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Il 20 Dicembre Manuel ha in mente di sfruttare al meglio la confezione di formine che ha a fatica trovato quasi un mese prima, ormai.

I biscotti che vuole fare quel pomeriggio sono a forma di guanto, di quelli con soltanto due sezioni: una per il pollice ed una per le altre quattro dita.

Sul dorso del guanto poi ci sarà un cuore o una stella che renderà rosso grazie alla marmellata all'amarena che ancora ha in frigorifero.

Il suo piano però consiste nell'attirare Simone a casa sua utilizzando la scusa dei biscotti e poi costringerlo ad uscire per visitare i mercatini del lungotevere.

Fa tutto come sempre, ormai è un esperto di pasta frolla, ha comprato anche un pennello in silicone per stendere la marmellata ed uno strumentino per lo zucchero a velo, per cui li inforna ed attende che Simone lo raggiunga.

Si ricompone come può quando sente il campanello bussare. I biscotti però sono ancora in forno.

Simone ha come sempre le guance arrossate per il freddo, si strofina le mani proprio quando lui gliele afferra e lo trascina in casa. Lo saluta con un bacio sulle labbra ed un timido «ciao.» che lo fa sorridere.

«Hai quella faccia Manu.» gli fa notare il più piccolo.

«Che faccia?»
«Quella che precede la cazzata... che mi devi dire?»

Aspetta qualche secondo Simone, si guarda intorno e sembra un po' un cane per come muove il naso. «Sento un buon odore però!» esclama.

«Te l'ho detto che te sarebbero piaciuti i biscotti oggi!» replica allora Manuel, controllando il forno.

«Seh ma che mi stai nascondendo, ti vedo Manu...» ridacchia Simone.

Manuel si gratta la nuca, si sente effettivamente agitato.

«Dopo... dopo te ci verresti con me... ai mercatini? Solo io e te.» mormora.

Le labbra del suo ragazzo si curvano automaticamente all'insù ma un timido «io non... non...» lascia la sua bocca.

Prima che Simone possa però finire la frase, il timer del forno avvisa Manuel della cottura dei biscotti, per cui si allontana dall'altro per avvicinarsi al forno.

Proprio nel momento in cui sta afferrando la griglia su cui poggiano i biscotti, però, questa scivola.

Per non far precipitare rovinosamente tutto sul pavimento, piazza la mano priva di guanto sopra il metallo rovente.
La posiziona proprio a palmo aperto sotto le righe, finendo per scottarsi, inevitabilmente.

L'urletto che produce sarebbe quasi divertente, secondo Simone, se solo non fosse assurdamente preoccupato ogniqualvolta il minimo inconveniente si presenti sul cammino di Manuel.

In un secondo, infatti, gli è accanto e lo scambio di battute sarebbe esilarante alle orecchie di chiunque.

«Oh Manuel!»
«Non tocca', non tocca' che scotta!»
«Si, ma lascia che ti scotti tu!»

«Che coglione.»
«Simò te meno eh.»
«Co' quale mano? Quella scottata o quella col guanto?»

Simone ride alla fine e Manuel non può che abbandonare i biscotti sul ripiano della cucina per controllare l'entità del danno.

«Fammi vede' Manu, dai.» lo trascina in bagno il più piccolo.


«Non era questo il piano.» bofonchia Manuel, dopo qualche minuto, seduto sul bordo della vasca mentre Simone gli riempie la mano di crema contro le scottature.

«Lo so, i mercatini erano il piano.» ridacchia Simone, prendendo l'altra mano e lasciandoci un bacio sopra.

«A cui te non saresti venuto, guarda che l'ho capito, stronzo.» ribatte l'altro, fingendosi arrabbiato.

Simone scuote un po' il capo, sorride. «Ci sarei venuto. Per te lo avrei fatto.» spiega, e il cuore di Manuel batte esageratamente veloce per essere uno che si trova in un bagno a farsi medicare una mano scottata.

«Comunque non è grave, guarda, non ci sono bolle. È solo bruciore, ma ti dovrebbe passare.» gli fa notare poi il minore, mentre lui ancora pensa alle sue parole precedenti.

«Ne valeva la pena.»
«Che?»
«Per fare i biscotti per te, ne valeva la pena.»

Simone apre e chiude gli occhi un paio di volte, la bocca è schiusa in un'espressione sorpresa.

«Io... i -» balbetta un po'. È seduto ai suoi piedi a gambe incrociate, ha quasi finito di avvolgere una garza bianca attorno alla sua mano ricoperta di crema.

«Ti amo.»

A Simone sembra di non aver più fiato nei polmoni, nonostante non abbia mosso un muscolo se non quelli della mano che ha cosparso quella di Manuel di crema. Gli batte così tanto il cuore che è sicuro che potrebbe sentirlo se tutti restassero in silenzio.

Di certo non si aspetta il silenzio di Manuel e la sua espressione sconvolta.

Gli sta proprio per chiedere di dire qualcosa quando si sente spingere verso il pavimento dal maggiore che si è seduto a cavalcioni su di lui, ignorando la fasciatura alla mano ancora non completata.

Gli prende il viso tra le mani Manuel e «dillo ancora.» soffia sulle sue labbra.

«Ti amo?»

Manuel annuisce impercettibilmente, soltanto quanto basta per far sfiorare i loro nasi.

«Ti amo.» ripete allora Simone, prima di rubargli un bacio scomposto tra il naso e il labbro superiore, cingendogli i fianchi con le mani.

«La mano, Manu.» sussurra poi, quando si rende conto di non aver fissato la fasciatura. Cerca di afferrarla, portarla via dal suo viso, ma Manuel lo interrompe.

«Ma chi se ne frega della mano Simò, dei biscotti e del Natale. A me me frega solo di te.» sono le ultime parole che Simone sente, prima di ricordare soltanto baci.

Quel pomeriggio saprà sempre di biscotti all'amarena e di Natale per Simone, ma più di ogni altra cosa saprà di amore, di baci e amore, di carezze e amore, di Manuel e amore - che poi, per lui, sono sempre stati sinonimi.

Quel pomeriggio saprà sempre di biscotti all'amarena e di Natale per Simone, ma più di ogni altra cosa saprà di amore, di baci e amore, di carezze e amore, di Manuel e amore - che poi, per lui, sono sempre stati sinonimi

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