diciassette

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sedici giorni al termine

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sedici giorni al termine.

[...]

taehyung aprì il getto dell'acqua, svegliando così un ancora dormiente e sfinito jungkook.

si strinse tra le lenzuola fresche e faticò ad aprire gli occhi: sentiva il corpo così stanco da voler rimanere a letto per il resto della giornata.

dapprima si guardò attorno, poi si allungò a prendere il cellulare sul mobile lì vicino. inventò una scusa a doyoung, dicendo che avrebbe tardato e saltato la prima ora a causa di una forte emicrania.

il che, era in parte vero. jungkook si alzò ed una fitta lo colpì al basso ventre. la notte scorsa ci avevano dato dentro per ore e sembrava risentirne solo in quel momento.

si morse il labbro, avrebbe dovuto affrontare di lì a poco taehyung. non che fosse la sua prima volta a letto con lui, ma quella mattina gli sembrava diversa.

forse perchè aveva sussurrato che gli appartenesse. jungkook si diede dello stupido mentalmente, non apparteneva a nessuno. ma in quel momento - forse a causa degli occhi insistenti di taehyung su di lui - aveva ceduto e l'aveva detto a voce alta.

non erano in una relazione, quindi perchè avrebbe dovuto appartenere a taehyung?

in silenzio si alzò dal letto e gli sembrò quasi di cadere per terra. la sua testa girava più del previsto e toccandosi la fronte, la sentì scottare.

indossò in fretta i vestiti del giorno prima, prese il telefono e scese al piano di sotto. guardò un ultima volta in direzione di taehyung e sospirò, andando via.

[...]

«prendi questa e riposa.» la madre gli accarezzò la fronte con aria preoccupata e il minore la rassicurò con un debole sorriso.

il suo corpo scottava ancora eppure non era quello a preoccuparlo. erano passate ore da quella mattina e taehyung non aveva fatto altro che riempirlo di chiamate e messaggi, chiedendogli dove fosse andato.

non aveva voglia di rispondergli, non sapeva neanche cosa dirgli. forse, aveva soltanto usato la scusa della febbre per stare lontano da lui e schiarirsi le idee.

non passò molto però, perchè sentì una macchina parcheggiare nel vialetto ed una voce chiamarlo dalla porta principale.

«chi è?» chiese la madre e jungkook scosse il capo.

«è un compagno, non aprirgli. non voglio che mi veda in queste condizioni.» non fece neanche in tempo a finire, che la donna si alzò ed andò ad aprire.

«salve, sono venuto per portare un libro a suo figlio.» taehyung entrò in casa con un dolce sorriso, ma nel suo petto c'era tutto tranne la dolcezza in quell'istante.

gli fu indicata la porta della sua stanza e senza esitare la aprì, trovando jungkook rannicchiato tra le coperte a guardarlo sorpreso.

«so che mi hai sentito arrivare, non fare quella faccia.» taehyung poggiò una busta contenente del cibo lì vicino e si sedette sul letto.

«perchè non mi hai detto che te ne saresti andato?» lo rimproverò e il minore indietreggiò borbottando qualcosa.

«stavo male e volevo solo tornare a casa.» si giustificò ma l'espressione dura di taehyung non sembrava cedere.

«avresti dovuto dirmelo, ti avrei portato io fin qui. hai camminato a piedi per chilometri in questo stato. e se fossi svenuto?» domandò, poggiando poi una mano sulla sua fronte ancora calda.

«sei proprio un bambino.» commentò a bassa voce ottenendo un'occhiataccia dall'altro.

«ti ho detto che ho smesso di esserlo. non volevo farti preoccupare, tutto qui.» disse infine.

«pensavo fossi corso via da me.» aggiunse taehyung poco dopo, sollevando lo sguardo nel suo. «hai proprio l'aria di uno che è scappato via per evitare l'argomento.»

«di cosa stai parlando.» finse il minore, scrollando le spalle. «te l'ho detto, stavo male e ho pensato di tornare a casa il prima possibile.»

il maggiore annuì soltanto, non voleva discutere con lui, non in quel momento. così si sporse e prese il suo viso tra le mani, respirando contro le sue labbra. «quindi non ti dispiace se ti bacio, giusto?»

jungkook cercò di spingerlo via. «ho la febbre, potrei contagiarti.»

«me ne fotto della febbre.» disse, poggiando le labbra sulle sue. le mordicchiò appena, assaporandole con lentezza.

«adesso anche io sono malato e sono costretto a rimanere tutto il giorno a letto con mia moglie.» rise, gettandosi col corpo tra le lenzuola.

«levati, sei pesante. e poi chi sarebbe tua moglie, eh? al massimo sono tuo marito.» si lamentò l'altro, pizzicando il suo braccio per farlo alzare.

«sei tu il passivo, quindi sei mia moglie.» lo beffeggiò il più grande facendolo sbuffare. poi gattonò verso di lui e accarezzò la sua bocca arrossata.

«l'hai morsa?» chiese, guardandolo.

jungkook sollevò lo sguardo confuso. «ho chiesto se ti sei morso le labbra.»

il minore ci pensò su un istante prima di annuire «non devi, sono già tutte spaccate. finirai per farle sanguinare.»

«quindi tu puoi morderle e io no?» lo stuzzicò jungkook, ottenendo tutta la sua attenzione.

taehyung tirò fuori la lingua e tracciò con essa il bordo della sua bocca. «io posso farti qualsiasi cosa voglia.»

«ah sì?» il minore strofinò il naso contro il suo, trattenendosi dal baciarlo.

nello stesso momento la porta fu aperta e la madre entrò in camera. jungkook afferrò in fretta la mano del maggiore e con il viso imbarazzato, disse: «ha una scheggia, stavo cercando di toglierla.»

la donna annuì soltanto, controllò la sua temperatura e andò via.

quando jungkook si voltò ancora rosso in viso verso taehyung, lo trovò a ridere in silenzio e a scalciare per aria. «è solo colpa tua, mi stai sempre attaccato.» sbuffò, colpendolo con il cuscino.

thirty days | taekook ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora