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La sera del 22, mentre Simone era in bagno, Dante si era premurato di chiedere a Manuel di restare con suo figlio il giorno seguente perché lui e la nonna sarebbero stati fuori tutta la giornata.

Manuel aveva naturalmente acconsentito senza problemi, nonostante Simone stesse decisamente meglio.

Il 23 Dicembre quindi si sveglia nel suo letto, avvolto dal suo profumo ma decisamente assalito dal calore.

Si sente letteralmente di andare a fuoco e si domanda come faccia il fidanzato a dormire beato con un pigiama a maniche lunghe, coperto fino al mento.

Lentamente si libera delle coperte, respirando di nuovo, restando a fissare Simone che dorme, con gli occhi chiusi, le guance arrossate e la bocca leggermente schiusa. Si domanda quando sia diventato così tanto sentimentale da desiderare di fermare il tempo solo per restare a guardare la persona che ama.

Poi esattamente un istante dopo, la realizzazione lo coglie. Lui ama davvero Simone con tutto sé stesso e gli esplode il cuore se pensa che anche Simone prova esattamente la stessa cosa, a giudicare dalle parole che gli ha rivolto negli ultimi giorni.

Non lo fa di proposito ma poggia una mano sul suo viso, delicatamente, ed inizia ad accarezzarlo, prima di avvicinare la testa al suo petto ed iniziare a baciargli i capelli.

«Simo...» mormora, muovendo le dita tra i ricci del più piccolo.

«Oh, Simone... svegliati.» riprova. Inizia a temere che abbia di nuovo la febbre, a dir la verità.

«Amore.» riprova, poggiandogli le labbra sulla fronte e trovandola fortunatamente fredda.

Solo allora vede le labbra dell'altro piegarsi in un sorriso, «che è 'a parola magica?» scherza, spostandosi più lontano sul cuscino, per poterlo guardare mentre apre gli occhi.

Rivedere gli occhi di Simone gli causa un terremoto all'altezza dello stomaco e la situazione potrebbe addirittura peggiorare se scoprisse che per Simone è esattamente lo stesso.

«Mancano due giorni a Natale, sei felice?» domanda Simone, sorridendo soltanto perché svegliandosi accanto a Manuel non potrebbe fare diversamente. Intreccia le loro dita tra i loro corpi.

«Dipende, tu sei felice?» risponde il maggiore.
«Solo perché ci sei tu, ti ricordi? Ti dissi che il Natale mi sarebbe piaciuto, con te.»

Simone ricorda chiaramente i suoi pensieri quando vide Manuel portargli i primi biscotti.

Parla di nuovo. «Lo sai? Quando mi spiegasti il tuo piano...» dice, ponendo particolare enfasi sulla parola piano per schernirlo.

«Io pensavo che non avrei mai potuto dirtelo ma l'unica cosa che avrebbe potuto salvare il mio Natale sarebbe stato il tuo amore.» spiega, arrossendo violentemente.

Manuel sorride timido, timido come forse Simone non l'ha mai visto, quasi ha gli occhi un po' lucidi.

«Già ce l'avevi il mio amore, forse l'hai sempre avuto... solo che io me ne sono accorto tardi.» dice, poggiando la fronte contro la sua.

Tira un sospiro di sollievo quando Simone gli bacia la punta del naso e «ma non troppo.» mormora.

«Anzi, ti dico una cosa da vero sottone.» aggiunge, con tono divertito. «Credo che ti avrei aspettato tutta la vita.»

Manuel le lacrime pizzicare agli angoli degli occhi le sente davvero adesso e mentre Simone un po' se la ride, lui fa l'unica cosa che gli viene in mente: gli prende il volto tra le mani e lo bacia.

«Ci facciamo un bagno?» biascica, tra un bacio e l'altro.

Simone scoppia a ridere, allontanandosi.

«Che vuoi fare?»
«Un bagno.»
«Ma nella vasca?»
«No, in giardino, con la pompa per le piante Simò.»
«Coglione.»

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