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Il piano di Manuel sembra fallire drammaticamente dato che il 10 Dicembre la situazione resta invariata. Si sveglia ed ha ancora la febbre.

Si sente letteralmente osservato dalla busta di carta marrone che risiede sulla sua scrivania da due giorni ormai.

Ha comprato infatti tutto l'occorrente per creare dei biscotti decisamente più belli, più particolari, ma sembra proprio che l'universo stia cospirando contro di lui.

È frustrato, sia perché non può portare avanti il suo piano di fornire — su base quotidiana — a Simone una valida ragione per apprezzare il Natale, sia perché crede sia inaccettabile che Manuel Ferro avverta un fastidio non potendo andare a scuola.

Semplicemente si annoia. Se ne sta a letto a soffiarsi il naso e a tossire, vittima di un mal di testa lancinante, ad annoiarsi. Ed è una scena quasi comica vista dall'esterno, dato che c'è questo ragazzo grande e grosso, nascosto sotto due coperte con le braccia incrociate ed un broncio che dovrebbe essere una chiara protesta nei confronti dell'eventuale responsabile di quella situazione. 

Tira un sospiro di sollievo che probabilmente odono anche i suoi vicini quando un messaggio di Simone lo distrae.

Come ti senti?

Come uno che non c'ha niente da fa

Ma la febbre???

Sempre uguale ma sto meglio
Oggi vieni? M'annoio

Si dà anche mentalmente del cazzaro Manuel, di fronte a quel messaggio, ma non può evitarlo. Gli manca Simone e vuole vederlo.
Ha accettato ormai che parte fondamentale delle sue giornate è proprio il suo amico.

Sorride a trentadue denti quindi quando si ritrova a leggere un semplice certo.

Sorriderebbe ancor di più se ricordasse che Simone quel pomeriggio avrebbe gli allenamenti di rugby e che quindi decide di saltarli per trascorrere il tempo a casa con lui. Non lo ricorda perché troppo impegnato a rendersi presentabile.

Letteralmente gli sta scoppiando la testa ma ciò non lo ferma dal lasciare il letto e andare al bagno per cercare di lavarsi in qualche modo e cambiarsi il pigiama.

Non sa neppure se ridere o piangere quando si rende conto del fatto che si sta comportando esattamente come una ragazzina innamorata, come ha sempre detto lui a sua madre ogniqualvolta lei si è impegnata per sembrare attraente prima di un appuntamento.

Si sente decisamente ridicolo quando Simone bussa alla porta e lui impiega più tempo del dovuto ad aprire per specchiarsi e sistemarsi i capelli prima.

«Manu.»

Quando Simone lo saluta lui sente le ginocchia diventare molli e capisce che forse è davvero il caso di parlargli.

«Ciao.» mormora, tossendo appena, prima di rientrare in camera.

«Come ti senti?» domanda giustamente Simone.

Vede che ha una bustina tra le mani e continua a passarla da una mano all'altra, come fosse nervoso.

«Ho mal di testa, raffreddore, però 'a febbre pare che sta scendendo...» spiega, cercando di sistemare meglio una coperta nella quale ha passato la mattina avvolto.

Non si accorge così di Simone che si avvicina, gli blocca la spalla con una mano, costringendolo a fermarsi, e gli poggia le labbra sulla fronte, per controllare se effettivamente scotti.

Probabilmente se non scotta per la febbre, scotta perché sente dentro di sé qualche migliaio di fuochi d'artificio esplodere per quel breve contatto.

«Non scotti.» mormora il più alto.
«T'ho portato questi.» dice poi, scrollando le spalle, come fosse niente, come se non gli avesse appena scombussolato tutti gli organi.

«Cosa?»
«Questi.»

Si ritrova fra le mani un sacchetto di plastica trasparente Manuel, seduto sul letto accanto a Simone e con il cuore in gola.

Sono dei pupazzi di neve fatti di marshmallow bianchi e lui si ritrova a sorridere come un ebete alternando lo sguardo tra l'amico e quegli omini.

«Ma li hai fatti tu?» domanda.

Simone sorride, annuisce senza parlare, si sente un po' stupido.

Poi però Manuel gli si lancia addosso, abbracciandolo di lato, facendolo cadere sul letto sotto di lui, e gli riempie la guancia di piccoli bacini e crede che dovrà trovare il coraggio di chiedergli di uscire, prima o poi.

Dovrebbero decisamente uscire, da soli, e non come due amici, perché Simone ride, ché la barba gli fa il solletico e cerca di scostarselo di dosso ma lui non lo lascia andare e alla fine gli esplode il cuore quando finisce per stendersi su di lui, sotto le coperte che fino a quel momento gli avevano fatto compagnia.

«Hai mal di testa?» domanda Simone dopo un po'.

«Un po'.»

Sente le mani dell'amico avvicinarsi ai suoi capelli.

«Grazie.» mormora, mentre Simone gli massaggia la cute delicatamente e lui addenta uno di quei marshmallow.

È felice che poggiato com'è sul petto dell'altro, il minore non possa vederlo, perché è abbastanza certo di essere arrossito.

Simone però non dice niente, piuttosto ruba un cubetto bianco dalle sue mani, portandoselo alla bocca.

«Simò?»
«Dimmi.»
«M'aiuti a fa' l'albero quando sto meglio?»
«Potrei oppormi?»
«Certo che no.»
«Non vedo l'ora.»

Ridacchiano entrambi, alla fine.

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