Capitolo 8

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Sfilò due sigarette dal taschino della camicia scura e ci giocò un po' prima di avvicinarne una alle mie labbra. Me l'accesi velocemente e sputai via il fumo denso. A quell'ora la sabbia scottava sotto i piedi ormai scalzi, ma quella sensazione diventava piacevole quando lei si avvicinava a me per spintonarmi in risposta alle mie battutine acide. Avevo imparato quanto le piacesse avere a che fare con una personalità forte e scontrosa, ci provava uno strano gusto, e dovetti abituarmi a fingere di non conoscere la dolcezza.
Certo era un bel posto dove portatmi per fumare. Lì non ci avrebbe disturbato nessuno, saremmo rimaste industurbate per tutto il tempo desiderato. Sentii squillare il mio cellulare e mi izzai velocemente per estrarlo dalla tasca. Mi ero illusa di poter restare tranquilla per un po'.
Vidi il numero sullo schermo e riconobbi quello di Roberto. Risposi allegra, dopotutto era il mio fidanzato. Ci scambiammo un "ti amo" finale e un bacio a schiocco, poi mi voltai e vidi Rosanna con le mani sulle ginocchia e la testa calata. Non ritrovare i suoi occhi che mi fissavano curiosi fu un duro colpo.
-Rosanna?- lei mugugnò qualche sillaba distrattamente senza sollevare il capo. Pensai a cosa potessi aver sbagliato, ma non mi venne in mente nulla. Forse la telefonata aveva rovinato un po' l'atmosfera serena che si era creata, ma non doveva essere dovuto a quello il suo cambio d'umore.
Provai a scuoterle le spalle sedendomi accanto a lei, ma la donna si scostò furiosamente alzandosi. Si avvicinò al sentiero per cui eravamo scese sulla spiaggia, ma non andò via. Rimase ferma lì, come immobile, bloccata da chissà cosa.
Si voltò dopo qualche interminabile secondo e vidi i suoi occhi arrossati che cercavano di evitare i miei. Il suo stato mi metteva in ansia, ero preoccupata per quello sbalzo improvviso, senza nemmeno saperne il motivo. Forse era questo che succedeva fra amiche.
-Scusami- provò lei ingoiando un sorriso amaro -la telefonata che hai ricevuto mi ha ricordato una cosa, ma non importa, davvero!- mi convinsi che probabilmente le avevo riportato alla mente il ricordo di quel tizio, Simone, da cui era praticamente scappata, e allargai le labbra in una smorfia che pareva una richiesta di perdono. Si avvicinò battendo due colpi sulla mia spalla e fece sbattere il lato destro del suo torace contro il sinistro del mio, lasciando cadere il braccio a lato del mio collo.
Schiusi le labbra sorpresa, più che imbarazzata, e realizzai subito quanto quello strano abbraccio mi piacesse. Potevo sentire il suo mento che mi sfiorava il deltoide e i capelli neri che premevano sulla pelle del collo. Strinsi le dita sulla sua camicia e a malincuore ci separammo. Essere privata del contatto del suo corpo era straziante quasi quanto la confusione della mia mente. Non riuscivo a spiegarmi lo sguardo ammaliante di lei, il suo incedere elegante e i suoi modi da maschiaccio. Trovavo la sua voce estremamente rilassante e il suo corpo accanto al mio mi rassicurava. Fu in quel momengo che realizzaì quanto avrei desiderato poter dormire con lei avvinghiata a me.

Non mi spaventa nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora