Continuai a ballare con Taylor fin quando non vidi Ethan trascinare Emy al piano di sopra. Mi insospettì quando vidi l'espressione incazzata del mio amico mentre la portava via dalla folla, poche volte lo avevo visto davvero arrabbiato, quella sera era una di quelle. Mi staccai dal corpo della ragazza con me e mi diressi anch'io al piano superiore, aprì tutte le porte, fin quando non arrivai in fondo al corridoio e sentì un urlo provenire da una camera. "Emy?!" la chiamai. Cercai di aprire la porta, ma era chiusa a chiave, sbattei i pugni sulla superficie in legno e continuai ad urlare il suo nome fin quando la voce di Ethan non rispose al posto suo: "Va tutto bene amico, puoi andare, ci stiamo solo divertendo un po'." Mi si raggelò il sangue, in che modo si stanno divertendo? Diedi un altro pugno. "Apri questa cazzo di porta Ethan o la butto giù, non farmi incazzare!" Lo sentì sbuffare dall'altra parte della porta e girò la chiave, quando finalmente la aprì la spinsi ed entrai nella stanza, il mio cuore perse un battito. Emily era girata con la faccia al muro, gli occhi rossi per via delle lacrime e il vestito alzato, spostai lo sguardo verso Ethan e sentì la rabbia pervadere il mio corpo, mi avvicinai a lui con lunghe falcate e lo afferrai per il colletto della camicia. "Cosa cazzo le hai fatto? L'hai toccata?" gli sbraitai addosso. "Tu ti diverti con lei e io non posso?" Mi rispose con voce beffarda e un sorriso che mi fece infuriare ancor di più, alzai il pugno e glielo piantai in pieno volto facendogli perdere l'equilibrio, fece per controbattere ma lo colpì un'altra volta e un'altra ancora. A lei non succederà ciò che è successo a me. "Alan..." La voce di Emily mi fece fermare di botto e mi girai verso di lei. "Portami via ti prego." La sua voce era rotta per via dei singhiozzi, il suo corpo tremava dalla paura, vederla così mi devastava. Annuì e le presi con cautela la mano, lasciai Ethan lì e la portavi via. Attraversammo la sala piena di persone e andammo verso la mia auto, le aprì la portiera ma non entrò, si fiondò tra le mie braccia e iniziò a piangere di nuovo, la strinsi a me e le accarezzai le onde nere che le ricadevano sulla schiena. "Grazie." Sussurrò e continuai ad accarezzarle la schiena fin quando non parlò di nuovo. "Allora dietro quel ragazzo stronzo e scorbutico c'è anche un ragazzo buono" questa volta la sua voce sembrava essere più tranquilla, non stava più piangendo. "Già, forse sono anche un bravo ragazzo" ridacchiai continuando ad accarezzarle la schiena.
Arrivati al campus la accompagnai nella stanza del suo dormitorio, mi assicurai che stesse bene, dopodiché la salutai e mi diressi verso l'uscita. Una mano calda afferrò il mio braccio e mi girai indietro, Emy mi stava guardando con i suoi grandi occhi: "Per favore, resta qui" sembrava quasi una supplica. "Non voglio stare sola sta notte, Mary non tornerà a casa." Annuì e richiusi la porta alle mie spalle, lei si accomodò sul bordo del suo letto immacolato e continuò a scrutarmi in tutta la mia altezza, afferrò la mia mano e ci fece dei piccoli cerchi con il pollice. In altre circostanze probabilmente le sarei saltata addosso, era bellissima con le guance arrossate e i capelli spettinati ma non potevo, non dopo quello che poco prima le era successo, ma con la mano ancora sulla mia mi diede un piccolo strattone e mi invitò a sedermi accanto a lei, la accontentai. "Non so davvero come ringraziarti, se non ci fossi stato tu non oso immaginare cosa mi sarebbe successo...davvero, grazie." Negai col capo. "Te l'ho già detto, non devi ringraziar..." Non feci in tempo a finire la frase che le sue soffici labbra si posarono sulle mie in un caldo e delicato bacio. Le affondai le dita tra i capelli e la avvicinai ancor di più a me, il suo profumo di cocco e vaniglia mi inebriò i sensi talmente tanto da farmi mancare il respiro. Mi staccai da lei per riprendere fiato. "Non devi farlo solo perché ti ho salvata principessa." Le accarezzai dolcemente la guancia. "Non lo faccio per ringraziarti, l'ho sempre voluto fare da quella sera che sei venuto in camera mia." Quella risposta mi lasciò senza parole, ho sempre pensato di starle sul cazzo e che fosse uscita con Ethan perché non volesse avere niente a che fare con me, non che volesse addirittura baciarmi. "Non posso essere il tuo principe azzurro Emy, non posso rovinare anche te" mi allontanai da lei. "Rovinarmi? Perché?" Questa volta indietreggiò lei, sembrava le avessi trafitto il cuore con una spada, ma non mentivo, non potevo. "Io le conosco quelle come te, aspettate il gesto eroico e vi innamorate ma io non posso, non voglio che tu ti innamori di me Emily, non cerco una persona a cui legarmi, io vado alle feste e mi scopo la prima che mi da attenzioni." Feci per alzarmi ma lei riprese a parlare. "Io...io non cerco il principe azzurro, voglio che mi scopi Alan." Stava mentendo, più che a me, a se stessa. Sapevo benissimo che lo stava dicendo per tenermi li con lei, ne ero consapevole. "Non dire stronzate Emy!" Mi diressi di nuovo verso la porta, poi mi voltai con uno scatto verso di lei e continuai a parlare. "Davvero pensi che per me non sarebbe facile saltarti addosso e scoparti? Entrarti dentro talmente affondo da farti mancare il respiro, farti sentire la presenza del mio cazzo per i prossimi giorni, pensi io non voglia questo?" La vidi fare un sussulto. "Certo che lo vorrei cazzo, ma c'è una parte di me che sa che se ora vengo a letto con te, tu ti affezionerai e ogni giorno che passa pretenderai sempre di più. Io quel di più non posso dartelo." "Perché?" La guardai dritta nei suoi bellissimi occhi che in quel momento sembravano spenti, mi avvicinai a lei e le alzai il mento per guardarli meglio. "Non so amare Emy, non so cosa sia l'amore, nessuno me l'ha mai insegnato." "In questo momento non voglio amore, voglio che tu mi faccia dimenticare di sta sera." Passò le mani sul mio addome fino ad arrivare al torace ampio e muscoloso, si alzò sulla punta dei piedi e mi stampò un bacio sulle labbra. "Ti prego Alan..." mi diede un altro bacio. "Una sera." Un altro ancora. Appoggiai il palmo della mia mano sulla sua guancia accarezzandole la pelle arrossata con delicatezza, come se fosse il fiore più fragile sulla terra, le baciai la fronte, poi la guancia sinistra, la punta del naso, la guancia destra, le esaminai il viso con i miei baci. Quanto avrei voluto fare la stessa cosa sul suo corpo, l'avrei venerata come nessuno ha mai fatto. "Una sera" le sussurrai. Lei annuì. Portai le mani su i suoi fianchi, feci aderire il suo corpo al mio e mi fiondai sulla sua bocca, ma non la baciai con foga, cercai di godermi ogni instante in cui le sue labbra erano a contatto con le mie. Ricambiò il bacio quasi con timidezza, come se la spavalderia che aveva dimostrato poco prima cercando di convincermi, fosse sparita. Le accarezzai i capelli e la feci indietreggiare verso il suo letto, la feci sdraiare e mi posizionai su di lei continuando a far intrecciare la mia lingua con la sua. Passai le mani sulle sue cosce lasciate scoperte, le infilai sotto al vestito e risalì lungo i suoi fianchi percorrendo ogni sua curva. La sentì rabbrividire quando le mie dita si posarono sul suo seno nudo e lo strinsi leggermente provocandole un gemito. Mi staccai da lei, volevo ammirarla mentre reagiva al mio tocco. La vidi riprendere fiato, ma a me il fiato mancava perché non avevo più le sue labbra sulle mie, in quel momento era diventata il mio ossigeno. Sfilai il suo vestito e lo gettai sul pavimento, osservai il suo corpo nudo sotto di me e la mia erezione si fece dura come il marmo. Le iniziai a baciare ogni centimetro di pelle, arrivai fino all'elastico delle sue mutandine e alzai lo sguardo in cerca di consenso. Lei me lo diede con un accenno quasi impercettibile. Gliele tolsi lentamente, divincolò i fianchi come un invito per farmi sbrigare, era impaziente, ma io l'avrei venerata davvero. Afferrai le sue cosce tra i palmi e le divaricai, le lasciai una scia di baci sul ponte di venere e alzò il bacino per venirmi incontro, ridacchiai facendola sussultare. "Non essere così impaziente, lasciami fare." Non le diedi il tempo di rispondere che la mia faccia era già tra le sue gambe, le leccai il sesso e la sentì ansimare ogni volta che la mia lingua toccava la sua figa. "Cazzo quanto sei bagnata." Le succhiai il clitoride infilando due dita nella sua intimità iniziando a muoverle dentro e fuori, strinse i miei capelli tra le mani, gemette forte e spinse il bacino verso la mia bocca per averne di più. Continuai finché il suo corpo iniziò a tremare e venne sulla mia labbra.
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Lost in you
Teen FictionEmily si è trasferita da poco in California per studiare alla prestigiosa università di Stanford, decidendo a 18 anni di lasciare la famiglia e gli amici a Seattle. È una ragazza molto riservata e spesso preferisce vivere la vita dei personaggi dei...