Novembre

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Lavinia Pov

C'è qualcosa nel colore delle foglie di Novembre. Sembra volerti ricordare che non avrai freddo per sempre. Che il sole sarebbe tornato a scaldarti la pelle e che, il mondo intorno, avrebbe riacquistato i suoi colori lasciandosi indietro quella grigia foschia.

Londra era bellissima anche quando era avvolta da una coltre di nebbia e la pioggia ti coglieva sprovvisto di ombrello.

Quando la cattedrale di Saint Paul veniva avvolta dall'atmosfera plumbea diventava anche più bella, a dimostrazione del fatto che alcune cose non hanno bisogno di colore per essere spettacolari.

Uscita dal bar con il mio cappuccino tra le mani, camminai lentamente lungo Regent Street. C'erano persone ricche che uscivano dalle loro auto con innumerevoli pacchetti e il sorriso stampato in faccia; altre che correvano per raggiungere la stazione della metro più vicina.

In entrambi i casi, non avevo niente a che vedere con loro. Non avevo un posto dove correre perché a lezione avevo smesso di andarci un mese prima.

Non sorridevo da un po' se non per cortesia quando qualcuno mi lasciava entrare prima di uscire, o quando vedevo bambini che giocavano con i giocattoli di Hamleys, accarezzati dai genitori sull'ultima fermata della metro.

Non avevo abbastanza soldi per potermi permettere qualcosa di diverso dal caffè che tenevo saldo tra le mani e nemmeno abbastanza coraggio dal prendere il cellulare e chiamare Harry.

Se le cose fossero andate diversamente quell'estate, avremmo potuto vagare a Camden Town o prendere un bus per Portobello, indossando abiti vintage al mercato e facendo foto imbarazzanti.

Magari mi avrebbe trascinata a comprare l'ennesimo peluche solo perché sapeva quanto odiassi quel mese. Avrebbe fatto quello e molto di più, se solo non avessimo permesso all'orgoglio di rovinare tutto.

La verità è che Novembre era il mese più triste perché mi ritrovavo spesso a fare l'inventario di tutte le cose perse durante l'anno e quella lista era incredibilmente lunga.

Frequentavo Sean nonostante sapessi fosse sbagliato. Era successo tutto per caso, e continuò così, nonostante la sua ragazza fosse la mia migliore amica.

Avevo bisogno di quello che lui era disposto a darmi e iniziai a giocare con la solitudine una partita che non avrei mai e potuto vincere.

Passarono i giorni, poi settimane e mesi e rimasi incastrata in un loop che non mi lasciava via di fuga.

"La lascerò, lo sai."
"Un po' di pazienza."
E nel mentre che le sue mani mi cercavano fameliche, io già mi ero dimenticata di ascoltare il suono di quella bugia. E mi ero dimenticata della lealtà per la migliore amica.
"Sei bellissima, Lav." Mi diceva tra un bacio e l'altro.
"Voglio solo te." E bacio dopo bacio, la bugia si travestiva da verità e il mio cuore si accontentava di questo, allontanando il senso di colpa che mi seguiva spesso come un'ombra.

Non avrei dovuto credere alle sue parole, ma una parte di me voleva farlo. Così, come una mosca attratta dal miele, finii per prendermi in giro da sola e perdere Sara.

Harry se n'era accorto molto prima di quanto volesse farmi credere e me ne accorgevo dal modo in cui serrava la mascella o lo guardava con disprezzo, quando Sara era distratta e lo sguardo di Sean indugiava un po' troppo a lungo sulla mia scollatura.

Anche quel giorno al mare. Lo guardava con rigetto mentre flirtava con la sua ragazza davanti a me.

E se vi sto raccontando di questo giorno di Novembre è perché le stelle ebbero voglia di mettermi ancora alla prova, provando a vincere la partita.

Le stelle dentro | Harry Styles |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora