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Bakugo pov

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Bakugo pov.

Questo stupido nerd non ha la minima intenzione di svegliarsi, come se il crimine attendesse i suoi comodi per agire.

Ho mille imprecazioni sulla punta della lingua, ma le tengo per me. Con gli anni sto imparando a tenere a bada il mio carattere di merda almeno all'esterno, avrei dovuto lavorarci ancora un po', ma i fondamentali per non farli esplodere tutti li ho appresi.

La stanza asettica dell'ospedale comincia a darmi la nausea, sono tre settimane che ogni giorno staziono qui per qualche ora e quello sfigato di un nerd non si degna di aprire quei maledetti occhi a palla.

Il monitor suona in modo regolare, segnando i battiti del suo dannato cuore che non da segni d'impennata. Il medico mi ha spiegato che un primo segno di risveglio poteva essere dato da uno sfarfallio del cuore e in generale dei parametri vitali, ma da settimane è tutto uguale, calma piatta.

"Bastardo di un merdeku, vedi di svegliarti che qui non abbiamo tempo da perdere!"

E mi chiedo perché quel giorno mi guardavi in un modo tanto triste...

Sei un'idiota, distrarti e farti colpire in un modo così fottutamente prevedibile. Più ci penso più mi incazzo. In un impeto di rabbia ti scuoto, ho voglia di pestarti fino a sentirti dire di smettere.

Voglio sentire di nuovo la tua voce da idiota.

Voglio vedere le tue guance diventare così rosse da nascondere le lentiggini, perché quella pelle bianca e malata non ti dona per niente, sembri morto.

E io non voglio che tu muoia, non voglio morire.

"Dek...Izuku, per favore" Ho la voce gracchiante, sembro un cazzo di perdente. Ho ancora le mani strette sul tuo camice, la tua testa penzola all'indietro così ti lascio ricadere sul cuscino e mi accascio nuovamente sulla sedia, abbassando la testa.

Non sento che il ticchettio delle macchine cambiano ritmo finché non intravedo un tuo mignolo muoversi.

Mi precipito fuori a cercare la prima comparsa che possa aiutarti a tornare da me.

Pov. Midoriya

Ho la testa pesante, non riesco ad aprire le palpebre. Ho la gola tanto secca che non posso staccare nemmeno le labbra; Cerco di muovermi ma sento tutti gli arti intorpiditi. Faccio uno sforzo disumano per cercare di vedere cosa c'è oltre il buio delle palpebre.

Chissà se sono uscito o se mi troverò in un nuovo e assurdo universo; Non so se voglio saperlo.

Sono consapevole che la mia mente non sarebbe mai in grado di reggere il colpo, soprattutto perché ho pensato che la costante degli universi fosse l'amore di Kacchan. Svegliarsi in un nuovo universo vorrebbe dire che quell'eventualità è da scartare.

Tuttavia non mi manca il coraggio di lottare, così pian piano apro gli occhi. Un fascio di luce bianca come ogni volta mi avvolge, tuttavia sento che stavolta c'è qualcosa di diverso. Sono in un letto d'ospedale, attaccato a varie macchine che controllano i battiti e i parametri vitali.

Sono già stato qui, quella volta che Kacchan dormiva in una sala d'aspetto.

Quella volta, era il mio universo.

Ma sono davvero io o spunterà un nuovo Izuku?

Solo una cosa può confermare la mia esistenza.

Cerco di attivare il one for all e finalmente sento la potenza del quirk invadermi, fasci verdi coprono la mia visuale, le macchine a cui sono attaccato cominciano a suonare impazzite.

Dei medici corrono nella mia stanza, mi dicono di stare calmo, ma non sanno che ho attivato la mia unicità non per paura, ma per sapere se fossi vivo.

Cerco Kacchan con lo sguardo, sono confuso. C'è mia madre ai piedi del letto e sta piangendo; Le sorrido. Lei scatta nella mia direzione e disattivo il quirk, facendomi abbracciare. Sento profumo di casa, mi rilassa, mi fa stare bene.

"Izuku, ero così spaventata, pensavo che saresti rimasto in coma per sempre, ma ora stai bene sì? Stai bene figlio mio" Annuisco perché non riesco ancora bene a parlare, mia madre lo intuisce e mi passa una pezzuola bagnata sulle labbra, il sollievo è immediato.

Riesco a dischiudere le labbra finalmente.

"Q-quanto..." La mamma non capisce cosa voglio dire, ma non riesco davvero a parlare, la gola mi brucia.

"Tre settimane" Una voce maschile irrompe e mi volto nella sua direzione; Kacchan. È appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate e il solito cipiglio arrabbiato.

Gli sorrido, perché mi ha capito anche meglio di mia madre, mi conosce così bene che alla fine non è necessario nemmeno borbottare con lui. Forse è per questo che gli ha sempre dato tanto fastidio.

Penso a tutto il tempo che ho perso, a cosa ho lasciato prima di essere colpito dal villain e una nuova domanda riaffiora alle mie labbra.

"L'ostag-" Ancora una volta Kacchan mi precede, alla lunga diventa snervante essere così in simbiosi.

"Sta bene, è stato salvato da un altro eroe nei paraggi. Sei un coglione, hanno passato il tuo servizio sui canali nazionali, ti sei fatto colpire come un principiante"

A quel punto arrossisco. Non mi ero reso conto che ci fossero i giornalisti sul posto, quel giorno. Devono aver ripreso anche il soggetto della mia distrazione. Cerco di affondare sotto le lenzuola ma Kacchan me lo impedisce, mi tira su prendendomi dalle ascelle e mi mette seduto, l'infermiera che sta controllando il resto dei miei parametri gli dice che non deve sbalzarmi in questo modo dopo tre settimane di coma, ma il biondo la manda a quel paese.

La guardo scusandomi e lei sorride.

"Tranquillo Deku, ormai Dynamight ha già fatto fuoco e fiamme con ogni dottore, infermiere e inserviente di questo ospedale, lo conosciamo bene" Lui la fulmina con un'occhiata di fuoco.

Qualche ora dopo riesco finalmente a stare da solo con lui, mi hanno fatto ogni tipo di esame, analisi e controlli e risulta tutto normale. Del resto era la mia mente ad essere stata intrappolata. La mamma è fuori dalla porta chiusa, la vedo attraverso il piccolo oblò parlare con due infermiere; Finalmente sorride.

Mi dispiace mamma, ti avevo promesso che non ti avrei più fatto preoccupare.

Ripenso al Deku villain e una morsa mi stringe il petto, perché quell'Izuku la madre l'ha persa per sempre. Non voglio diventare quel tipo di persona.

Kacchan mi osserva senza dire una parola, seduto scomposto sulla sedia accanto al mio letto, con le mani nelle tasche dei pantaloni. Tutto quello che ho passato, tutto il dolore, il rammarico e il profondo senso di amore che ho provato non andranno persi.

Stavolta quello da salvare sono io.

"Allora? Che cazzo hai da guardare?" Mi metto a ridere scuotendo la testa, parlare con qualcuno, sentire la sua voce rivolgersi direttamente a me, è una sensazione che avevo dimenticato di desiderare. Quando mi bullizzava a scuola speravo sempre di sentirgli intavolare un discorso con me, volevo che mi chiedesse delle cose, qualsiasi cosa.

"Kacchan?" Si era voltato, così torna a puntare il suo sguardo su di me. Sembra agitato, come se volesse dirmi sul serio qualcosa, ma stavolta è il mio turno di confessare.

"Che vuoi?" I suoi occhi rossi sembrano affilati come pugnali, sulle braccia spuntano delle vene in evidenza, come se stesse stringendo i pugni nelle tasche. Ha le maniche della camicia bianca arrotolate fino al gomito. Torno a guardarlo e so che sente la tensione, glielo leggo negli occhi e lui la legge nei miei.

"Io ti amo" Dico tutto d'un fiato, a una velocità tale che se non fosse per il rossore sul suo viso non saprei se fosse riuscito a capire le mie parole.

What if...? (Bakudeku)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora