Ricevetti un messaggio alla quarta ora, che era l'ora di italiano, il che significava che stavo rischiando la vita a sbirciare lo schermo sotto al banco.
"Visto che manca poco tempo alla tua prova dovremmo metterci subito al lavoro! Che ne dici di venire a casa mia dopo la scuola? Così organizziamo un piano d'azione!"
Seguì un'emoji di una faccina che sorride e arrossisce, e una di un braccio che mostra i muscoli.
Ci pensai per un po', dondolando avanti e indietro. Il mio cuore tornò a scoppiettare come una manciata di popcorn buttati dritto sulla piastra rovente. TUM-TUM TUM-TUM TUM-TUM.
"Va bene." Risposi. Poi impiegai dieci minuti a scegliere la faccina giusta, solo che nessuna di quelle elencate sembravano espressioni che avrei fatto io, così inviai un polpo e la scimmietta che si copre gli occhi.
Poi mi accasciai dietro l'astuccio e aspettai che il tempo scorresse fino all'ultima campanella.
...
Ero nervoso mentre uscivo da scuola. Scesi i gradini uno ad uno, facendo attenzione a non far uscire troppo la punta del piede oltre il baratro dello scalino. Continuavo a stringere le bretelle dello zaino per poi allentarle di nuovo.
Quando arrivai nell'atrio, aspettai che la massa attraversasse le porte a vetri spiaccicandosi come pongo dentro una pressa.
Tum-tum. Tum-tum.
Cominciai a fare mhh a labbra chiuse perché quel tum-tum nelle orecchie mi stava facendo agitare di più.
Era solo Nicola. Niente di più.
Lo sai che è gay, vero?
"MMhh."
Strinsi le labbra e strizzai gli occhi. Le voci tutt'attorno erano un ronzio insopportabile. Avrei voluto poter stringere anche le orecchie per tapparmele.
Una volta che la folla si disperse all'esterno, mi azzardai a passare le porte a vetri per mettere piede sul cortile ricoperto di fastidiosi sassolini bianchi. C'era un sole abbagliante che frustava i tetti delle auto parcheggiate e mi costringeva a tenere gli occhi bassi.
"Gio!" Gridò la voce di Nicola. Mi accecai per individuarlo, e lo trovai tra il cancello e la rastrelliera delle biciclette che con una mano mi faceva ciao ciao, e con l'altra teneva in piedi una bici grigia che doveva avere più anni di lui.
Tenendomi aggrappato alle bretelle dello zaino con entrambe le mani, mi feci avanti. Lui trascinò con sé il suo marchingegno metallico e mi venne incontro proprio davanti al cancello.
"Sei pronto?" Chiese, alludendo alla sua bici. "Ci mettiamo cinque minuti massimo ad arrivare. Accoccolati sul portapacchi e aggrappati a me."
Ridacchiai, perché la parola accoccolati è abbastanza divertente. "Ehm... sono sicuro che se salgo sulla tua bici morirò. Tu precedimi se vuoi, io ti vengo dietro a piedi."
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Plic Plic
Romance[COMPLETA] Gennaio 2017. Pokémon Go va ancora forte e le classi quarte dell'istituto alberghiero Don Milani si preparano allo stage annuale. Gioele è un disastro ambulante, e ne è ben consapevole. Nicola è il ragazzo d'oro, quattro volte vincitore...