Capitolo 5

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Raccolsi la mia roba allontanandomi come una ladra dal centro del cortile. Tirai la porta verso di me, dimenticando totalmente il cartello con la scritta "spingere". Mi buttai in avanti sperando che la solita aria gelata che riempiva la scuola rinfrescasse il rossore sulle mie guance. Invece il mio imbarazzo si accentuò quando ritrovai il preside ad accogliermi mentre parlava con una spilungona dai capelli ricci e dorati e il naso alla Dante e un'altra snob dal caschetto biondo e la gobba sulla schiena. Odiavo entrambe, specie la prima che per un breve periodo era stata mia vicina prima che cambiassi albergo. Vederla di sfuggita solo durante i consigli di classe mi aveva aiutato a dimenticare i tratti eleganti del suo volto, ma non avrei potuto sopportare di averla nello stesso plesso.
Fortunatamente il preside mi rassicurò dicendo che quella donna aveva ottenuto una cattedra nell'altro edificio, dove non ci si occupava del tempo prolungato. Mi domandai chi avesse allora ottenuto la nomina per sostituire il neo-pensionato professore di lettere, e la risposta arrivò veloce come la sua mano sulla mia spalla.
-Ehi- la voce quasi gracchiante -chi si vede!- batté i suoi due colpi accennando ad un sorriso tirato.
-Ah Rita conosci già il nuovo arrivo?- odiavo il suo pizzetto nero, gli deformava il volto allungandolo. Evitai di sembrare scorbutica provando un gemito di consenso e mi ritirai velocemente in aula docenti per posare i libri nel mio cassetto in fondo alla stanza.
Notai che proprio alla mia sinistra vi era un pezzo di carta adesiva del tutto nuovo con un nome scritto in stampatello di un inchiostro quasi verdognolo.
Rosanna Zurlo.
Spalancai i miei occhi nerissimi e un leggero brivido mi solleticò il cuore. Sapere che non mi aveva mentito in quel parco mi riempì di una strana soddisfazione interiore che dovetti soffocare con un profondo ed ampio respiro.
-Hai il cassetto proprio accanto al mio, l'ho notato prima che arrivassi tu.- una voce alle mie spalle mi fece sussultare mentre sollevavo il busto e mi voltavo. Era estremamente vicina al mio corpo. Era lei, e aveva un tono molto dolce e sciolto, come se la presenza di estranei la mettesse in difficoltà tanto da inasprire la voce. Sì, mi sentivo una sua conoscente, una di quelle amiche che ti fa piacere incontrare. Non si sarebbe comportata in quel modo se anche lei non avesse condiviso il mio pensiero.
-Fumi molto-
-Sì...- balbettai sorpresa quando impugnò lasta delle sue lenti scure per fissarmi le dita con quei suoi occhi immensi.
-Anch'io, dovremmo smettere!- aveva uno strano modo di interloquire, le sue erano frasi brevi come colpi di spada, troppo taglienti persino per la mia pelle dura e acida.
-Facciamo che fumiamo solo quando stiamo insieme!- era imbarazzante come proposta, e forse lei si accorse dell'esser stata fin troppo avventata -Se sei d'accordo, ovviamente...- aggiunse colpendomi una spalla.
Mi piaceva quel suo modo di cercare del contatto fisico, aveva una mano piccola e delicata. Era stranamente una delle rarissime persone che riuscissero a starmi tanto vicino senza infastidirsi o crearmi noia. Le afferrai le dita stringendole in una presa più giovanile della solita stretta di mano ed accettai le sue condizioni.
Lei scrutò il mio volto quando mancavano pochi minuti al trillo della campanella e porgendomi il pacco di sigarette aperto mi disse:
-Bene, oggi offro io!-

Non mi spaventa nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora