7. Bugie bianche

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TW: aborto

Quando Manuel aprì gli occhi impiegò qualche minuto per realizzare quella fosse la camera di Simone.
Aveva un forte mal di testa e la bocca completamente asciutta. La camera era poco illuminata dal sole che entrava dai buchi delle tapparelle che Simone si era premurato di abbassare mentre lui stava dormendo.

La confusione durò pochissimo.
I ricordi della notte passata lo colpirono in pieno non appena iniziò a prendere piena coscienza e avrebbe tanto voluto fosse solo un brutto sogno.

Si rotolò ancora per un po' sul letto, il profumo di Simone lo confortava così com'era stato confortante addormentarsi tra le sue braccia.
Nemmeno ricordava il momento in cui Simone aveva lasciato la stanza, non si era reso conto che fosse andato via talmente profondo era il suo sonno.

Stiracchiò i muscoli delle braccia prima di mettersi a sedere sul letto, passarsi una mano sul viso e sospirare in cerca della forza per alzarsi e uscire da quella stanza.
Sarebbe rimasto volentieri chiuso lì dentro perché, assurdo ma vero, sentirsi circondato dalla roba di Simone lo faceva sentire più protetto.

E anche più stupido.

Perché avrebbe dovuto sentirsi così in camera propria, tra le proprie cose. E invece quella camera non avrebbe fatto altro se non ricordargli le molteplici conquiste che aveva portato a casa in passato e lui voleva fare proprio di tutto per poter dimenticare ogni volto, ogni nome, ogni persona.
E si maledì perché se non si fosse lasciato andare così tanto, se non avesse fatto sesso con tutta quella gente oggi, forse, non si troverebbe in quella situazione.

Riusciva solo ad incolparsi. Stava ricadendo nel circolo dell'autocommiserazione.

Era sua la colpa: era andato a letto con tutta quella gente, si era meritato la fama da scopatore seriale e si era meritato che quel video venisse fatto circolare e venisse visto da chissà quante persone.
Questo era ciò che pensava.

Nun piagne, deficiente. Te la sei cercata.

La voce nella sua testa glielo ripeteva mentre percepiva un nodo stringersi attorno alla sua gola al punto da fargli mancare il fiato.

La sua mente affollata di pensieri negativi e il suo cuore a pezzi. Perché sì: aveva capito Alessio non fosse la persona che credeva ma non pensava si sarebbe spinto tanto oltre, non pensava avrebbe messo quel video in circolazione.

E si incolpò pure per essersi innamorato di lui.

Provò ad accendere il cellulare, non sentiva la madre da tante ore e aveva bisogno di contattarla per dirle che stava bene - anche se, probabilmente, ci aveva già pensato Simone.

Simone...

Si accorse solo in quel momento di avere una coperta addosso e di essere senza scarpe.
Si era preso cura di lui anche più di quanto ricordasse.
Ricordava di essere arrivato alla macchina mentre Simone lo sorreggeva, ricordava di essersi messo a letto e di essersi addormentato tra le sue braccia.
Altri ricordi erano sfocati, gli sfuggivano dalla mente come fumo al vento e non riusciva ad afferrarli e rammentare la loro conversazione.

Il suono continuo delle notifiche lo destò dai suoi pensieri, aveva minimo venti messaggi da venti persone diverse che gli chiedevano se fosse davvero lui in quel video.

Come se co' voi avessimo fatto qualcosa de diverso, pensò.

Odiava l'ipocrisia della gente.
Odiava la gente.
Ma, più di tutto e di tutti, odiava sé stesso.

Ignorò tutte le conversazioni, scorse in fretta tra i contatti e scrisse alla madre per dirle che era a casa e che stava bene.
Dopo spense nuovamente l'apparecchio e si fece forza per scendere al piano di sotto, aveva fame e sete. Soprattutto sete.

Coordinate || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora