8. In un'altra vita

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Da tre giorni Manuel dormiva nella stanza di Simone, nel suo letto ma senza di lui.

Simone stava seguendo il consiglio di Anita e stava accanto a Manuel attraverso i piccoli gesti. Non aveva smesso di fargli trovare i bigliettini sul vassoio con la colazione che gli portava ogni mattina a letto, o tra i libri che Manuel gli chiedeva di portargli dalla sua libreria.

E Manuel si sentiva pure in colpa perché sentiva di star costringendo Simone a restare fuori da quella che era camera sua solo perché lui non aveva il coraggio di riavere un contatto diretto con tutto ciò che era suo. Preferiva restare chiuso nella bolla che si era creato all'interno di quella stanza, stringersi la maglietta del pigiama di Simone addosso e restare lì, inerme, immobile ad aspettare che il tempo passasse così come la paura.

O sperava di risvegliarsi un giorno di quelli nel proprio letto e capire fosse stato tutto un terribile incubo.

Ma non lo era, purtroppo.

Era tutto reale.

E Manuel continuava a non avere alcuna forza per affrontare le giornate, le persone, quella realtà che lo stava opprimendo.
Non riusciva nemmeno a guardarsi allo specchio senza provare ribrezzo per sé stesso. Continuava a tenere lontano Simone per evitare che potesse cadere anche lui in quel circolo vizioso, in quell'abisso di autocommiserazione, di odio.

Ma non aveva tenuto conto di quanto Simone fosse determinato.

E, soprattutto, non aveva tenuto conto di quanto Simone lo amasse.

«Posso entrare?» chiese con un filo di voce Simone sul ciglio della porta, Manuel era coricato su un fianco e gli dava le spalle, ma la sua voce la riconobbe immediatamente. Non avrebbe mai potuto confonderla con quella di qualcun altro.

«È camera tua, non me devi chiede' er permesso»

Simone avanzò dentro la camera e si richiuse la porta alle spalle «Non so, magari vuoi restare solo o non vuoi essere disturbato»

«Tu non me disturbi mai, Simo» rispose Manuel prima di voltarsi e rivolgergli lo sguardo. Lasciare che i loro occhi si scontrassero era, per entrambi, una boccata d'aria fresca. Soprattutto per Manuel che, pur se non voleva coinvolgere l'altro nel casino che era la sua vita, trovava un appiglio, un'àncora contro la tempesta solo negli occhi dell'altro

«Mi chiedevo se, magari, ti va di scendere giù in piscina e fumare insieme come ai vecchi tempi»

Manuel si mise a sedere sul letto e si strinse le ginocchia al petto «Non lo so, non...»

«Sei a casa qui, Manu» Simone si avvicinò a lui e si sedette sul letto, gli sfiorò il braccio con due dita prima di continuare «Non può succederti nulla, non può vederti nessuno a parte noi. Va tutto bene, qui sei al sicuro. Qui sei solo Manuel» disse sperando di tranquillizzarlo «Non puoi restare confinato qui dentro per sempre, devi fare dei piccoli passi alla volta per reagire e andare avanti»

«Non so se riesco»

«Sì che riesci» annuì Simone «Li facciamo insieme questi piccoli passi: oggi vengo con te a fumare in giardino; settimana prossima, magari, vengo con te a fare una passeggiata al centro, e tra qualche mese tornerai ad essere il miglior organizzatore di feste della capitale»

Manuel accennò una risata. Gli mancava un po' la sua vecchia vita, il divertimento, le risate.
Ma sentiva anche fosse per colpa di quella vita lì se, adesso, stava vivendo una tale situazione.

No, deficiente, è solo colpa tua.

«Va bene, dai. Andiamo giù»

«Bene» mormorò Simone prima di guardarsi intorno alla ricerca di una felpa da fargli indossare «Fà un po' freddo oggi»

Coordinate || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora