CAPITOLO 8: CENA E DOPO CENA

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Tornato a casa dopo il lavoro, Aurelio rispose in tono paziente all'ennesima telefonata di Lianna. "Come devo vestirmi? Elegante?" il tono della ragazza era esageratamente apprensivo. "E se combino un disastro? Cinthia che tipo è?".

L'uomo contò mentalmente fino a dieci: "Stai calma, è solo una cena. Gilberto lo conosci e Cinthia è molto simpatica, una bravissima persona. Molto aperta, solare direi. Lavora nelle vendite da anni, non è assolutamente un tipo che mette soggezione".

"Ti stai riferendo ai miei, vero?" il tono offeso fece alzare gli occhi al cielo ad Aurelio, per fortuna non poteva vederlo.

Lianna lo chiamava dall'ufficio, visto la distanza da casa sua, si stava cambiando là. "Tra poco passo a prenderti, lasciami vestire ora". L'uomo riagganciò con un sospiro.

"Per fortuna, massimo alle 22, deve prendere il treno.".

Indossò un pantalone scuro ed una camicia grigio chiaro, poi con un sorriso riprese in mano in telefono. Una breve esitazione e poi chiamò Malic.

"Sei libero stasera, dopo cena?" chiese subito Aurelio, senza neanche aspettare di sentire la voce dell'altro. Una breve pausa, poi il giovane rispose in tono tra il sorpreso ed il divertito: "Non perdi tempo, questo lo apprezzo. Sul tardi, puoi passare dopo le 22,30?".

Aurelio annuì tra sé: "Perfetto, veramente, non vedo l'ora". "Non mi dire" concluse Malic e riagganciò.

Aurelio e Lianna arrivarono davanti alla piccola villetta a schiera dei Moroni alle 19,00. Lianna indossava un abito rosa chiaro corto con delle scarpe in tinta con tacchi molto alti, che preoccupavano Aurelio. "Vai piano, stai attenta." Le sussurrò cercando di non essere troppo offensivo. "Tranquillo, se perdo l'equilibrio mi aggrappo a te, tu stammi sempre vicino". Stavano camminando sul viale di ingresso ed approfittò per appendersi al braccio dell'uomo con un gran sorriso.

La porta si spalancò, Gilberto li accolse con un gran sorriso conducendoli verso la piccola sala da pranzo. Cinthia, una donna alta e con un sorriso contagioso, li aspettava vicino al tavolo. "Lianna, è bello conoscerti finalmente" il tono era gentile e sincero, si sedettero tutti al tavolo per conversare. Gilberto aprì una bottiglia di vino e versò a tutti, solo mezzo bicchiere per Aurelio, che sapeva molto attento in caso di alcolici. Lianna invece disse che sì, gradiva il vino rosso, ma non più di un paio di bicchieri.

La cena a base di pesce era già pronta, Lianna seguì Cinthia in cucina per chiedere se serviva una mano. "Figurati, abbiamo ordinato tutto pronto. La cucina non è proprio il forte di nessuno dei due".

"Tutto bene?" chiese Gilberto con aria preoccupata e ammiccante al tempo stesso. Aurelio annuì: "Certo, una bella serata. Sono sicuro che Cinthia e Lianna andranno d'accordo".

"Cinthia ha il dono di andare d'accordo con tutti" sorrise Gil, l'amico annuì allentandosi un pò il collo della camicia, si sentiva come se gli mancasse l'aria.

Dopo cena, uscirono in giardino per il caffè ed il dolce. Mentre i padroni di casa sistemavano il tavolo, Lianna si avvicinò ad Aurelio con aria un po' incerta: "Cinthia mi ha fatto un sacco di domande, ci tiene molto a te". "Lo so" rispose con aria un po' colpevole Aurelio. "Ma le ho detto di non preoccuparsi, sono sicura che saremo felici insieme. Sa bene come sei fatto, non sei un tipo romantico o passionale. Ma a me piaci così, mi fai sentire al sicuro", la giovane lo abbracciò con calore: "La tua calma e la tua razionalità tengono a freno la mia impulsività. Sei una persona seria, non uno che promette il mondo solo per restare una notte ed il giorno dopo scompare, come tanti ragazzi che conosco". Aurelio rimase in silenzio, fissando un punto davanti a sé.

Dopo aver accompagnato Lianna alla stazione, Aurelio risalì in auto e si sbottonò i primi bottoni della camicia. Si guardò nello specchio retrovisore, voltando il viso da entrambi lati per vedere se aveva tracce di rossetto. "Non che a lui importi" si disse quasi tristemente. Partì dirigendosi verso il loft di periferia dove viveva Malic. Arrivò leggermente in anticipo ma scese subito dall'auto, vedendo l'auto nera parcheggiata.

Io non esistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora