Capitolo 4 (Parte 2)

47 5 50
                                    


-Si allontanano.- l'urlo del soldato era riferito alla Caradonna, che dopo aver disalberato la Pantera, anziché continuare a battersi aveva preferito darsi alla fuga.

Ora su quella spiaggia erano rimaste trecentosedici persone in tutto: duecentonovantadue soldati disarmati, ventitré marinai giunti a terra a nuoto (che ancora erano troppo stanchi anche solo per parlare) e il Colonnello Biscardi. Egli, solo in quel momento si era reso conto di avere ancora la sua sciabola appesa al fianco: cosa che faceva di lui il solo ad essere armato tra i presenti. Altro fattore non proprio rassicurante.

L'ufficiale si sfilò dal taschino il suo orologio: per fortuna non si era rotto. Era l'una e mezza del pomeriggio. La battaglia era iniziata verso le otto: ormai lo scontro era finito, e loro avevano perso. Avevano perso, e quindi non potevano restare lì. Una delle navi nemiche avrebbe potuto vederli sulla spiaggia ed iniziare a cannoneggiarli: era necessario perciò raggiungere la città il più in fretta possibile.

Lì avrebbero potuto avere cibo, un riparo, e magari delle nuove armi. Con loro a supporto la guarnigione del forte di Porto Ipatzia sarebbe stata abbastanza numerosa da poter respingere qualunque attacco da parte dei Rialtini: forse avevano perso questa battaglia, ma la guerra era ancora aperta.

-Cerchiamo di metterci in marcia.- ordinò ad un gruppo di soldati che parevano aver recuperato le forze. -Dobbiamo lasciare questa spiaggia. Se almeno una parte di noi riesce ad arrivare alla città, poi potremo mandare dei carri a recuperare i feriti.- parlò ad alta voce in modo che tutti lo potessero sentire. -So che siamo stanchi, ma restare qui ci condannerebbe a morte: prima che faccia buio almeno alcuni di noi devono arrivare al forte per chiedere aiuto. Chi se la sente?-

Alcuni soldati, anche se di malavoglia, alzarono la mano. Altri dopo un po' li imitarono: una quarantina in tutto. Potevano bastare.

-Bene, allora facciamo così: io e questi volontari ci avvieremo lungo la strada fino a Porto Ipatzia, una volta là vi manderemo qualcuno per aiutarvi. Voi cercate di spostarvi in una posizione dalla quale le navi non vi possano vedere, ma non allontanatevi troppo da qui. Dobbiamo potervi ritrovare facilmente. Tutto chiaro?-

Alcuni soldati, guardando nella sua direzione, fecero uno sguardo terrorizzato.

Sorpreso, il Colonnello ebbe appena il tempo di dire: -Che succe...- che un colpo di pistola gli trapassò la scatola cranica, ed il suo corpo si accasciò sulla sabbia.

Alle sue spalle, in testa ai suoi uomini, il Capitano di Vascello Caminetti era arrivato alla spiaggia ed, armato fino ai denti, decise di concedere al suo equipaggio un po' di svago, urlando: -Carica!-


*


-Ordini, Generale?- il cassero della Leonessa era affollato di ufficiali che interpellavano il loro superiore, che non sembrava particolarmente soddisfatto del risultato della battaglia. Avevano certamente vinto, grazie all'azione di incendio della Bellabarba, ma non certo ad un prezzo basso.

-Fate rimorchiare la Pantera fino a Castel di Baia dalla Scirocco, lì potrà ricevere un raddobbo.- ordinò mettendosi a sedere sulla panca di poppa. -Poi segnalate a Lorenzo...pardon, alla Ladra di anime di seguire subito la Caradonna, mantenendosi però a distanza: voglio che scopra se sta scappando o se vuole solo tirare il fiato. Ditegli di lasciar perdere quel brigantino con cui è impegnata: ci penserà la Saetta a catturarlo.-

-Sissignore!- obbedirono gli addetti ai segnali, iniziando a preparare le bandiere per le comunicazioni tra le navi.

-Preparate una squadra di soccorso per la Libeccio. Cerchiamo di rimetterla in mare e scopriamo perché il suo equipaggio l'ha abbandonata. Nel frattempo...- si interruppe, notando una piccola scialuppa che veniva nella loro direzione con un ragazzino che agitava le braccia per farsi notare. -Nel frattempo accogliamo a bordo i nostri eroi del giorno.-

LA GUERRA DELLE IPATZIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora