Capitolo 8

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28 Febbraio

La pace venne firmata. Un giorno di trattative era stato più che sufficiente perché le due parti trovassero un accordo.

I soldati Esfali rimasti nel forte, già provati a causa della piccola sollevazione popolare di Porto Ipatzia, erano stati imbarcati in parte sul brigantino rimasto, che ora faceva vela verso sud, ed in massima parte sulla Mietitrice, arrivata nello stretto il tardo pomeriggio del ventisei, ora intenta ad imbarcare i sopravvissuti.

Nella cabina grande della nave Esfala, fin troppo grande a dirla tutta, Barbaglio aveva firmato l'accordo di pace, che era stato controfirmato dal Cancelliere Mantegna e dal Generale Crocero. Il Maggiore Rigamonti, in quanto unico emissario dell'Alleanza Mercantile presente, aveva a sua volta firmato il documento per conto dei suoi superiori, finanziatori della campagna militare, ed ora stava godendosi la vittoria.

Il Principe di Rialto, nonostante fosse costretto a letto, aveva inviato una serie di messaggi al suo Capitano Generale, autorizzandolo a fare le sue veci negli accordi di pace, così ora Barbaglio stava eseguendo l'ordine che aveva ricevuto, promuovendo Mondini al ruolo di Provveditore delle due Ipatzie. Ora infatti, con il rientro delle isole nella Repubblica, il numero dei Provveditori, cioè i governatori civili e militari delle regioni saliva nuovamente a cinque.

L'Esfalia si impegnava a non tentare di riconquistare le isole, a non disturbare più le spedizioni dell'Alleanza Mercantile o dei mercanti Rialtini, a non attaccare più le loro navi di passaggio vicino alle sue coste, e inoltre autorizzava che due delle banche di Rialto potessero aprire una propria filiale sul suolo Esfalo.

Di contro, la Repubblica di Rialto si sarebbe impegnata a non tentare ulteriori espansioni territoriali ai danni dell'Esfalia e ad aprire con essa delle nuove rotte che permettessero dei profiqui rapporti commerciali. Inoltre aveva accettato di non chiedere agli sconfitti alcun danno per la guerra precedente, limitandosi a rientrare in possesso delle terre perdute. L'Alleanza Mercantile aveva dovuto accettare di non aumentare le imposte per i prodotti di importazione Esfali, a patto che l'Esfalia le permettesse di commerciare con la luminite che stavano estraendo sul continente.

Questo avrebbe permesso anche ai mercanti Esfali di fare buoni affari, ed era perciò un pretesto sufficiente per giustificare il ritiro delle truppe da quella colonia. Insomma era stato un accordo dal quale tutti potevano potenzialmente guadagnarci, perciò era stato redatto e firmato in relativamente poco tempo.

Mondini si sarebbe insediato nel forte di Porto Ipatzia: sulla torre avevano già riordinato il suo nuovo ufficio, mentre la maggior parte delle truppe che erano state impegnate nella campagna sarebbe rientrata a casa.

Il reggimento costituito dai volontari che avevano scelto di diventare la nuova guarnigione delle isole, ricostituito dopo quasi cinque anni dal suo scioglimento e riconoscibile per la sua divisa coi risvolti rossi, avrebbe presto ultimato il suo insediamento nelle piazzeforti.

Le sei compagnie dell'unico battaglione che componeva quel reggimento, vennero perciò divise: due avrebbero costituito la guarnigione di Castel di Baia, anche se da essa si sarebbe staccato stabilmente un piccolo contingente di venti soldati, che avrebbero costituito la guarnigione di Faro Minore.

La compagnia già posta di guardia a Faro Maggiore sarebbe rimasta dov'era. La caserma locale era stata notevolmente espansa sotto il controllo Esfalo, ma nessuno pensò che fosse necessario aumentarne il numero degli occupanti. La popolazione era in maggioranza favorevole al controllo Rialtino, quindi non sarebbero servite molte truppe per garantire l'ordine pubblico ma, in caso di necessità, il nuovo Provveditore avrebbe personalmente provveduto ad arruolarne altre.

LA GUERRA DELLE IPATZIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora