16 ottobre 1943

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Michele s'è impiccato. S'è impiccato di notte, mentre tutti dormivano. Per la corda ha usato i pantaloni, sporchi di terra per il gran lavoro del giorno prima. Alle tante, orribili immagini che ho impresse nella mente (e questa guerra è stata, lo posso affermare con certezza, una miniera di immagini orribili), stamattina si è aggiunta l'immagine di un amico, penzolante dal soffitto e col culo di fuori. Ne ho viste di morti, non sono di certo un uomo dal cuore fragile: eppure stamattina, ascoltando uno sconosciuto che mi riferiva quanto ho appena esposto, il mio cuore (e di questo sono più che certo) ha saltato due o tre battiti, come per fare silenzio. Evidentemente sperava di aver capito male. Ammetto di aver pianto durante il lavoro oggi, per fortuna non se n'è accorto nessuno. Non faccio altro che rileggere quella poesia, probabilmente non riuscirò a dormire un granché neanche stasera. Molti dei suoi compagni erano visibilmente scossi, a cena. Ho parlato con qualcuno di loro, pare che nessuno se l'aspettasse: davano l'impressione di essersi ricordati dell'esistenza di Michele soltanto ieri sera. Ho avuto anche l'occasione di scambiare due parole a riguardo della scelta che ci è stata proposta ieri dai tedeschi. Sono ancora tutti indecisi: è troppo importante per non prendere una decisione ponderata. Ed è meglio che mi metta a pensarci anche io, Michele o non Michele. E mentre lo scrivo, bagno questo foglio con lacrime di ghiaccio.

Pagine perdute di una sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora