22. Ti devo dire una cosa

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"Eterno compagno, qui giace

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"Eterno compagno, qui giace. 12 settembre 1953"

Non mi è mai piaciuta granché la poesia, ma gli epitaffi mi emozionano sempre.

Era una bella giornata, quindi io e Nicola avevamo deciso di andare a scuola a piedi. Dovevamo fare un giro strano per incontrarci nel mezzo e fare l'ultimo pezzetto insieme, e se volevo fare una passeggiata al cimitero, Nicola doveva allungare ancora di più, ma non diceva mai che non aveva voglia.

"Lo sai che sulla tomba di Keats non c'è il suo nome? Ha voluto solo che ci fosse inciso: qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell'acqua." Alzai la testa da dov'ero accucciato per incrociare il suo sguardo, strizzando gli occhi contro il sole.

Era qualche settimana che aveva smesso di portarsi appresso la sua bici, perché tanto finiva con lo spingerla sia all'andata che al ritorno.

"Non è bello?"

Nico scrollò le spalle mentre si guardava attorno. Sobbalzò quando vide una vecchietta passare dal sentiero vicino.

"È bello, sì. Un po' triste. Dai Gio, andiamo, arriveremo in ritardo."

Mancavano quindici minuti alla prima campana, e la scuola era visibile oltre le mura del cimitero, non avremmo potuto fare tardi neanche se ci fossimo impegnati. Avevo l'impressione che a Nico non piacesse tanto il cimitero.

Mi alzai da dov'ero rannicchiato e saltellai di nuovo al suo fianco. Mi sorrise.

"Ne vuoi fare un'altra?" Aveva i suoi bigliettini già pronti fuori dalla tasca.

Sbuffai.

"Lo prendo per un sì. Coraggio. Tequila Sunrise?"

"Mhh... è a base di tequila?"

"Puoi fare di meglio."

Non potevo fare di meglio. Sala/bar era una materia inutile e i cocktail mi annoiavano a morte.

"Gio." Nicola mi pungolò la guancia con la punta del bigliettino, e quando non ottenne reazione mi pungolò il fianco con un dito.

"Pensa a Nami di One Piece."

"Succo d'arancia!" Anche se, in verità, quelli di Nami erano mandarini.

"E come si prepara?"

Sbuffai ancora. "Chiedi troppo."

A questo punto toccò a lui sbuffare.

Ok. Facevo tante scene, ma in verità cominciavo a ricordarmeli sul serio questi stupidi cocktail. Nicola aveva passato non so quanto tempo a collegare ogni singola preparazione con qualunque reference possibile ad anime e videogiochi.

Quindi, oltre ad essere un bravo cuoco, Nicola era un bravo insegnante. E il ragazzo migliore che esistesse.

La mia prova di cucina non era stata stellare, ma grazie agli insegnamenti di Nico ero riuscito a non bruciare la pasta brisée, e il mio hamburger di ceci era stato pure commestibile.

Plic PlicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora