L'ansia del primo giorno. Quell'emozione talmente forte che sarebbe capace di rendere anche uno dei momenti più belli, il più disastroso di tutti. Perché l'ansia deve arrivare all'improvviso e rendermi tutto più difficile? Perché deve farmi dubitare di me stessa e delle mie qualità? Queste erano le domande che ponevo a me stessa ogni volta che dovevo affrontare un primo giorno. In fondo se mi trovavo li era perché me lo sono meritata, no?
Luis sarebbe arrivato da un momento all'altro. Mi aveva fatto il favore di passarmi a prendere per andare a lavoro insieme, in modo da alleggerirmi l'entrata in ufficio. Arrivare in un ambiente nuovo con qualcuno che si conosce già è un po' come andare in battaglia con un soldato fidato. Forse sarò sembrata esagerata con la similitudine, ma prevenire è meglio di curare, non credete?
Al suono della sveglia mi fiondai giù dal letto e corsi in bagno per prepararmi; mi feci una doccia veloce e dopodiché lavai i denti e sistemai i miei capelli di uno chignon basso e ben sistemato. Truccai i miei occhi con del mascara, misi un po' di blush sulle guance e idratai le labbra con un gloss trasparente. Infine indossai un completo formato da una camicetta bianca, una gonna nera lunga poco più sotto del ginocchio e una giacca del medesimo colore. Mancavano solo le décolleté quando sentì suonare il campanello, doveva essere Luis.
Mi diressi all'entrata e aprì la porta trovandomi davanti il mio collegava vestito di tutto punto. La giacca elegante gli fasciava le spalle larghe e i pantaloni gli fasciavano perfettamente le gambe lunghe. Quando riportai lo sguardo sul suo viso notai la cravatta color pugna con le paperelle e sorrisi «Bella cravatta!» mi spostai per farlo entrare nel mio appartamento. «Grazie, è la cravatta del primo giorno. L'ho indossata la prima volta che ho messo piede in ufficio e devo dire che mi ha portato fortuna. Magari ne porterà anche a te.» mi sorrise a sua volta. «È un gesto molto carino, grazie.» «Figurati, ho portato anche la colazione: caffè e cornetti appena sfornati.»
Portai lo sguardo sul tavolo e notai i due caffè fumanti. L'odore mi inebriò le narici e improvvisamente una sensazione di fame raggiunse il mio stomaco. Ero talmente agitata che anche il cibo passò in secondo piano, ma la presenza di Luis fu in grado di farmi pensare ad altro che non fosse il tirocinio.
Lo vidi controllare l'orologio «Beh, ci toccherà mangiare in macchina. Si sta facendo tardi.» strabuzzai gli occhi e corsi ad infilare le scarpe col tacco che avevo preparato accanto alla porta e presi la mia borsa sul divano «Sono pronta!» «Lo vedo, andiamo»
Riprese la colazione lasciata sul tavolo e si diresse verso l'uscita, mentre io mi controllavo per l'ultima volta allo specchio. Volevo che fosse tutto perfetto quel giorno, a partire da me. «Sei bellissima, farai un'ottima impressione»
Annuì sorridendogli e finalmente mi decisi ad uscire di casa. Ci recammo alla sua auto, un Suv BMW blu scuro e partimmo verso l'ufficio. Sorseggiai il mio caffè ormai tiepido e presi qualche morso del cornetto alla marmellata che Luis aveva comprato per me e osservai la strada scorrere fuori dal finestrino. Qualche istante dopo il cellulare prese a suonare e il nome di Alan comparve sullo schermo. Risposi al secondo squillo e quando sentì la sua voce le mie labbra si curvarono all'insù istintivamente. «Buongiorno, principessa. Sei già a lavoro?» «Buongiorno anche a te. Sono in macchina, Luis si è offerto di passarmi a prendere per non farmi arrivare da sola il primo giorno.» Un ringhio infastidito mi raggiunse l'orecchio dall'altro capo del telefono. Era infastidito, ormai avevo imparato a conoscerlo. «Sta sera hai la partita. Mi dispiace non esserci.» «Non preoccuparti, sappi solo che ogni gol che farò sarà dedicato a te, sempre.» Un sorriso spontaneo si dipinse sul mio viso e desiderai ardentemente di essere stretta tra le sue braccia. Non ci vedevamo da soltanto un gioco, ma la sua costante presenza nelle mie giornate ormai era diventata essenziale. «Sta sera me li racconterai allora» «Vorrei non ci fosse un telefono a separarci.» «Alan, stai bene? Hai mangiato pane e dolcezza sta mattina?» Mi scappò una risatina, per me non era ancora diventata un'abitudine sentirgli dire queste cose. «Se preferisci torno ad essere lo stronzo menefreghista che hai conosciuto ad Agosto. Inizio a pensare che ti piacesse essere trattata male da me.» Sorrisi. Quel suo nuovo lato mi piaceva parecchio, anche se l'ho sempre apprezzato anche prima, quando era semplicemente se stesso e a detta sua, un vero stronzo. Beh, forse un po' è vero. «No, apprezzo molto questo tuo lato...» feci una pausa e quando ripresi a parlare sussurrai «...romantico.» Lo sentì ridere. «Perché l'hai sussurrato?» «Pensavo che volessi mantenere il segreto. Non sia mai che si venisse a sapere in giro che Alan Scorbutico Keller si è sciolto al romanticismo.» «Hai ragione. Ho una reputazione da stronzo playboy da mantenere. Nessuno deve sapere che sono impegnato.» Feci una pausa, la risposta che ero pronta a dargli si sgretolò sulla punta della lingua, ancor prima di uscire. Impegnato? Era impegnato con me? Voleva dire questo? «Impegnato? Cosa vuol dire?» Come potevo non essere stupita da quell'affermazione? Sapevo benissimo che Alan non voleva impegnarsi, non voleva una relazione fatta di legami e etichette. «Vuol dire ciò che ho detto. Sono impegnato.» Prima ancora che potessi rispondere, la mano di Luis entrò nella mia visuale e mi fece cenno verso un edificio. Era un chiaro gesto per frami capire che eravamo arrivati e che era il momento di chiudere la conversazione con Alan. Ero talmente persa a parlare con lui che mi ero dimenticata della presenza del mio nuovo collega. Avrà sicuramente pensato che non fossi una buona compagnia in quel momento. «Beh... io ora devo andare, sono arrivata. Ci sentiamo sta sera, d'accordo?» «Certo principessa, quando vorrai sarò qui ad aspettarti.» Sorrisi e dopo averlo salutato riposi il cellulare in borsa e feci un respiro profondo. L'ansia che sembrava apparentemente sparita durante la telefonata con Alan, era immediatamente tornata a farmi visita. Le mani iniziarono a sudare e il cuore iniziò ad andare talmente veloce che temetti che mi avrebbe sfondato il petto da un momento all'altro. Lo sportello alla mia destra si aprì, rivelando la figura slanciata di Luis ad attendermi. Feci un respiro profondo e mi convinsi finalmente a scendere dalla BMW. «Sei pronta?» Luis mi porse la mano e la afferrai un po' titubante. La mia testa e il mio corpo stava urlando di "no" in almeno venti lingue differenti. Sarei voluta scappare e correre il più lontano possibile. Ma il mio cuore, in un sussurro flebile e quasi impercettibile dietro le urla dell'ansia, mi diceva che era ciò che ho sempre desiderato, che me lo meritavo. E allora annuì. «Si, sono pronta. Andiamo.» «Andrà benissimo, non devi preoccuparti.» «Lo spero, davvero.» Mi scortò all'interno del palazzo moderno ed entrammo nell'ascensore. Lo vidi schiacciare il bottone del quinto piano e osservai i led illuminarsi ogni volta che ne raggiungevamo uno. Quando arrivammo al piano selezionato, seguì Luis verso l'entrata e quando aprì la porta per me fu come se avessi appena scoperto un lunapark per bambini. Donne e uomini di svariate età erano occupati in mansioni diverse: chi stampava documenti, chi digitava sulla tastiera del proprio computer senza sosta, chi decideva la copertina del nuovo giornale e chi scriveva appunti sul proprio taccuino. Ogni persona in questo studio lavorava senza sosta e in quel momento capì perché il Los Angeles Time era la miglior testata giornalistica dello stato. «Da questa parte, Margaret ti sta aspettando nel suo ufficio.» Margaret Backer, la donna più cazzuta nell'ambito giornalistico e più chiacchierata degli ultimi tempi. Ho sempre ammirato questa donna, l'ho sempre presa come punto di riferimento nonostante non la conoscessi dal vivo. Il mio collega bussò alla porta e la aprì poco dopo, quando un "avanti" si sentì in modo ovattato dalla parte opposta. Entrò per primo e subito dopo mi fece cenno di entrare. Lo assecondai e sorrisi appena il mio sguardo si incrociò con quello della giovane donna in carriera che avevo davanti. Il corpo di Margaret era fasciato da un vestito a tubino beige e ai piedi indossava delle Louboutin vertiginose che slanciavano ulteriormente le sue gambe lunghe. I capelli lunghi e di un biondo caldo le scendevano lungo le spalle e il viso era truccato in modo naturale. Mi rivolse anche lei un sorriso e mi porse la mano come gesto di saluto. «Ciao Emily, io sono Margaret Baker, la direttrice di questo posto. Sono lieta di averti qui, ho sentito molto parlare di te e delle tue doti nella scrittura.» Afferrai la sua mano in modo deciso, cosicché la mia agitazione non trasparisse anche dai miei gesti, ma subito dopo aver sentito quelle parole, il mio corpo si rilassò e il peso che prima avevo sullo stomaco svanì quasi del tutto. Margaret sapeva chi io fossi e apprezzava il mio lavoro. «Per me è un immenso piacere conoscerla. Mi è sempre stata di grande ispirazione.» «Ti prego Emily, dammi del tu. Ho pur sempre trentadue anni, non sono ancora così vecchia.» Si mise a ridere e mi fece cenno di seguirla alla scrivania. Ricambiai con un sorriso timido e mi accomodai di fronte a lei. Avrei potuto scommettere milioni di dollari sulle mie guance paonazze. «Allora, questi sono i documenti da firmare per l'inizio del tirocinio. Sono una sorta di assicurazione sul lavoro e certificheranno la tua presenza qui. Mi occuperò io stessa di inviarli in segreteria alla Stanford.» Mi porse una penna e iniziai a compilare i moduli con le mie generalità e infine lo firmai. Margaret fece lo stesso e ripose i documenti all'interno di una cartelletta trasparente. «Bene. Ora che la parte noiosa è giunta al termine, Luis ti farà vedere dov'è la tua scrivania. Li troverai un bloc-notes con scritte le mansioni della giornata. Se non capisci qualcosa non esitare a chiedere a me o a Luis.»
STAI LEGGENDO
Lost in you
Ficção AdolescenteEmily si è trasferita da poco in California per studiare alla prestigiosa università di Stanford, decidendo a 18 anni di lasciare la famiglia e gli amici a Seattle. È una ragazza molto riservata e spesso preferisce vivere la vita dei personaggi dei...