15/24

1.2K 148 31
                                    

L'appuntamento che Manuel aveva in mente non comportava certamente accompagnare Simone al cimitero a salutare Jacopo ma mai e poi mai si sarebbe tirato indietro. Già prima di comprendere che, in fin dei conti, il suo migliore amico soltanto amico poi non era, si era promesso che ci sarebbe stato sempre per lui, quindi non avrebbe mai battuto ciglio.

Non poteva comunque negare che vederlo piangere ogni volta che si ritrovavano di fronte alla lapide di quel piccolo bambino lo distruggeva un po'. Dopotutto a diciassette anni nessuno è in grado di affrontare la morte e Manuel non si sentiva neppure in grado di affrontare l'amore.

Così il 15 Dicembre fuori la scuola stringe una mano di Simone e «tutto bene? Come stai?» domanda, forse seriamente interessato alla risposta per la prima volta nella sua vita.

Simone lo guarda di sottecchi, chiedendosi fin dove voglia spingersi, «sto bene Manuel, se ti riferisci a ieri, davvero.» lo rassicura.

E non si aspetta di certo che il ragazzo si alzi in punta di piedi per baciargli una guancia proprio lì, davanti al portone della scuola.

«Manuel?»
«Dimme.»
«Che fai?»
«Te do un bacio, mo' entriamo?»

Si avvia in classe così, senza aggiungere altro, Manuel e Simone lo segue, entrambi senza accorgersi degli sguardi indiscreti dei loro compagni di classe.

Durante le lezioni non fanno altro che scambiarsi occhiate furtive, a ricreazione si dividono un caffè non perdendo occasione di sfiorarsi con una mano o con un braccio, qualcuno giurerebbe addirittura di aver visto Simone affondare il viso tra i capelli di Manuel, essendo il più alto tra i due, ma nessuno proferisce parola a riguardo.

Manuel però tornando a casa pensa che vuole parlare con Simone, che è da quindici giorni che continua ad offrirgli biscotti natalizi in qualche modo, ma vuole sapere perché si siano resi necessari. Sebbene abbia una chiara idea, vuole che sia il ragazzo a parlarne con lui, quindi nel pomeriggio si ritrova fuori la porta di Simone, annunciandosi sempre come lo spirito del Natale.

Si sente morire quando Simone però gli apre e «pensavo ti presentassi come il ragazzo mio, ma va bene lo stesso.» dice, beffardo.

Sorride come un ebete e «ah, posso?» chiede, facendo ridere Simone che si sposta per farlo entrare.

Si lancia sul letto come fosse il suo, il più alto ride e si siede accanto a lui.

«Certo almeno un bacio il mio ragazzo me l'avrebbe dato eh.» ridacchia, scherzando, mentre Manuel si sistema meglio sul cuscino.

«E vie' qua, no?» ha solo il tempo di ribattere allora prima che Simone gli si lanci addosso, facendolo ridere.

Si baciano piano, come se lo facessero da tutta la vita, come se avessero tutta la vita per farlo.

Poi Manuel gli sposta dei capelli dalla fronte e «me dici perché te rende triste il Natale?» sussurra, prima di dargli un ulteriore bacio, in fronte.

Simone sospira, è poggiato col petto su Manuel, una coperta copre entrambi, il suo mento sulle sue mani poggiate sulla felpa del maggiore. Lo guarda negli occhi.

«Sono sempre stato... solo. Mi sono sempre sentito solo.» inizia a spiegare, e Manuel annuisce.

«Non ho cugini stretti, ho sempre pensato di essere figlio unico e... ogni volta mio padre non c'era e io mi sentivo abbandonato, come se fossi difettato, come un pezzo che non vale la pena tenere.»

Il cuore di Manuel si riempie di tristezza, una mano si sposta immediatamente a cercare quella del suo ragazzo, stringendola, accarezzandone le dita. Poi se la porta alle labbra, ci lascia un bacio.

«E adesso, adesso non faccio altro che immaginare come sarebbe stato con... con lui...»

Si interrompe Simone, abbassa la testa, poggia la fronte sul petto di Manuel. «Penso sempre che sono e sarò solo e il Natale non fa altro che ricordarmelo.» biascica, e Manuel crede di averlo sentito tirare su col naso.

Gli si spezza il cuore.

Porta una mano tra i suoi ricci, lo accarezza. «Mi dispiace de essere stato 'no stronzo co' te Simò, tu sei così tanto speciale.» mormora, prima di tirarselo maggiormente addosso.

«Non è mica colpa tua se sono solo, anche se sei stato molto stronzo.» ridacchia allora il più piccolo cercando di rassicurarlo, ché tra le sue braccia inizia a sentirsi più amato.

«No, però me impegnerò per non fartece sentire mai più solo, mh? E faccio finta de non aver sentito il resto...»

Simone finalmente ride un po'.

«Non me piacciono i maschi, stamme alla larga!» inizia a dire, chiaramente scimmiottando quella conversazione avvenuta tra loro molti mesi prima.

Manuel per qualche istante si rabbuia, poi capisce che probabilmente quell'atteggiamento è soltanto un modo di esorcizzare.

«Stai a tira' troppo la corda Simò.» lo avverte allora, bonariamente.

Non si aspetta che Simone gli morda il labbro inferiore e proprio sopra ci sussurri un quasi impercettibile «perché se no che mi fai?» che lo fa rabbrividire.

Alla fine, opta per un attacco di solletico che fa gridare Simone fin quando non chiede pietà e lui non ne ha abbastanza.

«E comunque ho portato qualcosa, pure se non so' biscotti!» gli dice, dopo un po'.

Simone lo guarda fingendosi arrabbiato mentre si aggiusta i capelli e la felpa, e scuote il capo come a voler chiedere cosa.

«Guarda!» è tutto ciò che gli concede Manuel, prima di piazzargli tra le mani una scatola bianca piena di cioccolatini Kinder a forma di Babbo Natale.

A Simone brillano gli occhi, si sente il bambino che crede di non essere mai stato.

«Ferro!» quasi urla, con una certa urgenza nella voce.

«Che c'è Simò?» esclama infatti il maggiore, preoccupato.

Lui è in piedi al centro della stanza, Simone è seduto sul letto e lo fissa.

«E perché me chiami pe' cognome?»
«Vieni qua immediatamente.»

Manuel è leggermente perplesso perché Simone sembra incredibilmente serio, ciononostante si avvicina e resta sorpreso quando si sente tirare per la felpa al punto da cadere su Simone, sul letto.

Non si aspettava di certo che l'altro si avventasse sulle sue labbra con tale foga ma è esattamente ciò che succede.

Non si aspetta poi nemmeno la richiesta di Simone, quella che fa sussurrando sulle sue labbra.

«Tu ci resti con me? Così mi sento meno solo?»

«Tutto il tempo che ho, Simone.»

Ma forse capisce. Forse è la magia dell'amore che è più efficace di quella del Natale.

 Forse è la magia dell'amore che è più efficace di quella del Natale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
BiscuitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora