Non puoi dimenticarla, una bugia quando parla

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A volte basta davvero poco per distruggere una labile quiete: una frase, un sospiro e tutto ciò che si è costruito crolla quasi non ci fossero mai state le fondamenta. E quella frase, sussurrata all'orecchio con fase lascivo, è bastata per spezzare Simone che a malapena raggiunge la macchina, entra dentro e crolla definitivamente, prima con un urlo pieno di rabbia e poi con un pianto che trasuda dolore.

È stanco di vivere quelle sensazioni. Si sente debole.

Diviso a metà tra ciò che vorrebbe per sé e ciò che sa essere la cosa migliore per proteggere Giacomo.

Quella frase risuona nella sua testa per tutto il giorno. Sapeva, se lo sentiva che quella non poteva essere una coincidenza. Era troppo strano che tra tutti i ragazzi di Roma, Tommaso avesse puntato proprio uno degli studenti di Manuel. Ora è terrorizzato, perché chissà da quanto tempo Tommaso ha architettato tutto. Pensa a come si è studiato tutti i loro movimenti, a come ha scoperto dove Manuel lavora e per poter scegliere al meglio la sua preda: un ragazzo facilmente abbindolabile con due moine e un sorriso ammaliatore, che purtroppo possiede e lo riconosce come la sua arma migliore.

Si sente terribilmente in colpa perché avrebbe dovuto fermare Tommaso quando ne ha avuto l'occasione e invece è stato ingenuo a credere che non sarebbe tornato, che avrebbe accettato la fine tra loro senza fiatare.

Non può dire nulla a Manuel e per un paio di giorni riesce ad evitare il discorso, ma i pensieri e la paura lo stanno consumando. Si ritrova di notte in bagno, si guarda allo specchio, si vede il volto sfigurato dall'angoscia e si sente catapultato a un anno prima. Soprattutto, l'ansia di dover parlare con Manuel, che non sa nulla, che non ha idea di ciò che sta valutando, o meglio che ha già deciso, perché non può permettere che un ragazzo così giovane viva quello che lui ha già vissuto e sa, al contrario di Giacomo, come affrontare. Seppur nel dolore.

Eppure Manuel non è cieco. Ha aspettato solo per dare spazio a Simone, ma dopo due giorni non riesce più a fingere di non aver visto.

"Che è successo con Tommaso l'altro giorno?" Chiede a bruciapelo.

"Nulla..." Simone vorrebbe tagliar corto, ma chiaramente Manuel non è dello stesso avviso.

"Nulla? Simone, ho visto che si è avvicinato e ti ha sussurrato qualcosa all'orecchio."

"Ah..." Simone non lo guarda in faccia, sentendosi già in difetto.

"Che ti ha detto?"

"Niente... ha solo cercato di spaventarmi."

Manuel si morde l'interno della guancia e sente il nervosismo iniziare a salirgli come ogni volta che si tratta di Tommaso. Alza lo sguardo verso il soffitto e sospira pesantemente. "E che ti ha detto per spaventarti?" Chiede tentando di mantenere la calma.

"Manuel, che palle! Le solite cose..." Ci prova Simone a sembrare sicuro di sé, anche se sa che con Manuel non funziona, perché lo conosce troppo bene.

"Simo' che palle un cazzo! Quando siamo tornati insieme ci siamo promessi di essere sinceri e dirci tutto. Quindi te lo richiedo: che t'ha detto per spaventarti?"

Simone non risponde, lo vorrebbe tenere fuori da tutto questo anche se è praticamente impossibile.

Manuel attende qualche secondo, ma quando nota che Simone non collabora, scuote la testa.

"Vabbè, fanculo!" Sta per andarsene dalla stanza quando Simone lo richiama.

"Okay, okay... mi ha proposto di tornare con lui."

"Ti ha proposto?"

"Sì e se torno con lui in cambio... lascerà in pace Giacomo."

"Che ha fatto?"

Nessuno è solo | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora