Capitolo 9

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Persi il conto delle ore. Ma di certo non era un problema. Sentivo tutti i muscoli rilassarsi e la mente abbandonare ogni pensiero. Avevo dimenticato la brutta figura della mattina, ma lo aveva fatto anche lei e gliene ero grata.
Quando le dissi che il giorno seguente avrei conosciuto i ragazzi di 1^A lei mi rispose di stare attenta a due piccoli marmocchi rompiscatole, una certa Simona e il suo inseparabile compagno Francesco. Prese a raccontare di come l'avessero riempita di domande pur avendo il terrore negli occhi. Terrore, era questo ciò che lei trasmetteva ai ragazzi? No, io penso fosse timore. Quasi una reverenza che gli alunni dedicavano ad un'insegnante di quel calibro.
Mi raccomandai di usare l'adeguata severità con quelli di seconda, che credevano di essere ormai i più famosi della scuola, e di mostrargli come un vero professore sapesse gestirli, di certo non come avevo fatto io.
-Forse dovremmo andare, Rita- pronunciò il mio nome con una strana dolcezza sulle labbra. Era un lieve sussurro il suo, un po' canzonatorio ma al tempo stesso solenne. Mi voltai un'ultima volta ad ammirare i suoi occhi illuminati dal luccichio del sole sul mare. Pronunciai un unico "sì", lentamente e senza muovermi. Lei fu la prima ad alzarsi dalla sabbia ancora calda e tese la mano verso di me. L'afferrai e mi tirai su, ma lei me la lasciò subito dirigendosi verso il sentiero di ghiaia. Mi meravigliò il suo improvviso ritrarsi, ma la raggiunsi alla svelta e mi accomodai sul sedile del passeggero.
Abbandonai quel posto meraviglioso che cominciava ad affollarsi di turisti con grande dispiacere. Senza che me ne accorgessi, Rosanna mi accompagnò velocemente sotto casa. Ricordava dove abitassi e questo mi colorò le guance di un lieve rossore. Aprii la portiera dell'auto vecchia aspettandomi di ricevere un saluto affettuoso. Ricevetti un misero "ciao" dopo tutte quelle ore passate a chiacchierare e non fui affatto felice del trattamento. Così me ne andai col viso un po' imbronciato, senza darlo a vedere, e salutai con un lieve gesto della mano. Fatti pochi passi verso l'ingresso dell'hotel sentii la sua voce chiamarmi. Mi voltai, quasi rincuorata e osservai il suo volto coperto dagli occhiali da sole. Ripeté il mio nome.
-Rita, non fumare stasera. Promettimelo- sperai di non cadere, ma le gambe tremavano allo stesso ritmo del cuore. Provai a sorridere, ma i muscoli del viso erano contratti in un'espressione di sorpresa e soddisfazione.
-T...te...- provai a balbettare quel piccolo giuramento, ma sentivo mancarmi il fiato e la mia voce terminò in un sibilo sommesso.
Mi feci coraggio notando un piccolo sorriso sulle sue labbra sottili e rovinate dal sole e riuscii a reinventarmi una frase adatta.
-Fumo solo se con me ci sei tui, promesso- finalmente sospirai per il sollievo e lei sorrise, lo fece gustandosi la vittoria.
Sì, aveva vinto. I suoi occhi avevano vinto il mio cuore.

Non mi spaventa nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora