CAPITOLO 15: MA QUALE VERITA'

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Un suono lo svegliò qualche ora dopo, Aurelio supino nel letto si guardò intorno nella penombra del piccolo chalet. Il display della Tv e la lampada di emergenza illuminavano abbastanza da consentirgli di distinguere le figure intorno. Il quadro rosso della tv segnava le 4,15. Con uno sbadiglio, si passò le mani tra i capelli disordinati, voltandosi a sinistra studiò la figura accanto a lui che dormiva profondamente su di un lato, il viso a pochi centimetri dalla sua spalla. Malic si mosse leggermente, spostando la gamba sinistra verso di lui con un sospiro che era quasi un lamento. Con un sorriso, Aurelio capì cosa lo aveva svegliato. Con molta attenzione, con gesti lenti spostò la gamba del giovane e la sollevò leggermente, ponendola con delicatezza sopra la sua. Un familiare "Hm" gli confermò che era la posizione giusta. "Va meglio così, vero?" sussurrò con dolcezza, carezzando leggermente la gamba appena sopra il ginocchio, attento a non toccare la cicatrice sul lato della coscia. Rimase sveglio, godendosi la presenza silenziosa, il tocco leggero della gamba esile sulla sua, il respiro caldo che gli sfiorava il collo. "Presto dovrò andare" si disse, mentre il tempo scorreva veloce e già si immaginava Gilberto irritato, che rivoleva la sua auto.

Era quasi ora di pranzo quando Gilberto e Cinthia lo riportarono a casa. Aurelio li salutò brevemente ed entrò in casa, con la piccola borsa da viaggio. Doveva prepararsi per andare a lavoro nel pomeriggio, dato che la festa era stata organizzata di domenica, avevano avuto la mattina libera ma era pur sempre lunedì.

Alle 15,00 precise Aurelio varcò la soglia del palazzo della Proxime, con la solita aria educata e distaccata. Salutò chi incontrava, dirigendosi verso il suo ufficio con passo spedito. Si tolse la giacca e controllò immediatamente i messaggi sul computer. Suo cugino Flavio lo aveva cercato, il capo della sua sezione gli raccomandava di lavorare sui nuovi prodotti di investimento.

Dopo una mezz'ora, Gilberto entrò portando due caffè. Aurelio lo fissò stupito: "Cosa ho fatto per meritarmi il trattamento speciale?". Gil sorrise e si sedette di fronte a lui: "Mi hai riportato la macchina integra e non è poco", poi abbassò la voce: "Ma più, che altro, spero sempre di convincerti a rivelarmi qualcosa in più della tua storia segreta. Pensavo fosse tutto finito e all'improvviso ricominci questo incontri clandestini, sono curioso". Aurelio prese il bicchierino del suo caffè e non disse nulla.

L'amico lo guardò di traverso: "E' una donna sposata? Il marito è un pezzo grosso? E' la moglie di un collega? ".

In quel momento, la porta si spalancò ed entrò Lianna, seria in un abito celeste con una bella collana d'oro. "Ciao, Gil", si voltò verso Aurelio con aria seria: "Sei a casa stasera? Devo parlarti. E' importante", si guardò intorno e sbirciò fuori dall'ufficio, come se temesse di essere osservata.

Aurelio e Gilberto si cambiarono degli sguardi increduli. "Sono a casa, stasera. Che succede?" fece Aurelio ma senza aggiungere nulla, Lianna se ne andò.

Quella sera, mentre apriva la credenza per decidere cosa prepararsi per cena, Aurelio sentì bussare alla porta ripetutamente e si affrettò ad andare ad aprire. Era Lianna, l'uomo chiuse gli occhi e prese fiato, senza sapere cosa aspettarsi da quella visita, dopo la strana apparizione del pomeriggio.

"Penso di aver fatto una cosa che non avrei dovuto fare" confessò, senza una parola di saluto, la giovane. "Cosa vuoi dire?" chiese Aurelio. "Sai, all'ufficio legale, ci sono tante pratiche sia cartacee che archiviate digitalmente" spiegò la giovane con aria assorta: "Il mio lavoro è in pratica solo di sistemare questi archivi e di reperire e consegnare le pratiche agli avvocati che ne hanno bisogno". La giovane fece un sorriso fanciullesco: "Solo che, spesso, qualche nome mi incuriosisce, così visualizzo anche pratiche che nessuno ha richiesto. Se sono pratiche importanti, sono protette da password ed hanno anche delle parti 'omissis' cioè proprio eliminate fisicamente dal file o dalla cartella, quindi posso vedere poco. Ma mi piace fantasticarci sopra, come un investigatore che deve scoprire un mistero. Una specie di gioco".

Io non esistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora