Capitolo 6

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Era metà pomeriggio ed eravamo tutti in casetta aspettando il collegamento con Maria, su eventuali compiti o sfide.
Era un pomeriggio piovoso, tanto da rinchiuderci all'interno della struttura per evitare la pioggia torrida che quel giorno si stava abbattendo su Roma.

Mi trovavo sul divano che c'era nel salotto, con Wax, alla mia destra e Tommy alla mia sinistra, tutti e tre con le gambe sul puff e la coperta sopra.
"Com'è andata la giornata?" Chiesi guardando i due ragazzi.
"Tutto bene, con Arisa sto lavorando a un nuovo inedito" annunciò Wax sorridendo contento.
"Molto bene, ho alcune parti ancora da imparare ma il lavoro procede. La tua Rebi?" disse Tommy sorseggiando il suo caffè.

"Ho dei nuovi pezzi, uno dei quali è una coreografia un po' sexy sui tacchi" annunciai mentre inzuppavo un biscotto nel mio tè caldo.
"Sono curioso di vederla. Ma soprattutto sono curioso di vedere la faccia di qualcuno" disse Wax facendomi sbiancare e far ridere Tommy.
"Non è divertente. E poi non c'è nessuna faccia da vedere" dissi fintamente convinta.
"Ti prego, siete proprio due struzzi allora. Prima o poi capire anche voi due che c'è del tenero che va oltre l'amicizia" continuò il rosso.
"Un conto è ammettere a me stessa che può interessarmi, un altro è quello di parlare di queste cose con lui" annunciai togliendomi un peso di dosso.

-Chi meglio di loro due mi potevano consigliare?- mi domandai- nessuno- mi risposi.

"Cosa sentono le mie orecchie. Questo è già un ottimo passo avanti tigre" disse Tommy sorridendomi.
"Arriverà il giorno in cui ci verrai a dire che vi siete messi insieme, e noi ti diremo ~te lo avevamo detto~" disse Wax, mentre mi rubava un biscotto.
"Non succederà mai" risposi anche se il pensiero di me e Nico insieme mi scaldava il cuore. Non volevo darmi false speranze, ma visto che a sostare questo erano due persone che ci conoscevano bene, forse potevo fidarmi.
"Ne riparleremo bambolina" finì Wax.

"Parlare di cosa?" Chiese Nico comparendo nella nostra visuale.
"Nulla" risposero Tommy e Wax facendomi l'occhiolino.
"Non è giusto che non mi dite mai le cose, mi state escludendo. Anche in questo momento che siete tutti e tre sul divano e io non ci sto" si lagnò come un bimbo a cui avevano appena tolto il gioco preferito.

Scoppiammo a ridere tutti e quattro prima che Nico mi fece alzare per sedersi al mio posto e per poi tirarmi per farmi accomodare tra le sue gambe.

Mi accoccolai subirò su di lui, che emanava un buon profumo di pulito.
"Come state?" Chiese Nico a tutti e tre.
Mentre i miei due amici si cimentavano in un racconto appassionato di musica e strumenti, li osservai attentamente.

L'idea che mi ero fatta la prima sera qui dentro si era rivelata giusta: avevo davanti tre ragazzi completamente diversi ma che con le loro caratteristiche mi avevano accolta e supportata. Erano diventati parti fondamentali della mia vita.
Tre caratteri diversi, tre personalità complementari ma con cui andavo d'accordo, con cui ero me stessa senza vincoli o barriere. E loro potevano fare altrettanto.
Sorrisi pensando a quanto fossi stata fortunata per averli conosciuti.

"Bimba ci sei?" Mi chiese Nico accarezzandomi la schiena e riportandomi alla realtà.
"Cosa?" Chiesi confusa.
"Ti ho chiesto se stai bene, ma avevi il tuo solito sguardo perso che hai quando pensi" continuò Nico.
"Sto bene, stavo solo riflettendo che sono fortunata ad averti consociati, mi trovo bene con voi e spero che anche di fuori da qui continueremo a frequentarci" annunciai guardandoli negli occhi uno a uno.

"Certo che sì bimba" "Non ti libererai di noi così facilmente" "Così mi fai piangere" tre frasi che si accavallarono una sull'altra, accompagnate da un abbraccio di gruppo.

"Ragazzi, i cantanti sono attesi nella sala di danza della Celentano. Appena siete pronti, andate" annunciò la voce di Paolo della produzione, interrompendo la quiete della casa.

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