17. Emily

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La mattina seguente, il 12 novembre, mi svegliai ancora una volta con Alan accanto. Dopo aver finito di guardare il film ci eravamo addormentati uno nelle braccia dell'altro e il senso di protezione che mi invadeva quando ero con lui mi faceva stare bene, ma bene davvero.
Il suo cellulare continuava a vibrare sul comodino e ciò mi rendeva alquanto curiosa. Chi sa chi lo stava cercando, era importante?
Mi allungai verso il comodino e sbirciai sullo schermo illuminato pieno di notifiche.
Erano messaggi di auguri da parte dei suoi compagnia di squadra e da parte di qualche ragazza della scuola. Era il suo compleanno e io non ne sapevo niente.
Sentì il materasso sotto di me muoversi e la sua mano mi afferrò il braccio e mi tirò sopra di se. "Che fai? Spii i messaggi?" La voce rauca di Alan al mattino mi smuoveva sempre qualcosa dentro, mi risvegliava uno sciame di farfalle che dallo stomaco arrivano fino in gola e mi mozzavano il fiato. "Perché non mi hai detto che è il tuo compleanno?" Le sue iridi azzurre si scurirono, diventando buie e glaciali come ogni volta che alzava un muro nei miei confronti. Il suo corpo si irrigidì e mi rispose secco, con nessuna emozione. "Perché non è una cosa importate." Gli spostai i capelli che gli ricadevano sulla fronte. "Si che lo è."
Qualcosa dentro di lui si riscosse, mi scansò la mano e mi fece scendere dal suo corpo lasciandomi un vuoto. Il suo calore si trasformò in una tempesta di vento e la serenità che ci aveva avvolto la sera prima, scomparve come un bel ricordo.
"Non ne voglio parlare." Sfilò il pacchetto di Winston Blue dalla tasca della giacca in pelle e si diresse verso il piccolo balcone che affacciava sul cortile del campus. Accese una sigaretta e prese una boccata di fumo che buttò fuori in uno sbuffo. "È un giorno importate, compi 22 anni." Mi alzai e andai da lui. "Ho detto che non ne voglio parlare, cazzo." Alzò la voce provocandomi un leggero spavento e di riflesso indietreggiai allontanandomi. Sospirò sonoramente e spense il mozzicone per poi gettarlo nel posacenere. "Mi dispiace, ora devo andare."
Raccolse le sue cose in giro per la mia stanza, indossò il chiodo di pelle e si diresse verso la porta. Se ne andò senza rivolgermi una parola, rapido come un fulmine che colpisce il suolo.

Qualche ora dopo, per pranzo, mi ritrovai seduta ad uno dei tavoli della mensa assiema a Kyle e a Mary. Di Alan non avevo notizie da quella mattina, non lo avevo visto a lezione, tantomeno in giro per i corridoi. All'appello mancavano anche Ethan e Taylor, ma non ci facemmo domande. Nell'ultimo periodo passavano spesso le pause assieme, soprattutto da quando Alan si era allontanato da entrambi.
Mi misi a giocare con la forchetta all'interno del piatto vuoto, facendo tintinnare il metallo sulla ceramica. "Kyle, tu e Alan vi conoscete da parecchio tempo, giusto?" Mandò giù il boccone e annuì. "Si, perché?" Lasciai la forchetta nel vassoio e incrociai le braccia al petto. "Oggi è il suo compleanno." "Lo so, dove vuoi arrivare?"
Sorseggiai un po' d'acqua e continuai a parlare. "Sta mattina mi ha dato l'impressione di non amare particolarmente questo giorno, tu ne sai qualcosa?"
Lo vidi sbarrare leggermente gli occhi e lasciarsi andare sullo schienale in plastica della sedia. "Si, diciamo che non è il suo giorno preferito, ma non posso dirti altro."
Non indagai oltre, se un giorno avessi saputo il motivo, me lo avrebbe raccontato Alan, non qualcun altro. Ma ebbi l'esigenza di rendergli quella giornata un po' meno pensante. "Perché non organizziamo una festa?" Mary sobbalzò dalla sedia. "Tu che organizzi una festa? Cos'è stato della ragazza che ho conosciuto ad inizio anno?"
Con quella domanda mi fece riflettere. Era vero che in questi mesi ero cambiata, avevo smesso di stare per conto mio e di passare le giornate solo sui libri. Mi ero creata una vita al di fuori delle pagine che leggevo. "Si, voglio organizzare una festa." Riordinai tutto sul vassoio e mi alzai seguita dai miei amici. "Sta sera, alla confraternita. Non sarà una vera e propria festa di compleanno. Niente striscioni o la canzone dei 'tanti auguri', magari un buffet e qualche pasticcino, tanta musica e tanto divertimento." Mary batté le mani entusiasta, ma sul volto di Kyle vidi una certa titubanza nei riguardi della mia proposta. "Non lo so Emy..." "Dai Kyle, tesoro, ci divertiremo." La mia coinquilina si avvinghiò al corpo del suo ragazzo e sfoggiò il suo sguardo da cerbiatta. "Mhh...okay, d'accordo. Una festa qualunque, non voglio che si accenni a nessun compleanno."
Io e la mia amica ci scambiammo uno sguardo complice, dopodiché iniziammo a saltellare entusiasta e così facendo attirammo l'attenzione degli altri studenti su di noi. Ma non mi interessava, stavo per organizzare la mia prima festa e per giunta, per una persona a cui tenevo.

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