

Io alzai le spalle in risposta a Louis, per poi guardare gli altri e accennare un sorriso.
"Contate su di me ragazzi! Fatemi sapere come ci arriviamo." Dissi io, per poi sparire dietro ad un angolo.
Cercavo con lo sguardo la figura di Zayn, lottavo contro il tempo, contro il suono della campanella, per trovarlo.
Volevo e dovevo parlargli, capire cosa gli succedesse.
Notai, davanti agli armadietti, un paio di ragazzi che avevo visto uscire dalla stessa aula di Zayn, una volta, così mi avvicinai a loro, dopo aver fatto un bel respiro ed aver deglutito per cercare di nascondere il fiatone dovuto alla corsa.

"Hey, scusatemi, sapete mica in quale aula potrebbe essere adesso Zayn? Zayn Malik."
Mormorai leggermente imbarazzato, nel parlare con persone a me totalmente sconosciute.
Notai un ragazzo squadrarmi e l'imbarazzo crebbe.
Questo poi, parlò.
"Dovrebbe essere nell'aula 1B. Se non lo trovi lì non ho idea di dove possa essere."

La sua voce era profonda, intimidatoria.
Alzai lo sguardo su di lui, incrociando il suo.
Era uno sguardo schietto e senza schermi, uno sguardo color oceano, ma non quel l'oceano in cui ti tufferesti, quell'oceano profondo e scuro, pieno di misteri irrisolti, segreti, macerie.
Annuii e gli accennai un mezzo sorriso.
"Grazie mille."
Dissi, per poi scomparire, sentendomi ancora una volta osservato.
Corsi.
"Aula 1B."
Dissi, ritrovandomela davanti.
Afferrai la maniglia e la abbassai, per poi spingere ed aprirla.
Mi affacciai, trovando la classe spoglia di vita, se non fosse stato per un moro seduto al primo banco, che fissava un libro, con gli avambracci poggiati al banco.
"Zayn?"
Al suono della mia voce, il ragazzo strinse i pugni.
"Niall?"
Più che una domanda, la sua sembrò un'affermazione, come se sapesse perfettamente chi fossi solo ascoltando le mie parole. Come se non avesse bisogno degli occhi per confermare la mia identità.
Entrai lentamente e lentamente chiusi la porta, non distaccando lo sguardo da lui nemmeno per un secondo.
Ormai, Zayn, era maestro nel fuggire e non volevo che sprisse di nuovo, perciò lo incatenavo al mio sguardo.
"Ti disturbo?"
Mormorai imbarazzato, portando le mani dietro alla schiena e stringendole nervosamente, rimanendo davanti alla porta.

Lui scosse il capo ed io annuii debolmente, mordendomi l'interno guancia.
Mi avvicinai a passo lento, arrivando al suo fianco.
Rimasi per un po' ad osservarlo prima di proferir parola.
"Volevo chiederti, uhm, se potevi spiegarmi perché continui ad evitare tutti," mormorai "e me."
Quando finii la frase, percepii una specie di sussulto da parte sua.
Strinsi le mani dietro alla schiena, preoccupato per ciò che avevo appena detto.
Avevo detto qualcosa di sbagliato?
Sembrava come preso alla sprovvista, come se non sapesse niente dell'argomento e forse era davvero così.
Sospirò.
Si alzò ed i miei occhi, per seguire il suo capo, si alzarono, dato che il ragazzo era più alto.
Spinse via il banco, facendomi sobbalzare ed indietreggiare di qualche passo.

"La vuoi smettere di essere così attaccato a me?"
Queste furono le sue parole.
Il cuore mi si restrinse nel petto.
Si voltò verso di me e mi guardò negli occhi, con uno sguardo freddo e duro.

"Mi stai soffocando. Pensavi davvero che sette giorni passati insieme ci avrebbero fatto diventare migliori amici?"
Le mie mani erano unite sul mio petto, strette ed impaurite.
I miei occhi increduli si chiudevano e si riaprivano velocemente, cercando di spazzar via quelle immagini che speravo fossero solo un sogno.

"Niall, io so poco o niente di te, non sei come gli altri membri del gruppo.
Loro li conosco da molto.
Loro hanno il diritto di venirmi a cercare e chiedermi cosa mi sta succedendo.
Non tu.
Non darti tutta questa importanza da solo.
Tu non-"
Pensò un po' prima di riprendere a parlare, come se stesse combattendo con se stesso.
Io lo guardavo, piccolo nelle mie spalle, stretto nel mio corpo.

"Tu non sei nessuno."
Crollai.
Il mondo crollò.
Io non ero nessuno.

"Lasciami in pace."
Mormorò in fine, prima di rimettersi seduto a leggere quello stupido libro.
La campanella suonò.
Il mio sguardo rimase fisso contro al muro.
Sentivo gli occhi pizzicare, così strinsi le labbra e i denti, per trattenere ogni lacrima, anche se stavo cominciando a vederci sfuocato a causa di quest'ultime.
Corsi contro la porta, uscendo.
Non ci pensai, uscii da scuola, di corsa.
La strada, poco trafficata, mi permise di andare fino alla parte opposta del marciapiede.
Mi fermai, con il fiatone, le lacrime agli occhi e il cuore che batteva a mille.
Non potevo credere a ciò che avevo sentito.
Zayn..
Come aveva potuto dire quelle cose?
Come aveva potuto cambiare in così poco tempo?
Come poteva la mia sola vista mandarlo in collera.
Come potevo, io, comune mortale, ribellarmi ai miei sentimenti per fare un piacere a lui?
Beh, mi dispiace caro Zayn, ma io non ne ho la forza.
Asciugai le lacrime con le maniche della maglia e tirai su col naso, passando poi una mano fra i capelli.
Ormai era più che evidente, i miei sentimenti per lui non erano una forte amicizia.
La mia timidezza non mi avrebbe mai permesso di fare un ipotetico primo passo per cercare di chiarire meglio questo.. "Sentimento", ma non mi sarei comunque fermato.
Volevo stare bene.
Volevo ritrovare lo Zayn che avevo conosciuto in Grecia, quello a cui avevo versato addosso il succo di frutta e che sarebbe diventato da quel momento in poi il mio punto fisso.
Attraversai di nuovo la strada ed entrai a scuola.
Per la strada incontrai Louis, il solito ritardatario, che vedendomi in quello stato mi seguì.

"Hey amico, tutto okay? Hai gli occhi un po' arrossati, sai? Non avrai mica fumato qualcosa.."
Disse, sussurrando l'ultima frase.
Scossi il capo continuando per la mia strada, deciso ad andare avanti con la mia vita come se niente fosse accaduto, ma riuscii comunque a sentirlo sbuffare.
Entrai in classe, scusandomi con il professore per il ritardo e andai a sedermi.
Ripensai per l'ennesima volta a Zayn.
A ciò che mi aveva detto.
Al suo sguardo senza pietà, come il tono della sua voce.

Beh:
Mi dispiace se sono così soffocante.
Mi dispiace se mi sono legato troppo a te in troppo poco tempo.
Mi dispiace se sono uno stupido.
Mi dispiace se non sono nessuno.

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