Quarta parte

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"Sentite, portatelo via prima che si agiti e abbia una crisi di astinenza, vi aspetto al comando” dice un vigile ai colleghi.
Vengo caricato sulla seconda Panda con gli altri due e parto per l’ignoto…
Nel viaggio penso ai cioccolatini sul sedile… “Si staranno sciogliendo!!” Il rum poi quello… penetrerà a fondo nella tappezzeria rilasciando per anni quell’ odore…fa effetto Arbre Magique, una macchia marrone sul sedile, non crederà nessuno che è cioccolata. Devo usare quelle aspirapolveri che sputano acqua e sapone e poi la aspirano velocemente; zia Germana ne ha una, devo chiederle se me la presta, dirà sicuramente che è rotta avara com’è, l'ultima volta le ho chiesto il frullatore ad immersione per fare la maionese e mi disse che non sapeva cosa fosse che non lo aveva mai avuto, dimenticandosi del quarto d’ora di spiegazione che ho dovuto subire sulle proprietà magiche del piccolo elettrodomestico il giorno dopo il suo l’acquisto. Chissà se la tappezzeria si toglie… almeno la posso lavare in lavatrice, sarebbe perfetto… guardo il sedile di fronte per vedere se è sfoderabile, è una Panda, sicuramente è uguale alla mia…lo tocco, lo ispeziono e cerco una chiusura lampo sul lato inferiore. Il vigile si ricorda di me, mi vede toccare il sedile e mi chiede, "Stai nascondendo qualcosa?"  “No, cercavo la chiusura lampo del sedile…”, i due colleghi si guardano e con aria sostenuta sospirano e attribuendo il comportamento all'alcool, mi dicono: "Tranquillo, se la troviamo te lo diciamo al comando".
Figo! Viaggiare con le sirene accese, si spostano tutti... ora so cosa provano le forze dell’ordine.
Arriviamo al comando e vengo messo in attesa nella sala d'aspetto, le uniche parole che mi vengono rivolte dalle tre persone già presenti sono: "Prenda il numeretto nel cestino ", mi avvicino al tavolino con il canestrello porta numeri  che ha tutte le sembianze di un banco di scuola anni 70, verdino pallido con tanto di fori per il calamaio e rampetta portapenne sul bordo superiore. Cerco il numero 4, non c'è, il più vicino è il numero 7, va bene, tanto non c'è nessuno.
Neanche faccio in tempo a sedermi che arrivano due persone nel giro di un minuto, anche per loro il test d'ingresso è la ricerca del numerino nel cestino.
L'8 c'è, l'ho visto prima quando cercavo, ma uno di loro esclama:
" Ecco il 4 era per terra insieme al 5, sono ancora attaccati, tenga lo prenda lei" dandolo al signore alle sue spalle arrivato subito dopo lui.
I due uomini già lì presenti, si sporgono dalla sedia nello stesso momento come in una figura di nuoto sincronizzato e mi guardano,
cercando in me una reazione che possa riportare la situazione nel corretto ordine di arrivo. Io esclamo: " No tranquilli, io posso aspettare", non ho la forza di contrastare, in fondo erano lì, sono io che non li ho visti.
I due nuovi arrivati, ormai quasi amici parlano tra loro, uno deve contestare una multa per divieto di sosta, sostenendo che il cartello era consumato e si capiva poco che fosse un divieto, l’altro invece deve ritirare un verbale. Entrambi si lamentano dei tempi di attesa lunghi, intanto la conversazione si espande agli altri membri.
"Lei signora, perché è qui?" chiede uno alla donna arrivata nel primo esodo, e la signora sulla cinquantina, molto curata: "Devo denunciare un abuso, il vicino in una notte ha costruito una veranda sul balcone e non ho più il sole al mattino e voi?” chiede la signora in segno di rispetto per l'interesse rivolto a lei dagli altri due. Il primo risponde velocemente e senza troppi fronzoli: "Devo contestare una multa", l'altro inizia un racconto partendo dal suo ormai ex matrimonio e perdendosi la domanda iniziale nel racconto, ogni tanto mi guarda per coinvolgermi nella conversazione. Alla fine, nessuno sa perché abbia bisogno del verbale, ma tutti conoscono il menù del ricevimento. Al termine del racconto, in una strana coincidenza di movimenti, tutti rimangono immobili come pervasi da pensieri atroci.  Io sono lì come ascoltatore passivo. Ho altri pensieri, il mio corpo è composto su quella sedia di legno in posizione remissiva, mani giunte tra le ginocchia e spalle curve verso l'interno.
In tre mi guardano quasi nello stesso momento ed il più audace mi chiede: "E lei!? Perché è qui?" cercando di far conversazione per alleggerire il tempo di attesa.
In questo momento potrei inventare una scusa, ma è il mio momento, la mia occasione di rivalsa: "Ho ucciso una vecchietta investendola".

31 GIUGNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora