E per sempre hai preso un pezzo di me

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Sta facendo avanti e indietro davanti alla porta d'ingresso da diversi minuti, da quando ha chiuso la telefonata con Giacomo e gli ha mandato l'indirizzo dove raggiungerlo. Ha il cellulare in mano, pronto a scattare al primo squillo, per qualunque evenienza e non riesce a stare fermo.

Simone lo osserva e sospira all'ennesima volta che dalla porta torna al divano e viceversa.

"Manu!" Lo richiama, per attirare la sua attenzione.

"Eh?"

"Stai facendo il solco a furia di fare avanti e indietro."

"È che non so che è successo..."

"Lo so ma così non è che risolvi qualcosa..."

Manuel lo guarda e stringe il telefono nella mano, tentando di calmare i nervi tesi.

"Tu che pensi?" Chiede poi a Simone, che si siede sul divano e prende un altro respiro profondo.

Cosa può pensare? Da come è andata la telefonata, quel ragazzo sembrava sconvolto, il che dal suo punto di vista può voler dire solo una cosa: Tommaso ha alzato le mani su di lui. E si sente in colpa perché avrebbe dovuto evitarlo, sapeva che sarebbe successo prima o poi e oltre a incoraggiare Manuel a stargli vicino, non ha fatto niente. Doveva presentarsi a lui, farsi ascoltare anche se non voleva, aprigli gli occhi e metterlo davanti a una verità che magari non avrebbe accettato sul momento, ma gli avrebbe almeno fatto venire un dubbio e metterlo in allarme. E invece si è crogiolato nella sicurezza di Manuel, di quello che in quest'ultimo anno ha ricostruito a fatica e ora Tommaso sta mietendo un'altra vittima, ancora più debole di lui, perché più giovane, più inesperto, meno disilluso dalla vita.

"Lo sai anche tu, Manu..."

"Mi ha ricordato te, sai? Quando quella mattina mi hai chiamato che ti aveva chiuso in casa."

"Per me ha fatto di peggio ora."

"Peggio di quello che ha fatto a te?!" Manuel lo guarda con tanto d'occhi, perché quello che ha fatto a Simone è inqualificabile. Cosa può esserci di peggio di quello che ha subito Simone in quei due anni?

"Lo avrà picchiato, io ero semplicemente chiuso in casa."

Manuel si accuccia ai suoi piedi e gli prende il volto tra le mani. "Smettila di sminuire quello che ti ha fatto, non ti fa bene. Lo so che ci stai lavorando, ma non dire più che è meno grave perché non avevi lividi. Okay?"

Simone annuisce e chiude gli occhi. È stato difficile accettare di essere stato in una relazione abusiva e tossica e ancora adesso fatica ad ammetterlo, anche a sé stesso. Non lo fa con intenzione, ma gli viene ancora naturale dire che Tommaso non fosse la persona che è in realtà. Ancora non è capace di ammettere il contrario, quindi continua a giustificare le azioni che ha subito.

Il momento viene spezzato dal suono del citofono. Manuel si fionda a rispondere e appena indica il piano, apre la porta e lo aspetta. Lo vede salire lentamente, con una certa fatica e appena compare dal fondo delle scale capisce perché.

Giacomo ha un occhio gonfio e poco aperto, un taglio sul labbro e lo zigomo livido. Manuel trasalisce nel vedere quello spettacolo pietoso. Lo fa accomodare e subito lo fanno sedere sul divano. Simone si precipita a prendere del ghiaccio e un asciugamano pulito per sistemargli quel disastro in faccia. Sapeva che si trattava di quello, era certo che l'avesse picchiato. Non credeva l'avesse però dirotto in quelle condizioni.

"Mi dispiace essere piombato qui all'improvviso ma non potevo tornare a casa in questo stato."

"E i tuoi amici?" Chiede Manuel. Ricorda perfettamente quando Sbarra l'aveva fatto picchiare a sangue da Zucca e Simone si era subito reso disponibile per aiutarlo.

Nessuno è solo | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora