E io son morto e nessuno se n'è accorto

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TRIGGER WARNING: Allora questa premessa è doverosa perché QUESTO CAPITOLO CONTIENE DESCRIZIONI DI VIOLENZA. Ho cercato di non andare troppo nel particolare ma se siete sensibili io vi avviso. Probabilmente mi odierete alla fine del capitolo 🫣 Buona lettura!





Simone sta lavorando su quel file Excel da un'ora e ha la testa in fiamme. Non si accorge dell'orario finché uno dei colleghi gli si avvicina e attira la sua attenzione.

"Simo' ma non vieni a pranzo?"

Alza lo sguardo dal computer e nota dall'orologio attaccato alla parete che sarebbe dovuto andare in pausa da almeno dieci minuti abbondanti. Si strofina gli occhi e annuisce.

"Sì, non mi ero accorto dell'ora."

"Noi scendiamo alla tavola calda qui sotto, se ti va di unirti a noi."

È sempre bello vedere come i suoi colleghi lo coinvolgano in attività che non siano solo lavorative, come pranzare insieme. Sorride e accetta, iniziando a sentire un languore allo stomaco sempre più forte.

Scende con gli altri e il sorriso che ha sul volto si spegne quando vede alla parte opposta della strada Tommaso, con gli occhiali scuri sul naso e una sigaretta in bocca. Attraversa e con un sorriso si avvicina al gruppo.

"Ehi, finalmente sei sceso."

"Che ci fai qui?"

Il volto di Tommaso si fa più scuro. "Perché non posso venire a trovare il mio ragazzo?"

"Certo che puoi, ma sto andando a pranzo con i colleghi."

"Molto bene, non mi presenti?"

Simone si irrigidisce e con un sospiro si rivolge agli altri. "Allora lui è Tommaso, il mio ragazzo" pronuncia a fatica. Marco, uno dei suoi colleghi con cui ha più legato nell'ufficio aggrotta le sopracciglia e lo guarda. Simone gli fa cenno di non dire nulla e fortunatamente il ragazzo capisce e con un sorriso tirato si presenta a Tommaso.

Quando sono alla tavola calda e stanno prendendo da mangiare, non riesce a trattenere la domanda.

"Ma ricordo male o si chiamava Manuel il tuo ragazzo?"

"Mi sono lasciato con Manuel. Da un paio di mesi ormai."

"Ah mi dispiace. Ma come mai?"

"È complicato" risponde con quella che ormai è diventata la giustificazione per tutti gli aspetti della sua vita.

Da quando la vita era diventata così difficile? Forse lo era sempre stata, fin dall'infanzia con suo padre che si era allontanato, fino allo scoprire di Jacopo, di accettare la sua sessualità e ora questa relazione che alla fine si è scelto ma con cui deve fare i conti.

Appena si ritrovano di nuovo davanti allo stabile dell'ufficio, Tommaso lo prende da parte. Simone dice agli altri di salire e che in breve sarà di nuovo operativo.

"Che c'è? La pausa pranzo è praticamente finita."

"Non mi piace come sei quando ci sono quelli." Indica il portone dove i colleghi di Simone sono entrati.

"Che dici?"

"Sei diverso quando sei con loro."

"Sono me stesso quando sono con loro, cosa che non riesco a fare con te. Questo è diverso." Riesce a rispondere a tono.

"Beh non mi piace."

"Non posso darti retta adesso, devo salire. Vattene!"

Non gli dà modo di dire altro, si volta ed entra nel palazzo. Fa qualche passo senza voltarsi e appena sale la prima rampa di scale, crolla. Si siede poggiando la schiena al muro e prende dei respiri profondi. Si sente braccato e senza vie di fuga. Non sa come uscire da quella situazione. Continua a fingere che vada tutto bene, ha detto a suo padre che con Tommaso va meglio, si è inventato una vita che non esiste, dacché la realtà è ben diversa. È tutto sbagliato: quella relazione, tutta la sua vita. Quando l'anno prima era tornato con Manuel, si era illuso che tutto prendesse una piega diversa, si era fatto un intero film di come le cose sarebbero andate da quel momento in poi. E ora si ritrova al punto di partenza, come se quell'anno non ci fosse mai stato.

Nessuno è solo | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora