3/24

1.3K 153 38
                                    

È il 3 Dicembre quando Manuel si ritrova a girovagare per un enorme supermercato con sua madre.

Gli ha chiesto di accompagnarla a fare la spesa e lui ha accettato di buon grado. Se può aiutare sua madre, non si tira mai indietro.
Ammetterebbe però che dopo un po' di tempo, Anita diventa leggermente insopportabile. Inizia a perdere tempo, a suo avviso, e lui, di stare ad indagare su quale sia la carta igienica più conveniente non ha alcuna voglia.

Per tale ragione, attirato dalle lucine rosse e dalle palline, si dirige verso il reparto che il supermercato ha riservato ai prodotti natalizi.

Ed è lì che quel pomeriggio acquista tutto un altro senso perché, una volta tornati a casa, avrebbe voluto preparare dei biscotti per Simone ma ciò che si ritrova davanti è molto meglio di quello che potrebbe produrre lui con le sue mani inesperte.

Ad attirare la sua attenzione sono dei biscotti a forma di Babbo Natale, tanto belli da sembrare finti.
Sono naturalmente di pasta frolla ma sopra la decorazione in glassa è letteralmente perfetta e lui quasi si schiaffeggia da solo nel bel mezzo del supermercato quando ha un'idea.

È certo che Simone non abbia mai avuto la possibilità di scrivere la letterina per Babbo Natale con Jacopo, quindi pensa che sia una buona idea portare quei biscotti — seppur non fatti a mano — e proporgli di scriverla con lui.

Ormai alle occhiate stranite di sua madre neppure bada più. Ne guadagna una quando depone la confezione di biscotti nel carrello con tanta cura ed attenzione ed un'altra quando le annuncia che sta per uscire di casa per andare da Simone.

Non presta neppure attenzione all' «ormai passi più tempo co' Simone che co' me Manuel!» che lei gli urla dietro mentre lui apre la porta.

Simone mentirebbe se dicesse che quelle attenzioni da parte di Manuel gli dispiacciono, anzi. Gli si scalda il cuore ogni volta che lo vede con quei biscotti, anche se è capitato soltanto due volte.

E mentirebbe anche se dicesse che non si aspetta che l'amico bussi alla porta di casa sua quel pomeriggio.

Si trova quindi a sorridere come un ebete quando sente il suono del campanello. Cerca di darsi un contegno quando intravede una testa riccia al di là del vetro.

«Spirito del Natale?» chiede ad alta voce, prima di aprire, e sente soltanto risate.

Gli trema lo stomaco a sentire quella risata, in realtà.

«Stai sfottendo, Simò?» domanda Manuel, appena si trovano uno di fronte all'altro.

Simone alza le mani con un'espressione che dovrebbe esser seria e «non mi permetterei mai, chef.» dice.

Manuel sbuffa ma non sa trattenere un sorriso, poi lo spinge ed entra in casa.

«Oggi lo chef ha fatto sciopero, ma...» esclama, alzando un dito e recuperando qualcosa dallo zaino in un movimento che è ormai per l'altro familiare.

Gli posiziona sotto gli occhi la bustina trasparente che racchiude i biscotti.

«Guarda qua! Babbo Natale!»

Sembra felicissimo Manuel e Simone non riesce a non sorridere. Quel che il primo non sa è che l'unico motivo dietro il sorriso di Simone è proprio lui.

«Sono bellissimi!» ribatte, afferrandoli come fossero un oggetto prezioso.

«Stronzo sei oh!»
«Perché?»
«Di quelli c'ho fatto io 'n eri mica così felice!»

Simone scoppia a ridere e a Manuel va bene così ed è poi forse quella risata o l'atmosfera natalizia ma si sporge e lo abbraccia.

Si rende conto di quel gesto soltanto dopo, quando sente le spalle di Simone irrigidirsi sotto il suo tocco, allora si allontana, si schiarisce la gola con un colpetto di tosse.

«Andiamo... andiamo in cucina? Così l'assaggi.» propone.

Il più piccolo annuisce, ha le guance dello stesso colore del cappello di Babbo Natale, a Manuel fa infinita tenerezza.

Ha impiegato solo diciassette anni per provare quel sentimento ma ora che ne conosce la bellezza, non vuole più farne a meno.

Allora proprio mentre Simone, seduto alla sua destra, addenta uno dei biscotti, parla.

«Senti, ho avuto 'st'idea, tu forse penserai che è 'na cazzata, però io t'a dico 'o stesso.» premette.

«Vuoi scrivere a letterina a Babbo Natale co' me?»

Simone gli ride in faccia perché pensa lo stia prendendo in giro ma poi deve ricredersi perché Manuel è incredibilmente serio.

«Manuel ma che dici?» domanda.
«Io ho pensato che... ho pensato che, insomma, tu e Jacopo non avete mai...» si interrompe Manuel, perché inizia a temere seriamente di aver sbagliato tutto.

«Insomma, se ti va 'a potremmo scrivere insieme, noi due, anche se io non so' lui, però.» dice, con gli occhi bassi.

«E non voglio, cioè, per carità, voglio di'...»

Sta divagando e sente lo stomaco bruciare ma poi gli basta alzare gli occhi e vedere quelli di Simone velati di lacrime.

«Oddio, no, scusa, pe' favore, non te mette' a piagne, no, Simò, te prego, io te volevo fa' essere felice!» esclama senza nemmeno prender fiato tra una parola e l'altra.

«Manuel, tranquillo... io sono felice.» dice però Simone.

«Queste lacrime sono... felici. Forse per la prima volta.»

Manuel soltanto allora riprende a respirare.

«Allora? La scrivi 'sta letterina co' me?»
«Manu...»
«Dimme.»
«A Jacopo saresti piaciuto, lo sai?»


»«A Jacopo saresti piaciuto, lo sai?»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
BiscuitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora