Anime: Capitan Tsubasa
Personaggio: Jun Misugi<< Non dovresti prendere freddo. >>
<< E tu, invece, dovresti essere a casa a riposare, se non sbaglio. >>
La ragazza si imbronciò sentendo quella risposta, e lasciò cadere la sua felpa sulle spalle del giovane calciatore. Mollò con un gesto secco le stampelle sul prato e si sedette al suo fianco, borbottando una maledizione verso quei sostegni che avrebbe dovuto tenere per ben tre settimane. Era un castigo bello e buono, quello.
Alzò lo sguardo sui ragazzi in campo, seguendoli mentre correvano e si allenavano oltre l'orario previsto, diversamente dalle sue compagne di squadra; loro erano andate via poco prima, lasciandole un bell'amaro in bocca. Fosse stato per lei, sarebbero state ancora un bel po' ad allenarsi. Avevano lacune, che col tempo potevano diventare pericolose, e (T/N) non voleva vedere la sua squadra retrocedere nel campionato. Purtroppo per lei, le sue compagne, non avevano mai preso seriamente l'idea di diventare calciatrici a livello agonistico.
(T/N) era innamorata del calcio. E doveva a tutto Jun. Era stato lui, molti anni prima, a farle calciare il primo pallone.
<< Per quanti giorni dovrai tenere quella fascia? >>
<< Un mese buono. >>
Il ragazzo la guardò da sotto le ciglia, studiando il viso contratto in una smorfia di dolore. Da che ne aveva memoria, la sua migliore amica, non aveva mai avuto un infortunio e di conseguenza non era mia stata tutto quel tempo ferma.
<< Ti faranno giocare durante il torneo? >>
<< Dipende dalla ripresa della caviglia. Purtroppo, il medico è stato chiaro. – inspirò, lasciandosi scivolare sul seggiolino della tribuna. – "Si è presa una brutta storta, signorina (T/C). Le sconsiglio di giocare finché la caviglia non si sarò ripresa del tutto, o c'è rischio che lei il campo da calcio lo veda solo più dagli spalti." Simpatico, davvero. Tu, invece? >>
Jun sussultò, con la mente concentrata su di lei, non aspettandosi quella domanda. Scosse la testa, guardando i suoi compagni.
<< Ho poche possibilità. Se tutto va bene, potrei giocare una trentina di minuti, niente di più. >>
La giovane incrociò le braccia al petto. << Non è giusto. >>
Il ragazzo sorrise, un sorriso triste, incrociando a sua volta le braccia al petto.
<< Bisogna accettare la vita per quella che è, (T/N). >>
La guardò con la coda dell'occhio spostarsi e appoggiare la guancia contro il seggiolino di plastica.
<< Beh, la vita dovrebbe farsi un paio di cavoli propri. >> borbottò, prima di venir attirata contro il petto del calciatore.
Si strinse per bene a lui, chiudendo gli occhi, ascoltando il battito del cuore. Non aveva una frequenza veloce ma neanche lenta, sembrava "normale", senza alcun problema. Ciò la fece infuriare e, allo stesso tempo, rattristare. Era colpa sua se Jun non poteva divertirsi come e quando voleva.
<< Vorrei giocare di nuovo contro Ozora. >>
<< Quel ragazzino della Nankatsu, vero? L'amico di Aoba. >>
Annuì, sorridendo. << Sì, è un giocatore fenomenale. Dovresti vederlo di nuovo. È diventato ancora più bravo. >>
La ragazza lo guardò con la coda dell'occhio, trovando nel suo sguardo una luce diversa dal solito. Jun era convinto di quello che aveva appena detto. Giocò con la maglia del castano, annuendo poco dopo.
<< Se dici che Ozora è migliorato, allora sarà bello rivedervi giocare insieme, nel caso dovesse capitare. >>
Non guardò la faccia di Jun, ma seppe con certezza che il ragazzo, in quel momento, stesse sorridendo.Erano poche le cose che non sopportava la ragazza e tra queste c'erano senza alcun dubbio le sue compagne di calcio quando si allenavano con svogliatezza. Sbuffò dalla panchina e guardò con odio la fasciatura chiara. Il dottore le aveva prolungato la terapia, e di conseguenza era slittato il suo rientro in squadra. Non ne poteva più. Voleva ritornare sul campo da calcio e correre dietro al pallone. Niente di più. Eppure, era bloccata lì.
Si alzò e diede un ultimo sguardo al campo da calcio, prima di dargli le spalle e zoppicare verso l'uscita. L'unica cosa positiva erano le stampelle: ne aveva solo più una e, per fortuna, non doveva più chiedere aiuto a tutti.
Si trascinò fino al campo di calcio maschile, cercando la figura di Jun tra i rombi della rete. Si avvicinò, trovandolo quasi subito. Era in mezzo ai suoi compagni, fermo, e stava dando consigli. Lo guardò asciugarsi il sudore sulla fronte mentre continuava a parlare, e si domandò ancora una volta perché tutto quello era successo a lui. Perché con tutte le persone presenti su questo pianeta proprio il suo Jun doveva rinunciare allo sport che tanto amava. Non era giusto.
Si sedette sugli spalti, continuando a guardare la squadra che riprendeva l'allenamento. Jun uscì dal campo e alzò gli occhi su di lei, salutandola poco dopo. La raggiunse, sedendosi al suo fianco. E rimasero lì, tutti e due intenti a contemplare i giocatori.
<< Diventerà la tua migliore amica? >>
<< A quanto pare. >>
Guardarono l'unica stampella superstite, e la ragazza ridacchiò, prima di spingerla sotto il suo sedile.
<< Mia madre mi ha detto che mi sta bene, così imparo a scegliere uno sport pericoloso. - Si guadagnò lo sguardo divertito del ragazzo. - Sai, forse dovresti fare un salto a casa mia. Mio padre ti adora. Stravede per te. Magari potrebbe convertirsi anche mia madre, chi lo sa. O forse è in astinenza. Dopotutto non ti fai vedere da un bel po' di tempo. >>
<< A mia discolpa, non vorrei disturbare. >>
<< Bella scusa, Jun. Tu, in quella casa, sei tutto tranne che di disturbo. Penso che mia madre preferirebbe avere te come figlio, rispetto a me e mio fratello. Riprova con qualcos'altro. E sii più convincente. >>
Si guardarono negli occhi prima di scoppiare a ridere, sovrastando quasi gli schiamazzi dei giocatori. Jun fu più contenuto rispetto alla sua amica, e non perse l'occasione di guardarla. Che fosse di nascosto o evidente, a (T/N) poco importava e questo il ragazzo lo sapeva benissimo. Le scostò una ciocca dalla bocca, e l'attaccante smise di ridere, rimanendo però con un bel sorriso stampato sulle labbra.
<< Dì ai tuoi genitori che ti fermi da me domani sera. >>
<< Va bene. >>Quando aprì la porta di casa sua stava chiacchierando allegramente con Jun. Sua madre sbucò dal corridoio che portava alla cucina e si illuminò vedendo il ragazzo. Gli andò incontro e ci mancò poco che si mettesse a piangere dalla gioia, poi vide lo zaino sulle spalle del ragazzo e incendiò la figlia con un solo sguardo.
<< Potevi avvertire. >>
(T/N) alzò le spalle, lasciando le scarpe nel mobile, facendo cambio con le ciabatte. Cercò quelle per gli ospiti, porgendole poi al ragazzo. << Come se Jun avesse bisogno di essere annunciato. >>
<< Ho una buzzurra, non una figlia... Jun caro, è bello vederti. Non fare caso alle cattive maniere di (T/N). Vuoi un po' di tè? O preferisci qualcos'altro? >>
Il calciatore sorrise, scuotendo la testa.
<< La ringrazio signora (T/C), ma va bene così. >>
La donna sorrise a sua volta, prima di bruciare un'altra volta la figlia e dare le spalle a entrambi.
<< Va bene, caro. (T/N), preparagli il letto di tuo fratello e cambia le lenzuola. Io inizio a pensare per la cena. Non hai preferenze vero? >>
<< No signora. >>
La madre gli sorrise ancora una volta, ritornando in cucina con dei sonori borbottii di sottofondo.
<< Da non crederci. L'hai vista, sì? Un'altra donna. >>
Salì le scale, seguita dal ragazzo e dalla sua risata.
<< Dai non dire così, è una donna a modo, tua madre. >>
Lo guardò con la coda dell'occhio, alzando il sopracciglio in una muta domanda: << "Mi stai prendendo in giro?" >>, proseguendo la camminata verso la stanza che fino all'anno prima condivideva con il fratello maggiore, senza emettere altri suoni.
La stanza non era cambiata. I trofei di (T/N) e del fratello riempivano ancora lo scaffale sopra la scrivania. Lasciò lo zaino sulla sedia libera e seguì con lo sguardo la sua migliore amica lanciare la cartella e buttarsi a peso morto sul suo letto.
<< Dammi due minuti. >>
<< Anche cinque se vuoi. >>
<< Non starai mica usando il sarcasmo con me, Jun? - si alzò con i gomiti, guardando con sfida il ragazzo, prima di ricadere sulle coperte e ridere. - Fai come se fossi a casa tua. >>
Jun si appoggiò con il fianco alla scrivania, continuando a guardarsi attorno. Sul comodino affianco al letto della ragazza c'era una cornice che si ricordava perfettamente. Lì, c'era una loro foto di quando avevano iniziato le elementari. Tutti e due sorridevano mostrando con orgoglio quei buchetti dati dai denti caduti e si tenevano per mano. La palla da calcio era ai loro piedi. A fianco, un'altra cornice con di nuovo i due bambini e il fratello di (T/N), che dietro di loro, li abbracciava a sé.
<< Tuo fratello si trova bene all'università? >>
Fu fatta con spontaneità quella domanda. (T/N) lo guardò e annuì, ritornando poi a guardare il soffitto.
<< Sì, dice che i corsi sono molto interessanti. Ovviamente, non ha smesso di nuotare. >>
<< Non l'avrei mai pensato. - si staccò dalla scrivania, camminando verso il letto della ragazza, sedendosi sul bordo del materasso. - Dopotutto, è sempre stato un campione nel nuoto. >>
Guardarono entrambi lo scaffale delle medaglie, e (T/N) sospirò, sedendosi a sua volta.
<< So che è ancora presto, però, hai già scelto il percorso che seguirai dopo le superiori? >>
Lo vide annuire con la coda dell'occhio. << Vorrei diventare medico e aiutare i ragazzi che come me hanno questa malattia. >>
(T/N) si trovò con gli occhi bagnati. Una lacrima scappò e scese lungo la guancia, prima che lei si asciugasse il volto con la manica della divisa. Diede un leggero pizzicotto al fianco del ragazzo, facendolo sobbalzare, e ridacchiò.
<< Sai Jun, sei proprio un bravo ragazzo. >>
E si sporse oltre la sua figura, lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.Buonasera!
Prima di tutto: come state?
Secondo: Buon anno a tutti❤️
Questa one-shot è stata richiesta da
@-animx-
Ti ringrazio per la richiesta e spero davvero che ti piaccia❤️
Un bacio, Rebe 🧚🏻♀️
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𝖆𝖓𝖎𝖒𝖊 - 𝖈𝖍𝖆𝖗𝖆𝖈𝖙𝖊𝖗𝖘 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
FanfictionVi va di sognare con me ancora per un po'? Seconda parte della racconta di one shot Vi aspetto dentro (っ ◔◡◔) っ ♥ ♥