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Il 4 Dicembre piove, il cielo sembra un agglomerato di nuvole che ha tutta l'aria di voler privare Roma del sole per un tempo lunghissimo e Manuel è di cattivo umore.

Negli ultimi mesi gli è capitato di svegliarsi e semplicemente desiderare di tornare a dormire.

Un giorno si è domandato quale cambiamento, negli ultimi tempi, l'abbia portato ad avvertire tali sensazioni, ma poi ha capito che l'unica cosa ad essere cambiata è il suo modo di approcciarsi alle emozioni. Mentre prima cercava di ignorare ogni cosa, ora dà ascolto al modo in cui si sente.

Per questa ragione, quella mattina svolge tutto in maniera meccanica, fino a giungere a scuola, dove trova un Simone piuttosto perplesso e preoccupato.

«Manuel!» gli urla, non appena lo vede parcheggiare al solito posto.

«Oh, Simò.»
«Oh Simò? Davvero? T'ho mandato almeno dieci messaggi Manuel, potresti almeno visualizzare così capisco che sei vivo!»

Simone è seccato e Manuel lo vede e lo comprende. Se l'amico si fosse comportato come lui, avrebbe dato di matto.

«Scusami, veramente.» dice allora, mettendo due mani aperte davanti a sé, come a voler testimoniare la sua sincerità.

«Ma oggi è uno di quei giorni...» aggiunge.

Simone aggrotta la fronte, poi mosso forse da un coraggio dalla provenienza ignota, gli passa un braccio attorno alle spalle, dirigendosi verso la loro classe.

«Nel senso che non c'hai voglia?» domanda, cautamente.

«Eh... zero proprio.» sospira il più grande.

Simone annuisce, si limita a stringergli una spalla senza sapere che soltanto quel gesto ha migliorato il suo umore.

Ci pensa però per l'intera mattina a quelle parole di Manuel e giunge ad una sola conclusione.

Lo avvicina una volta usciti da scuola, dopo le lezioni.

«Senti.» dice, prendendo un bel respiro.

«Ci sta un posto in centro che fa i biscotti più buoni di Roma e... in questo periodo hanno iniziato a fa' biscotti di Natale. Ho visto le foto su Instagram. Ti va di andarci oggi?»

È la cosa più difficile che gli abbia mai proposto probabilmente, per cui attende in silenzio un rifiuto.

Solo che non arriva, non arriva mai perché Manuel sorride. Sul suo viso appare un sorriso così luminoso che Simone sente le ginocchia diventare gelatina solo per quello, e solo perché è stato lui a provocarlo.

«Il Grinch me propone i biscotti di Natale! Oddio, a che ora Simò? Non posso mancare!» esclama il maggiore, battendo appena le mani tra loro, come un bambino.

Simone lo guarda in modo truce. «Coglione.» borbotta e fa per andarsene, ma poi sente una piccola mano stringersi attorno al suo polso lasciato scoperto dalla giacca.

«Simò.» dice soltanto Manuel.

«Passo da te alle sei.»


Il malumore di Manuel sembra essersi dissolto nel momento in cui ha messo in moto ed è partito per tornare a casa ed una vocina un po' indiscreta gli suggerisce che è soltanto merito di Simone.

È una vocina indiscreta perché lui non ha ancora ben capito cosa provi per Simone. Al momento gli basta sapere che stare con lui gli piace e vederlo felice gli piace ancor di più.

Si fa sempre più indiscreta la voce perché si cambia tre volte Manuel, prima di scegliere una camicia a quadri blu, abbottonata fino al collo, ma alla fine non ha il tempo di darle ascolto perché poco dopo si ritrova abbracciato a Simone, sulla sua Vespa.

Scopre che il bar dove Simone lo ha portato è proprio quello che gli è apparso nelle storie di Instagram più di una volta, chiaramente l'attrazione del momento.

«Io prendo una cioccolata calda, tu?» domanda il minore, mentre sfogliano i menù.

«Ma ce mettono pure i marshmallow Simò?» esclama però Manuel, quasi in contemporanea, sgranando gli occhi.

Simone ride di quell'entusiasmo, «eh, col cacao, perché?» chiede.

Manuel lo fissa come se fosse pazzo.

«Ma come perché? Simò! È la cosa più buona del mondo!»

E le fossette che compaiono sul viso di Simone sono la cosa più bella del mondo, ma questo Manuel non lo dice. Si limita a pensarlo.

Dopo aver ordinato devono attendere solo dieci minuti prima di ritrovarsi con due adorabili tazze fumanti di cioccolata calda tra le mani, ma ciò che sorprende il più grande è che in ognuna c'è un biscotto a forma di omino di pan di zenzero.

Gli brillano letteralmente gli occhi e Simone lo nota.

«Vedi? Te l'avevo detto che c'erano i biscotti!» dice, soddisfatto, mentre ruba un piccolo marshmallow dalla tazza dell'amico che prontamente lo schiaffeggia.

«Oh! Non tocca'!» borbotta Manuel, facendolo ridere.

«Però domani attendo lo chef eh!» gli ricorda Simone, dopo qualche istante di silenzio, puntandogli un dito contro.

Non si aspetta di certo che Manuel si alzi dalla sedia su cui è posizionato da quando sono entrati in quel locale e si metta a sedere sulla poltroncina a muro su cui è seduto lui, poggiandogli anche la testa sulla spalla.

Sente il respiro mozzarsi in gola ed il cuore battere tanto veloce da fargli male, ma resta immobile.

«Oggi me sentivo 'na merda Simò.» mormora Manuel, che tra le mani ha la sua tazza. L'ha portata con sé.

«Eh, perciò siamo qua.» ribatte allora Simone.

«Grazie.»

Simone scrolla la spalla libera perché Manuel è ancora poggiato su di lui e vorrebbe pure aggiungere qualcosa, dirgli che non deve ringraziarlo, ma poi lo vede mentre estrae l'omino di pan di zenzero dalla cioccolata e lo avvicina alle sue labbra.

È costretto a morderlo, nonostante quel gesto lo stia facendo morire dentro.

«Che fai?» trova la forza di mormorare.
«Te do il mio biscotto.» scrolla le spalle Manuel, come fosse la cosa più naturale del mondo.

«Perché?» domanda ancora lui, addentandolo ancora, dato che l'altro gliel'ha riportato all'altezza delle labbra.

«Perché so' io che porto i biscotti a te, Simò.»

Simone ridacchia appena, Manuel sente quella risata perché la spalla su cui poggia vibra impercettibilmente.

«E poi quello che è tuo è mio e viceversa, no?» aggiunge, e Simone proprio non lo sa dove la trovi la forza di replicare.

«Dici così solo perché te piace rubarmi le felpe, Manuel.»

Alla fine, chiunque si trovi a passare di lì vedrebbe due ragazzi che sorridono e si imboccano e si sporcano con la cioccolata, e la conclusione da trarre sarebbe solo una. A quanto pare però, a non vederlo, sono soltanto loro.

 A quanto pare però, a non vederlo, sono soltanto loro

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