Ieri, durante la cena, ho conosciuto un romano di un altro reggimento che, al momento dell'armistizio, stava d'istanza nelle isole Ionie come me, precisamente a Corfù. Michele – questo era il suo nome – mi ha raccontato di come il suo superiore fosse fedele al Re, e di come inizialmente avesse dato l'ordine di considerare i tedeschi ostili e di opporre resistenza alla cattura. Michele mi ha raccontato anche di come gli eroici propositi del suo superiore vacillarono ed, infine, crollarono, dopo che i tedeschi fucilarono sommariamente mezza dozzina dei suoi uomini otto ore dopo l'armistizio. Giù le armi, bandiera bianca e via, negli Stalag a testa bassa. Infine mi ha raccontato – mentre una lacrima sfuggiva al severo controllo delle sue palpebre – di quando venne a sapere che suo fratello, stanziato a Cefalonia (divisione Aqui), era stato giustiziato a sangue freddo da quelli che fino a poche ore prima lo chiamavano "alleato". Naturalmente ho evitato di esprimermi a riguardo – sapete come la penso -, limitandomi a commiserarlo. Nonostante considerassi quella strage più una colpa italiana che tedesca, quella sera gli occhi con cui guardavo i miei carcerieri erano diversi: non so dire se appannati dalle passioni o resi, dalle passioni stesse, più consapevoli.
STAI LEGGENDO
Pagine perdute di una scelta
Narrativa StoricaElaborato scritto vincitore del concorso della provincia di Roma "70 anni Resistenza. Una storia senza fine". Il testo racconta di uno degli ottocentomila militari italiani internati nei campi di concentramento nazisti dopo l'armistizio dell'8 sette...