"Non lo troverò mai sto’ ambulatorio, neanche riesco a trovare un ascensore…"
Sul mio fianco due porte metalliche verniciate più volte con una pulsantiera vicino … Bingooo… è l'ascensore di servizio, quello usato dagli addetti ai lavori … il grande cartello sulle porte intima agli ignari passanti il divieto di utilizzo del mezzo di trasporto…
Che faccio?! Senti io lo prendo, sono tre piani, meno di 10 secondi. Mi guardo intorno ed aspetto che non ci sia nessuno camuffando le mie losche intenzioni, smanettando sul telefono come a leggere un messaggio importante, ecco via libera, non c'è nessuno. Con mossa fulminea premo il pulsante di chiamata e mi rimetto a guardare il telefono.
Con la coda dell'occhio scruto l'apertura delle porte, deve essere a momenti. Mi faccio una raccomandazione: appena si aprono, ti lanci dentro e premi il tasto 3… questa è la tua missione! L'ansia sale, di secondo in secondo, non devo fallire, nella mia testa immagino la scena per non commettere errori. Eccolo, si stanno aprendo, ancora qualche istante ed è il mio momento, mamma mia, un tempo interminabile… ecco sono aperte, so di avere solo pochi istanti per entrare e mettermi al sicuro da cacciata certa. Mi lancio con mossa fulminea all' interno e mentre entro, premo il tasto 3. Le porte del bunker si chiudono dietro di me. Sono salvo… per un solo maledetto piano, al primo le porte si aprono e davanti a me c'è una carrozzina con su seduta una signora anziana con gamba ingessata dritta in avanti a mo’ di cannone ed un infermiere dietro che la guida. "E lei che ci fa qui?!" esclama il pilota del carro armato. Ecco lo sapevo… "Mi sono perso" rispondo io, “Questo è l'ascensore di servizio non può stare qui…” “Ah sì? Non lo sapevo” “Vabbè” risponde lui senza troppo interesse ed inizia ad inserire la carrozzina nell' ascensore. La gamba ingessata arriva fino alle mie ginocchia e comunque l'infermiere non riesce ad entrare, mi guarda cercando in me una soluzione al Tetris: la soluzione più logica sarebbe che io esca e che lui porti a termine il suo viaggio. Io, però quella certezza non la lascerei mai. Ad un certo punto, l’intuizione risolutiva, apro le gambe lasciando il posto alla gamba della signora che così può entrare nell'ascensore insieme all'infermiere.
Le porte si richiudono, pronti al viaggio verso le nostre mete. Con quel palo di cemento tra le gambe mi sento indifeso e un po’ preoccupato. Speriamo non ci siano contrazioni muscolari involontarie, anzi meglio pregare affinché ciò non avvenga, nell' attesa guardo in faccia la signora che mi sorride in modo gentile. Io la guardo e ricambio il sorriso, non è il caso in quella situazione di essere scorbutici. Finalmente il terzo piano, le destinazioni dei miei compagni di viaggio coincidono con le mie, scendiamo tutti al terzo piano. Prima l'infermiere di retromarcia con la sedia a rotelle, poi io dopo essermi ricomposto verso l'alto con un saltello, e con un grande senso di sollievo dentro.
A questo punto chiedo all' infermiere dove sono gli ambulatori al terzo piano, e la risposta sembra inverosimile: “Eccoli qui, di fronte a lei”. Finalmente questa sfortuna è finita.
Arrivo negli ambulatori e sento chiamare il mio nome, sala 3.
Entro con timore e mi siedo sulla sedia dei pazienti, il medico è lì davanti ad una lavagna luminosa con delle lastre attaccate sopra.
Inizia lui a parlare.
"È fortunato ! Solo qualche contusione, tra qualche giorno potrà tornare al lavoro, per il momento stia a casa a riposo sdraiato nel letto, il collare può anche non metterlo, non vedo infiammazioni al livello cervicale."
Ah menomale, ma i dolori lui non li vede però, vabbè bisogna fidarsi della medicina, se lo dice lui.
Mentre produco questa profonda riflessione, il dottore si sofferma su un particolare nella lastra, non parla, sta leggendo qualcosa… addio lo sapevo… si è sbagliato… addio mondo.
La sua tessera sanitaria è in scadenza, la rinnovi che altrimenti non può scaricare le spese sanitarie e non tenga i profilattici nel portafogli che si deteriorano. Lo guardo imbarazzato e vedo che indica con il dito la parte inferiore della lastra. Il portafogli… mi ero dimenticato di rimetterlo a posto durante la radiografia ed il tecnico non se ne era accorto.
“Grazie, provvederò” rispondo io rassegnato ed ormai immune alle figure di merda.
Mi alzo, saluto ed esco dall' ambulatorio 3 del piano 3.
Ed ora dove vado?! Non posso fare la strada al contrario, finirei dall' orco delle Rx e sarei daccapo.
"Scusi signore, dove sta l'uscita?" chiedo io al primo che incrocio,
"Devi fare tutto il corridoio e prima delle scale prendi l'ascensore, 1 piano a destra, ancora tutto il corridoio e poi a destra, altro corridoio e lì c'è l'uscita” “Grazie” rispondo io, non mi ricordo nulla di quello che mi ha detto, ricordo solo corridoi e corridoi…
In quel momento mi viene in mente l'uscita secondaria imboccata per sbaglio in precedenza, mhh potrei uscire da lì, non c'è nessuno e sicuramente riesco a prendere un taxi senza fila…e poi quella me la ricordo ed è pure molto vicina.
"Sei un genio!!" , un po’ di autocelebrazione non fa mai male, aumenta l'autostima.
Quindi con astuta mossa ignoro i consigli del viandante e prendo l'ascensore di servizio, tanto anche se mi becca qualcuno alle brutte mi buttano fuori, mi fanno un favore. Et voilà, scendo proprio di fronte all'uscita senza dover attraversare mezzo ospedale.
Finalmente fuori, ora prendo un taxi e torno a casa, ouch!!! Non ho soldi con me, gli unici soldi che avevo erano quei 50 euro, ci ho comprato i biglietti della lotteria della sagra delle spuntature.
Chi si aspettava un epilogo tanto feroce? Va bene prendo l'autobus senza pagare. Ora voglio solo tornarmene a casa, il biglietto non lo faccio, mi spetta di diritto: è il risarcimento che la società deve pagare per quello che ho subito.
Qui passa il 12, non è male; certo se fosse il 305, scenderei sotto casa, ma con 5 minuti dalla fermata arrivo a casa!
Arriva il 12, l'autobus che mi porterà vicino casa.
Con atteggiamento navigato, faccio cenno all' autista. All'apertura delle porte salgo, oh lì c'è un posto! È mio! Mi siedo e provo a rilassarmi. Nel frattempo l'autobus circumnaviga le mura del CTO e si ferma davanti alla fermata dell'ingresso principale, dove un drappello di aspiranti passeggeri fermi alla fermata si comincia ad agitare, salgono almeno 10 persone. Tra di loro ci sono tre braccia ingessate di varie misure, due femori in riabilitazione e due gambe chiodate. L'età media è 80 anni, ma perché non stanno attenti …che non lo sanno che a una certa età le ossa diventano porose? La salita procede lenta e disordinata, si colpiscono uno con l'altro con le loro armi non convenzionali, ognuno che sale fa un veloce ma attento screening di tutte le persone sedute senza traumi al di sotto degli 80 anni, fatto salvo donne incinta e bambini sotto i 2 anni: siamo quasi tutti a rischio. Sembra un plotone di Transformers, ognuno con un'arma diversa: in alcuni direttamente incorporata negli arti superiori, in altri incorporata negli arti inferiori, in alcuni invece sono presenti strumenti rimovibili come le stampelle e tutori.
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31 GIUGNO
HumorCi sono giorni in cui la sfiga si dimentica di tutti gli altri e si dedica amorevolmente ad una singola persona, creando eventi in successione caotica senza fine.