9 Ottobre 1943

47 2 0
                                    

Ieri, durante la cena, ho conosciuto un romano di un altro reggimento che, al momento dell'armistizio, stava d'istanza nelle isole Ionie come me, precisamente a Corfù. Michele – questo era il suo nome – mi ha raccontato di come il suo superiore fosse fedele al Re, e di come inizialmente avesse dato l'ordine di considerare i tedeschi ostili e di opporre resistenza alla cattura. Michele mi ha raccontato anche di come gli eroici propositi del suo superiore vacillarono ed, infine, crollarono, dopo che i tedeschi fucilarono sommariamente mezza dozzina dei suoi uomini otto ore dopo l'armistizio. Giù le armi, bandiera bianca e via, negli Stalag a testa bassa. Infine mi ha raccontato – mentre una lacrima sfuggiva al severo controllo delle sue palpebre – di quando venne a sapere che suo fratello, stanziato a Cefalonia (divisione Aqui), era stato giustiziato a sangue freddo da quelli che fino a poche ore prima lo chiamavano "alleato". Naturalmente ho evitato di esprimermi a riguardo – sapete come la penso -, limitandomi a commiserarlo. Nonostante considerassi quella strage più una colpa italiana che tedesca, quella sera gli occhi con cui guardavo i miei carcerieri erano diversi: non so dire se appannati dalle passioni o resi, dalle passioni stesse, più consapevoli.

Pagine perdute di una sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora