Manuel non ha mai dato molta importanza all'8 Dicembre, ma quell'anno tutto cambia.
Per lui è sempre stato un giorno di festa semplicemente perché può saltare la scuola senza ricorrere a sotterfugi vari, nulla più.
Lui e sua madre hanno sempre addobbato l'albero quando più preferivano, quindi si tratta di una data che, per lui, non ha nulla di speciale.
Quando però quella mattina apre gli occhi, ha in mente una sola cosa: Simone.
In realtà, dovrebbe riconoscere che è un episodio sempre più frequente ma non ha tempo. Piuttosto telefona al suo professore.
«Professò buongiorno.»
«Manuel, non sono nemmeno le nove, è successo qualcosa?»
«Sempre a pensa' a male, grazie eh. Comunque no, ma lei ce l'ha 'n albero?»Dante è sempre più confuso, è ancora in pigiama a sorseggiare un caffè, in cucina.
«In giardino, certo...» borbotta.
«Professò, 'n abete, uno de Natale, mica 'n pino o quegli alberi là che prendono pure fuoco.» protesta allora il ragazzo, passandosi una mano sul viso.«Manuel.» lo ammonisce il professore.
«Eh.»
«Un albero di Natale?»
«Sì.»Manuel inizia a chiedersi se il suo professore di filosofia non sia rincitrullito in una sola notte.
«Vuoi regalarlo a tua madre?»
Si porta una mano alla fronte, disperato, ma mantiene la calma.
«Certo che no, me serve pe' Simone. Deve fa' l'albero.» spiega.
«Simone mio figlio?»
«Sì professò. Co' tutto il rispetto eh, ma s'è svegliato o sta ancora a dormi'?»Dante sbuffa.
«Guarda Manuel, a volte mi chiedo che c'abbia visto mio figlio in te, co' tutto il rispetto eh.»
«E professò!»«Eh... comunque, ce l'ho in garage un albero, ma lo sai anche tu che Simone non vuole saperne niente.» dice l'uomo.
«Seh, lei lasci sta', faccio io. Passo oggi pomeriggio. Le palle ce le ha?»
«Manuel devo dav»
«Quelle de Natale professò, su!»Il ragazzo è certo che quella sia la conversazione più surreale che abbia mai avuto con un suo professore ma prosegue.
«Sì, ce le ho.»
«Bene, a dopo.»
«Ciao Manuel!»Per la prima volta in tutta la sua vita forse, Manuel ha tempo libero e non pensa ad occuparlo con qualcosa che possa divertirlo, piuttosto pensa ad un'altra persona.
Si veste, indossando una camicia a quadri rossa, e sta per uscire di casa quando sua madre lo intercetta.
«Dove vai?»
«Esco.»
«E questo lo vedo Manu.»Lei ridacchia, lui è rosso in viso.
«Vai da Simone?»
«N- s-, cioè, fo-, senti, che c'entra Simone mo'?»Anita trova quella versione di suo figlio incredibile tenera, allora si avvicina e lo abbraccia.
«Ti voglio sempre bene io, mh?» mormora, tra i suoi capelli.
«Pure io.»
Poi lo lascia andare, con un buffetto su una guancia.
«Vai, va'.»
Così Manuel, mezz'ora più tardi, più o meno, si ritrova in un negozio specializzato nella vendita di prodotti per dolci e scopre, con sommo stupore, che c'è anche un angolo appositamente dedicato ai cupcake.
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Biscuits
Fanfiction«Tu m'hai detto che non mi lasciavi perché me vuoi bene, io ti dico buon Natale, amore mio.» oppure, 24 giorni per far innamorare Simone del Natale (e di Manuel)