EPISODIO 3: UNA GITA FUORI CITTA'

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Alla guida della sua auto il sabato successivo, Aurelio sbuffò. "Come sono finito in questo pasticcio?" si chiese fra sé, con aria sconsolata. "Odio guidare in autostrada, oltretutto" aggiunse, uscendo dalla città per raggiungere il piccolo borgo dei Castelli dove viveva Lianna con la sua famiglia.

"Come si chiama quel posto? Perché non me lo sono scritto?" continuava a parlare da solo, nervosamente. Schiacciò il vivavoce per chiamare Gilberto. "Come si chiama il paese di Lianna?" chiese senza convenevoli. L'amico rispose con uno sbadiglio: "Ma cosa vuoi? Perché non lo chiedi a lei?". "Oh, scusa se ti ho svegliato di sabato mattina ma io ho, per colpa tua, ho dovuto mettere la sveglia alle sette e saltare il mio solito allenamento" Aurelio era molto irritato.

"Colpa mia?" chiese Gilberto con aria offesa. "Certo!" Aurelio guidava lentamente, sfogando la sua rabbia con l'amico: "Tua la stupida idea dei fiori. E quella smania di sistemarmi per forza con qualcuno!".

"Ti sei proprio alzato male, stamattina" commentò l'amico in tono conciliante. "Il paese si chiama Rocca Frescia, saranno massimo 35 chilometri dal raccordo, metti il navigatore sennò chissà dove finisci.". "Ok" rispose semplicemente Aurelio riagganciando.

Dopo una mezz'ora, lasciò l'autostrada per una strada più piccola tutta in salita. In quel momento, vide dal display dell'auto che Lianna lo stava chiamando. "Devo essere paziente" si disse, schiacciando il tasto per rispondere. "Dove sei? Quanto ti manca? Devo mandarti a prendere? " Lianna era più agitata del solito, eccitata.

"Non sono neanche le dieci, cara" osservò, cercando di rimanere calmo: "Il pranzo è alle 12,30. Mi manca poco, davvero". "Ok, chiamami appena arrivi che ti dico dove parcheggiare, il paese è piccolo, sai". "Va bene, ti chiamo dopo" chiuse la telefonata con un sospiro.

Si ritrovò, poco dopo, al centro di una piazza circondata di piccole abitazioni datate e abbastanza trascurate. In giro non si vedeva nessuno e le stradine sembravano tutte uguali.

"Dunque" si disse riflettendo: "La sua casa è nella zona nuova. Un attico nella zona nuova". Dopo una pausa, si chiese: "Dove sarà la zona nuova? E nuova rispetto a cosa?". Si rassegnò e chiamò Lianna per farla venire e spiegargli la strada.

Dopo, qualche minuto, Lianna comparve e gli fece cenno di imboccare la strada di fronte al punto in cui si era fermato, anche questa in salita. Dopo qualche chilometro, si ritrovò in mezzo a quattro palazzine relativamente più nuove del resto della città. Ogni palazzina aveva uno spazio interno riservato, delimitato da una sbarra che impediva l'accesso.

"Puoi parcheggiare qui, sul lato" suggerì Lianna e Aurelio la fisso dubbioso: "Ma è divieto di sosta". "Fa niente" rispose lei con noncuranza : "Non passano quasi mai".

Aurelio scese dall'auto con aria poco convinta e la seguì verso il portone della palazzina vicina. Presero l'ascensore per il quinto piano, Aurelio era di pessimo umore e Lianna sembrava preoccupata dall'incontro con i genitori.

Il pianerottolo era spazioso, davanti alla porta dell'interno 10 erano allineate diverse piante ben curate. Lianna fece cenno di entrare ed Aurelio annuì in silenzio. Sull'ingresso lo attendevano il padre e la madre della giovane. "Sono Clara Marie" si presentò la madre con un sorriso, porgendogli la mano. Era una donna minuta, indossava un abito azzurro, i capelli scuri in parte grigi, il volto segnato appariva più vecchio della madre di una giovane di venticinque anni. "E' un piacere, Signora Santobuoni" salutò compito Aurelio, voltandosi poi verso il padre di Lianna.

L'uomo era più alto e robusto della moglie, indossava un gilet di lana grigio sulla camicia beige e degli occhiali dalla montatura scura che gli davano un'aria severa. I corti capelli neri erano pettinati all'indietro, lo salutò con un cenno del capo. "Questo è Aurelio, ti ho parlato di lui" disse Lianna in tono molto più serio del solito: "Mio padre Gianrico Santonbuoni". Aurelio strinse la mano all'uomo, che lo fissava con aria sospettosa, Clara Marie invitò tutti con un sorriso gentile ad accomodarsi nel salotto.

La stanza era spaziosa, con un bel divano accostato al muro e due grandi portefinestre che si affacciavano su un terrazzo di notevoli dimensioni. "Lianna dice che sei un consulente finanziario alla Proxime" il Sig. Santobuoni si rivolse ad Aurelio che annuì, aggiungendo: "Sì. Lavoro come consulente da diversi anni, mi sono laureato in economia e seguo spesso dei corsi di aggiornamento, che mi aiutano nel lavoro".

"Spero ti piacciano lasagna e fettuccine" cambiò argomento la moglie, sorridendo all'ospite. "Sono d'obbligo nei fine settimana" aggiunse Lianna con aria soddisfatta: "La mamma è una cuoca d'eccezione. Io invece preferisco evitare". "Saresti capace di fuoco alla casa" il tono di rimprovero del padre non la offese. Ma la madre si sentì in dovere di intervenire: "Perché non fate una passeggiata? E' presto per mangiare". Lianna annuì, entusiasta e prese subito Aurelio per il braccio: "Ti mostro il paese, vedrai, è così tranquillo. Sono certa che ti piacerà".

Scesi dal palazzo, Lianna imboccò la stessa stradina da cui erano arrivati, per raggiungere la piazza. "I tuoi sembrano simpatici" commentò con aria sempre cortese Aurelio. "La mamma è la migliore" confermò Lianna: "Sempre disponibile. Visto quante piante? Sono la sua passione. Da giovane lavorava in un vivaio ma poi ha dovuto smettere, per via della case e dei figli. Una cosa che non capisco ancora del tutto". "Figli? Non sei figlia unica?" chiese Aurelio, curioso. La giovane riprese: "No, non lo sono. Quanto a mio padre, non lo definirei mai simpatico. Forse, quando ero piccola era più aperto, sorrideva spesso. Ora sembra sempre così distante, sospettoso. Forse per via del suo lavoro.".

Si fermarono in un piccolo parco con delle panchine, Aurelio si sedette mentre Lianna girava intorno alla panchina parlando, gli faceva venire il mal di testa. "Che lavoro fa?" chiese cercando di starle dietro con lo sguardo. "Oh, è un dirigente scolastico" spiegò con aria annoiata Lianna: "Ha girato molte scuole quando ero piccola, soprattutto scuole superiori. Ora, invece, dirige l'istituto comprensivo unico qui in paese, sai asilo, elementari e medie insieme.". Aurelio annuì con aria assorta. "Vuoi parlarmi dei tuoi?" chiese incerta Lianna, era un argomento che non affrontavano mai. "No" rispose a voce bassa Aurelio, lasciando la panchina per tornare indietro.

Io non esistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora