Inizia il buonismo dei passeggeri nell' accogliere i nuovi arrivati, uno ad uno i miei nuovi compagni cominciano a capitolare, alzandosi a turno e cedendo il posto ai provvisori invalidi. Sono più forti ed equipaggiati di noi, vinceranno loro.
Io resisto, mi torna subito alla mente che l'ultima volta che ho fatto un favore ad un'anziana vecchietta, gli esiti sono stati inimmaginabili e incalcolabili. Un signore anziano mi punta, è l'ultimo rimasto in piedi, deve essere il capo, si capisce dagli sguardi che lancia. Mi intercetta, nel frattempo l'autobus è ripartito, viene verso di me, ha la stampella sollevata e non dà segni di sbilanciamento anche con il mezzo pubblico in movimento e le buche di questa città: questo per me è un falso invalido, cammina meglio di me. Io faccio il vago, lo vedo con la coda dell'occhio, mi metto al telefono, nessuna pietà. Manca poco, solo due fermate. Io non mi alzo e poi, forse si alza qualcun altro alla prossima fermata. Sì, sì sicuramente si alza qualcuno, nessuno suona il campanello nessuno deve scendere, gli occhi su di me cominciano a essere tanti, ma ci sono abituato, ormai temprato dalla giornata di guerra.
Il vecchietto si contorce su di me, cerca di dare nell'occhio per farmi alzare la testa dal telefono, sento il suo fiato affannoso sulla mia testa. Ha deciso che questo posto è suo e non mollerà finché non lo avrà, finalmente la mia fermata. Con area gentile alzo gli occhi e cerco di recuperare la situazione, sorridendo con aria compassionevole e stupita esclamo: " Ops, mi scusi non l'avevo vista, vuole sedersi? Prego si sieda" cedo il posto e suono il campanello.
Un po' di sana cattiveria e menefreghismo oggi ci voleva proprio. Finalmente scendo dall'autobus, 5 minuti a piedi e sono a casa. Sono ormai le 8 di sera, non ho mangiato niente da stamattina. Sono distrutto.
Per percorrere la strada impiego 5 minuti nei giorni normali. Con tutti sti dolori sono 15 minuti che cammino, ogni cento metri mi fermo per alleviare i dolori... quei lumini rossi laggiù, è quella la mia meta, devono essere le lucine del cantiere sotto casa. Che belli!!! Fa tanto natale, mi sento più buono... caxxo dici, ma sbrigati a fare sti ultimi 50 metri e tornatene a casa... una giornata da vittima in mezzo ai carnefici, ormai l'unico modo che ho per scaricare la frustrazione è quella di impersonificare l' IO carnefice e sfogarmi sull' IO vittima... provoca un po' di sollievo un po' di rivalsa. Poi, ritorno vittima e subisco il dolore dell'ennesima ingiustizia e prepotenza, ancora più dolorosa perché attuata da una persona che conosco bene: ME STESSO.. No, non funziona, meglio ricongiungersi in un solo IO: la vittima.
Ormai le lucine sono vicinissime, si vede il portone illuminato, comincio a cercare le chiavi per ottimizzare i tempi ..." Ma dove sono queste maledette chiavi?", di solito le metto nella tasca dietro, non ci sono, vedrai che le ho perse, cerca meglio, magari sono nel giacchetto.
"Di che ti impicci tu? So bene dove tengo le chiavi" " Va bene, scusa, scusa" i miei due io, non ancora ricongiunti hanno visioni diverse.
Mentre cerco le chiavi, una voce da dietro mi dice: "Salve, tornato dal lavoro?" interrompo la ricerca, alzo la testa senza voltarmi, la signora Brufalini con Pallino al seguito è dietro di me. Sta rientrando dalla passeggiata serale col grazioso cagnolino.
"Salve signora Brufalini, sì, sono appena tornato, ha le chiavi? "
"Certo, non si preoccupi, le apro io", inizia la ricerca delle chiavi nella borsa della stanca vecchietta, una borsa nera anni 50 all'apparenza piccola, ma l'intero braccio e anche parte della testa ci finiscono dentro.
Mentre la testa è inclinata in quel buco nero, trafiggo con gli occhi Pallino che con il suo sesto senso da cane, capisce che non è il caso di attaccare bottone e si rifugia tra le gambe della signora Brufalini. "Eccole" esclama, e tira fuori dalla borsa con sequenza opposta all'ingresso, prima la testa, poi il braccio con le chiavi in mano. In realtà è un grappolo di chiavi, saranno almeno 50 con svariati portachiavi appesi; con orgoglio mi scuote quel raspo davanti, la prima fase è stata portata a termine, ora c'è la ricerca della chiave giusta, non prima di un rapido controllo visivo per risparmiare tempo.
La poca luce che trapela dai vetri del portone e gli stanchi occhi della signora, hanno fatto sì che il rapido controllo sia durato almeno 2 minuti. A questo punto prende coraggio e via la prima chiave, no non è questa, vediamo allora la seconda... neanche fhuuu. Ogni chiave fallita rifinisce in mezzo alle altre, ho la certezza che quella l'ha già presa, sono due volte che la prova, adesso butto giù il portone. Durante la ricerca dell'ago nel pagliaio sentiamo aprire il portone, un click risolutivo, era un condomino con il sacchetto dell'immondizia intento a fare il suo dovere civico, finalmente ce l'abbiamo fatta. La signora Brufalini rimette il lampadario di chiavi nella borsa ed entra mentre io le tengo la porta aperta. Pallino continua a guardarmi con gli stessi occhi dei signori al comando dei vigili dopo che avevano saputo della mia performance mattutina. Chiamo l'ascensore ed aspettiamo, la signora Brufalini mi chiede di nuovo "Come è andata al lavoro oggi?" "Bene signora, una giornata splendida". "La vedo un po' dolorante" "No signora, si sbaglia."
STAI LEGGENDO
31 GIUGNO
HumorCi sono giorni in cui la sfiga si dimentica di tutti gli altri e si dedica amorevolmente ad una singola persona, creando eventi in successione caotica senza fine.