CAPITOLO 24: A QUALUNQUE COSTO

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Il relais era molto grazioso, elegante ma non eccessivo. Seduto al tavolo d'angolo della sala principale del ristorante, Aurelio si guardava intorno in attesa di Gilberto e Lianna. Melissa, seduta vicino a lui, batteva nervosamente il piede a terra e sbuffava al tempo stesso. Con un sospiro, Aurelio alzò gli occhi al cielo chiedendo un altro pizzico di pazienza. "Non è tanto male questo posto, è anche abbastanza vicino a casa e sai quanto odio viaggiare in quella tua scomodissima auto" esclamò Melissa: "Se il cibo è decente, facciamo organizzare tutto e siamo a posto", fece un gesto definitivo con la mano.

Lianna e Gilberto arrivarono insieme, l'uomo era passato a prenderla dato che la giovane non guidava. "Era ora" li accolse Melissa: "Ho fame, mangiamo così posso tornare a casa e sdraiarmi? Sono esausta". Appena furono tutti seduti, uno dei camerieri li raggiunse per sapere quale menu avevano scelto tra quelli proposti per le prove dei matrimoni. Aurelio alzò le spalle e Melissa alzò gli occhi al cielo: "Scelgo io, come sempre, per te tanto é tutto uguale".

Nell'intervallo tra le portate di antipasto ed i primi, Aurelio avanzò la scusa della toilette per allontanarsi, sussurrando a Gilberto seduto accanto a lui dal lato opposto di Melissa: "Ho bisogno di una pausa, torno subito". Con aria comprensiva, l'amico annuì.

Arrivato davanti alla toilette, Aurelio si guardò intorno giocherellando con una sigaretta, cercando un posto in cui potesse fumarla in pace, visto che era tutto tappezzato di cartelli di divieto. Muovendosi per l'hotel senza una meta, arrivò nella hall, piuttosto ampia e, sempre guardandosi intorno, vide l'ascensore per i piani superiori aprirsi per far salire delle persone. A un tratto, gli mancò il fiato e fece cadere a terra la sigaretta. Un uomo alto sui trent'anni, con i capelli castani raccolti in una corta coda ed il volto ombrato da una leggera barba salì sull'ascensore con aria sicura di sé ed un braccio attorno ai fianchi esili di un'altra persona, che stava salendo con lui. I capelli neri erano più lunghi, arrivandogli quasi sulle spalle, ma Aurelio riconobbe immediatamente il volto di Malic, calmo ed indifferente mentre l'uomo si abbassava per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Nei brevi istanti prima che le porte si chiudessero, Aurelio si sforzò di esaminare ogni dettaglio del giovane: indossava un bel completo chiaro insolitamente elegante per lui con pantaloni larghi e la giacca bianca aperta che lasciava intravedere una camicia con lavorazione a ragnatela bianca su cui spiccava una bella collana argentata con un ciondolo che sembrava raffigurare un uccello rapace in volo.

Aurelio rimase immobile dove si trovava, confuso ed emozionato al tempo stesso. Un uomo con un elegante completo scuro ed il simbolo dell'hotel sul taschino, gli si rivolse in tono cortese: "Buonasera, Signor Torrescura. Sono Valerio, il manager dell'hotel. So che è qui per organizzare il ricevimento del suo matrimonio". Aurelio lo fissò e dopo un po' annuì, ritrovando la sua espressione distaccata: "Infatti. La cena di prova è molto soddisfacente", Valerio gli sorrise con aria soddisfatta. "Ma, come saprà, molti dei nostri ospiti si fermeranno per la notte e dovremo anche valutare la qualità della parte più strettamente alberghiera", lo sguardo gli cadde sull'ascensore. Valerio concordò: "Naturalmente, abbiamo diverse camere che potranno soddisfare anche gli ospiti più esigenti, come la famiglia Aldobrandi. Al primo piano offriamo camere comfort ampie e comode per una o due persone, al secondo piano invece ci sono le suite, veri e propri appartamenti con vasca idromassaggio e terrazza con vista sulla città". Aurelio sorrise e disse: "Ci sarebbe la possibilità di visionare queste suite? Devo essere certo di fare bella figura con i miei zii ed il caro cugino Flavio". Quanto l'altro non guardava, Aurelio alzò gli occhi al cielo, figurarsi che gli importava di loro, gli serviva solo una scusa per andare al piano di sopra. Valerio sembrava molto eccitato all'idea di ospitare persone così importanti: "Più tardi, terminata la cena, potrei farla accompagnare da qualcuno per uno sguardo veloce". "Va bene, allora ci conto" tagliò corto Aurelio, dimenticando la sigaretta e tornando nella sala ristorante.

Io non esistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora