Nessuno è solo

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È la sensazione più strana che abbia mai provato e probabilmente che proverà mai. Si guarda intorno e si sente quasi soffocare. Forse è questa l'idea che deve dare la galera: l'aria viene inglobata dalle pareti, strette e spoglie e quel degrado ti risucchia via la vita stessa.

Ritrovarsi lì è quanto di più lontano da ciò che credeva avrebbe mai vissuto eppure sente che deve farlo.

Quando Tommaso si siede dall'altra parte del tavolo, è visibilmente provato da quelle settimane passate in carcere. Non ha più quell'aspetto imponente e fiero che aveva sempre mostrato in presenza di Simone e che in lui incuteva timore.

"Eccomi, sono qui. Che perché mi hai mandato a chiamare?"

"Ti... ti volevo chiedere scusa. Per tutto quello che ti ho fatto vivere in questi anni."

Ed eccolo il momento perfetto. La notte prima è rimasto sveglio con Manuel a pensare alle cose che vorrebbe dirgli e chiedergli. Gliene sono venute tantissime, ma che alla fine si riducono a un solo unico: perché?

"Perché? Perché ora?"

"Sto seguendo un percorso terapeutico con uno psicologo e mi ha detto che tra le cose che devo fare c'è il chiedere scusa, per quello che ho fatto."

"E che dovrei farci con queste scuse?"

"Nulla, Simo'... non mi aspetto che mi perdoni o che le accetti, nemmeno mi interessa in realtà. Devo farlo per il mio percorso."

"Per il tuo percorso..." Mormora, cercando di assimilare quello che l'altro gli sta dicendo. "Meno male che non ti aspetti il perdono perché non te lo concederò. Queste scuse valgono meno di zero, non sono sentite, non sono una tua necessità per stare meglio. È praticamente un compito che stai eseguendo e pure male."

"Come ti pare..."

"Appunto. Lo vedi? Ho sbagliato ad accettare di venire qui, è una perdita di tempo." Fa per alzarsi, ma l'altro lo trattiene.

"Che dovrei fa', allora? Di certo non posso tornare indietro e non farti del male..."

"No, ovvio. Ma se devi chiedermi scusa che almeno sia sentito e non un compitino del cazzo come a scuola. Mi hai quasi ammazzato e tutto quello che ricevo è uno 'scusa' detto tanto per, come i bambini che vengono sgridati? Non puoi riprenderti ogni botta e violenza che ho dovuto subire da parte tua? Okay, ma almeno dimmi che hai capito, dimmi che ti fai schifo per quello che hai fatto, non uno 'scusa' pronunciato a mezza bocca. Non me ne faccio niente di questo."

"Simo' sto in un cazzo di carcere, quindi al momento non posso darti altro che le mie scuse. E se queste non bastano non c'è altro da dire."

"Non dovevi dire nemmeno questo. Però una cosa la voglio sapere. Perché ti sei fissato con me? Perché io?"

"Per il potere. Perché quando ho visto quanto fossi manipolabile ho pensato che fosse un gioco divertente. E prima che ti faccia strane idee non è niente di più, non ho traumi infantili, nessuna mancanza affettiva. Mi divertiva vederti succube. Mi faceva sentire potente e la cosa più divertente era che eri tu stesso a permettermelo."

"Quindi sarebbe colpa mia?"

Tommaso si avvicina al tavolo e gli va quasi davanti al volto per poi sussurrare: "É sempre colpa tua, te lo ripeto da quando ci conosciamo." Poi si allontana, si alza e si fa riaccompagnare in cella, senza voltarsi nemmeno un attimo, lasciando Simone visibilmente scosso a quel tavolo, a chiedersi a cosa sia servito quell'incontro. Eppure, in qualche modo può dire che quella è davvero la fine e può veramente lasciarsi quella parte della sua vita alle spalle, ricominciando a vivere.

A vivere sul serio.

Uscendo da lì, si ritrova un gruppo ad attenderlo: ci sono Laura e Andrea, che ormai sono ufficialmente una coppia; Christian, Chicca e Matteo. E Manuel che corre ad abbracciarlo appena entra nella sua visuale.

"Allora che voleva?" Chiede Andrea.

"Voleva... chiedermi scusa, per quello che ha fatto." Sono tutti impietriti di fronte a quell'affermazione.

"Che faccia da culo!" È Chicca a parlare per prima e a esternare il pensiero condiviso da tutti.

"E tu?"

"Gli ho detto che non me ne faccio niente delle sue scuse. Tanto più che lo ha fatto solo perché gliel'ha detto lo psicologo."

"Lo dovrebbero internare altro ché lo psicologo..." Manuel scuote la testa, disgustato da tutto ciò che riguarda Tommaso.

Sono ancora lì a commentare, quando Simone si accorge che Christian si sta allontanando.

"Ehi... che hai?"

Christian si volta verso di lui e ha gli occhi lucidi. "Ha chiesto scusa a te. E lo so che stavi per morire perché ti ha accoltellato. Però questo mi fa rendere conto che io non ho mai avuto un ruolo nella sua vita. Non merito delle scuse da parte sua per quello che mi ha fatto vivere e mi ha portato a fare."

"Non è così e fidati, forse è meglio che non ti abbia voluto vedere e che tu non abbia più rapporti con lui. Davvero."

"Che vuoi dire?"

"Le sue scuse non erano sentite."

"Però l'ha fatto."

"E secondo te è soddisfacente che siano arrivate così? Non valgono un cazzo quelle scuse, Chri. E poi..."

"Che?"

"Mi ha comunque dato la colpa per quello che ha fatto. Per lui il fatto che è stato così facile farmi sottomettere è stata la scusante alle sue azioni. Quindi davvero vorresti delle scuse per poi sentirti dire che è comunque colpa tua?"

"No, certo che no. Però sembra che io non sia mai esistito e fa male. Fa ancora un cazzo di male."

"Però non è così, esisti, qui e ora, con me e Manuel. E Andrea, Laura. Ci siamo tutti. E non siamo soli finché ci siamo l'uno per l'altro. Nessuno di noi."

"Quindi per te...Nessuno è solo?"

"Nessuno!"

"Oh che devo esse geloso?" Si intromette Manuel, abbracciando Simone da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla.

Simone ride e annuisce. "Ovviamente!"

"Dai rega andiamo, che ci aspetta una cena stratosferica, gentilmente offerta dal risarcimento di Tommaso."

Simone si volta e lo bacia, prendendogli poi la mano per camminare insieme fino alla macchina, ma soprattutto verso il loro futuro, uno a fianco all'altro.

E Simone per la prima volta può davvero immaginarselo questo futuro: una vita ricca, una famiglia; ma anche gelosia e passione. Giorni in cui non saranno in grado di starsi vicino, ma nemmeno lontano.

E amore. Tantissimo amore. Quello che Simone avrebbe meritato da sempre e che Manuel ha promesso nella sua testa di dargli per il resto della loro vita.

E oltre.

FINE




Note finali:

Questa è proprio la fine. Non so davvero bene che dire, ho tentato di dare una conclusione a tutto e ho pensato che questo confronto, per quanto amaro, ci dovesse essere tra Simone e Tommaso. Spero vi sia piaciuto perché anche se con un po' di ritardo mi sono impegnata davvero.
Detto questo, non vi lascio soli (un po' come il titolo di questa storia) perché ho già iniziato a scrivere un nuovo plot e arriverà quanto prima.
Quindi se vi va ci ritroveremo presto 😉
Grazie immensamente di cuore per avermi fatto compagnia in questo viaggio e ricordatevi che... NESSUNO È SOLO!
Babykit

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