30 settembre 1943

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Mi chiamo Mario Romani, ed è la prima volta che scrivo un diario. Perché avrei dovuto prima? Da ragazzo avevo il mare di Anzio, da adulto c'ho sempre avuto il novantuno, che è meglio di ogni altra penna, ve lo dico io. Ad Anzio ho passato 16 anni della mia vita in una famiglia fascista, fra l'oziare a scuola e l'oziare al mare. Dai 16 ai 19 anni sono stato "invitato" da mio padre a lavorare con lui in panetteria. Stendevo l'impasto, infornavo e sfornavo il pane, facevo delle consegne per la città. Ovviamente avrei preferito le grotte di Nerone (la mia spiaggia preferita ad Anzio), ma anche questi impegni non mi risultavano spiacevoli. Mi facevano sentire responsabile, mi piaceva la faccia che faceva la gente quando vedeva il pane: erano tutti felici nel vedermi. La più felice probabilmente era la figlia dei Bruschini: Giovanna, 17 anni, bionda e con due occhi così: lei mi piaceva, io le piacevo. L'anno dopo ci siamo sposati, appena maggiorenni, con la benedizione delle nostre famiglie, amiche da molto tempo. Poi è arrivata la leva obbligatoria. Nell'esercito non c'erano facce felici. In realtà, da quando sono un militare, non ricordo di aver visto un sorriso vero. Si cercava di essere uomini veri. Poi invece è arrivata la guerra, e da quel momento in poi ricordo solo facce straziate dal dolore. Ora, a 27 anni, scrivo per passare il tempo, mentre aspetto che mi rimandino a Salò dal Duce. Sono un "Italianische Militarqualcosa", un Internato Militare Italiano, un I.M.I., insomma, come ci chiamano qua i tedeschi. Ci hanno portati qui, allo Stalag III-A di Luckenwalde, dopo averci catturato nei Balcani, a Leucade. Impresa facile: avevamo già consegnato le armi. Erano più forti, c'era poco da pensarci. Chi si è voluto salvare la pelle, se l'è salvata, e secondo me ha fatto bene. Mica come quei matti di Cefalonia, che per fare gli eroi s'è visto che c'hanno guadagnato...


(nota: dopo l'armistizio dell'8 settembre, italiani e tedeschi impegnati in guerra si ritrovarono improvvisamente nemici, quando fino a poco tempo prima condividevano lo stesso pasto, lo stesso tetto, lo stesso letto. A Cefalonia la divisione Acqui dell'esercito italiano decise di combattere ma venne trucidata in fretta dall'esercito tedesco)

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